Ramón Jacques
La Sinfonietta di Losanna, l’orchestra giovanile della Svizzera Romanda (e una delle due compagini sinfoniche che partecipano alla stagione lirica del teatro locale) ha offerto all’interno della propria stagione concertistica un Gala operistico basato sul repertorio italiano e russo. Sotto la convincente bacchetta del maestro francese Emmanuel Joel-Hornak si sono potute ascoltare due emozionanti Ouverture, Russlan e Ludmilla di Glinka e la Forza del Destino di Verdi, nella quali si evidenziava la compattezza, la sincronia, l’agilità del complesso elvetico che sapeva così creare una cifra musicale appropriata per l’esecuzione delle arie cantate dai solisti. Primo invitato il basso russo Askar Abdrazakov che ha dispiegato una voce potente, limpida, di colore scuro adatta ad interpretare la patetica aria Ves Tabor Spit di Aleko (Rachmaninov) e l’intenso Monologo di Boris Godunov (Mussorgsky). L’attenzione principale della serata era però rivotta al soprano Maria Guleghina, che ha dispiegato passione e impulsività in Il sera bientôt minuit dalla Dama di Picche e in Adieu forets dalla Pulzella d’Orleans entrambi lavori di Tchaikovsky, L’intensità saliva di tono nelle due arie italiane eseguite a Askar Abdrazakov, Ella giammai m’amo dal Don Carlos di Verdi e nella diabólica Son lo spirito che nega dal Mefistofele di Boito. Da parte sua la Guleghina mostrava omogeneità di emissione in Un bel dì vedremo dalla Butterfly ed espressività, impeto e ampia proiezione vocale in Nel di della vittoria / Or tutti sorgete dal Macbeth di Verdi, suscitando, quest’ultima, un’ovazione spontanea da parte del pubblico alla quale i due artisti rispondevano con la proposta di due bis La calunnia dal Barbiere di Siviglia e O mio babbino caro dal Gianni Schicchi.
La Sinfonietta di Losanna, l’orchestra giovanile della Svizzera Romanda (e una delle due compagini sinfoniche che partecipano alla stagione lirica del teatro locale) ha offerto all’interno della propria stagione concertistica un Gala operistico basato sul repertorio italiano e russo. Sotto la convincente bacchetta del maestro francese Emmanuel Joel-Hornak si sono potute ascoltare due emozionanti Ouverture, Russlan e Ludmilla di Glinka e la Forza del Destino di Verdi, nella quali si evidenziava la compattezza, la sincronia, l’agilità del complesso elvetico che sapeva così creare una cifra musicale appropriata per l’esecuzione delle arie cantate dai solisti. Primo invitato il basso russo Askar Abdrazakov che ha dispiegato una voce potente, limpida, di colore scuro adatta ad interpretare la patetica aria Ves Tabor Spit di Aleko (Rachmaninov) e l’intenso Monologo di Boris Godunov (Mussorgsky). L’attenzione principale della serata era però rivotta al soprano Maria Guleghina, che ha dispiegato passione e impulsività in Il sera bientôt minuit dalla Dama di Picche e in Adieu forets dalla Pulzella d’Orleans entrambi lavori di Tchaikovsky, L’intensità saliva di tono nelle due arie italiane eseguite a Askar Abdrazakov, Ella giammai m’amo dal Don Carlos di Verdi e nella diabólica Son lo spirito che nega dal Mefistofele di Boito. Da parte sua la Guleghina mostrava omogeneità di emissione in Un bel dì vedremo dalla Butterfly ed espressività, impeto e ampia proiezione vocale in Nel di della vittoria / Or tutti sorgete dal Macbeth di Verdi, suscitando, quest’ultima, un’ovazione spontanea da parte del pubblico alla quale i due artisti rispondevano con la proposta di due bis La calunnia dal Barbiere di Siviglia e O mio babbino caro dal Gianni Schicchi.
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