Ramón Jacques
La sempre divertente opera “Le Nozze di Figaro” di Mozart è tornata con la stessa produzione vista un paio di anni fa in questo teatro e creata per lo stesso Los Angeles Opera dal regista inglese Ian Judge con lo scenografo Tim Goodchild. La trama dell’opera in questo allestimento si situava in epoca moderna, però con una concezione poco logica (anche se in linea con la giocosità e la grazia naturale contenuta nell’opera) che combinava elementi del passato e del presente. Così, ad esempio, si potevano vedere personaggi in abiti antichi parlare al telefono... Lo spettacolo in definitiva è stato suggestivo per la parte visiva cromaticamente efficace e brillantemente illuminato. Notevole il Finale dell’opera con fuochi artificiali in scena! Judge ha esaltato incessantemente nella sua regia l’umorismo di ogni scena, trattando l’opera mozartiana come una vera opera comica. Ma a volte, quando le idee latitavano, è ricorso a impertinenze e volgarità.Figaro è stato interpratato dal basso-baritono canadese Daniel Okulitch, un cantante di buona linea, musicalità e ampia proiezione però, attorialmente, un po’ eccessivo. Da segnalare la prova del soprano tedesco Marlis Petersen che ha caratterizzato una raggiante, divertita e impulsiva Susanna, cantata con voce melodiosa, agile, di timbrica cristallina sugli acuti. Da parte sua Martina Serafin ha creato una Contessa sensibile e affettuosa, interpretando le sue arie con veemenza ma sempre buon gusto, mentre il Conte era lo sperimentato ed autorevole baritono danese Bo Skovhus nella sua prima apparizione in questo teatro. Discreto e rutinario il Cherubino del mezzosoprano Renata Pokupić, corretto il coro e il resto del cast con una nota di merito per il malizioso Bartolo di Alessandro Guerzoni. Sul podio, di fronte ad un’orchestra a ranghi ridotti, Placido Domingo per la prima volta in carriera affrontava questa partitura mozartiana. Indipendentemente da discorsi sulle conoscenze ed affinità con questo repertorio, il risultato musicale è stato in questa occasione soddisfacente. Domingo ha diretto con mano sicura donando fluidità e continuità al discorso musicale e mettendo sempre in primo piano le voci.
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