Ramón Jacques
Come parte integrante dei festeggiamenti della 38° edizione del Festival Internazionale Cervantino (che prende il nome da Miguel de Cervantes Saavedra, la massimo figura della letteratura spagnola, autore del celebre Don Chisciotte de la Mancia) che si realizza nell’antica città di Guanajuato in Messico in occasione del 107° anniversario dell’inaugurazione del Teatro Juarez, sede principale del Festival, si è offerto un concerto di Gala con il gruppo francese L’Arpeggiata accompagnato dal controtenore Philippe Jaroussky, in un serie di pezzi che si trovano anche contenuti nel CD di successo “Teatro d’Amore” Il programma era incentrato sulla musica italiana e napoletana del XVII secolo, in particolar modo Monteverdi. Le esecuzioni musicali de L’Arpeggiata proponevano un nuovo stile nella interpretazione strumentale e nel canto, incorporando diverse influenze e ritmi provenienti dalla musica folcloristica (celtica, araba, spagnola e sefardita). Non potevano mancare, com è d’uso, le improvvisazioni sulle opere sia di compositori conosciuti che anonimi. Christina Pluhar alla tiorba dirigeva un gruppo di musicisti eccezionali: Doron Sherwin con la sua esuberante cornetta e Veronika Skuplik con un violino barocco incandescente si amalgamavano perfettamente agli altri strumenti come la chitarra barocca, il clavicembalo, le percussioni, per una timbrica sempre affascinante e seduttiva, come nel ritornello da l’Orfeo e nelle improvvisazioni delle tarantelle napoletane o ancora nella Ciaccona di Antonio Bertali con le sue abbondanti percussioni, e anche ne l’Arpeggiata di Girolamo Kapsberger e soprattutto nella splendida versione della Ciaccona di Maurizio Cazzati, leggera e emozionante. L’attenzione si concentrava però sulla carismatica figura di Philippe Jarouskky il controtenore francese che è stato accolto come una star della musica pop e che per canto, gestualità e grazia scenica ha saputo instaurare una contatto costante con il pubblico. La voce di Jaroussky trasmette qualità come la flessibilità, la nitidezza, una buona dizione, un colore scuro e una notevolae capacità nella resa dei pianissimi. Tutte le sue interpretazione sono state eccellenti, ma soprattutto nei brani di Monteverdi, come nel madrigale Ohimè ch’io cado e nel Laudate Dominum o nell’Eraclito amoroso di Barbara Strozzi, evidenziando una totale identificazione con l’ensemble musicale. Alla fine tanti applausi e molti bis, tra i quali una versione spiritosa e jazzistica del monteverdiano Ohimè ch’io cado e brani messicani cantati con ottima dizione spagnola.
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