Renzo Bellardone
Un ridente albergo immerso nelle montagne fa da sfondo
all’intreccio amoroso della proprietaria Gioseffa, innamorata di un avvocato.
Leopoldo, primo cameriere, ama Gioseffa, non corrisposto. Una lite commerciale
per una questione di mutande permetterà all’avvocato di innamorarsi della
figlia dell’industriale Petronio Bottazzi che inventò le ‘mutande Maranello’,
la parte avversa della causa. Questa è la sintesi della trama de ‘Al Cavallino
Bianco’ l’operetta più rappresentata a mondo, dopo La Vedova allegra. Tra i
titoli della fertile stagione del Coccia, brilla anche questo! Soria più
unica che rara quella di ‘Al Cavallino Bianco’: infatti ancorchè firmata da Ralph
Benatzky è in realtà frutto del lavoro di ben cinque compositori e forse da
questo deriva lo sfavillio di questa operetta.
Lo stesso Benatzky cantò il "Cavallino bianco" sul
Wolfgangsee, nella parte in cui l'imperatore Francesco Giuseppe appare come Deus ex machina. La
rappresentazione novarese è curata da Produzione
Fantasia in Re con la briosa regia di Alessandro
Brachetti, anche capocomico e brillante interprete di Sigismondo, affettato dandy che
attende di più alla cura del proprio
sopracciglio che a tutto il resto, senza però trascurare di ‘fare il filo’ e
condurre poi a giunte nozze Claretta, Silvia
Felisetti, nonostante evidente
difetto di pronuncia; entrambi ottimi interpreti sia dal punto di vista vocale
che d’attore. La messa in
scena è davvero semplice, ma coerente con lo stile delle operette e la sua
linearità paga, così come i costumi ideati dallo stesso scenografo Artemio Cabassi. Il primo
cameriere Leopoldo è interpretato da Antonio
Colamorea, valido e simpatico interprete dello sfortunato (fino a cinque
minuti dal lieto fine) perché non riamato da Gioseffa, Susie Georgiadis: voce squillante e spigliatezza da protagonista. La storia ingarbugliata
vede anche l’apprezzabile Domingo Stasi nei panni dell’avvocato
Piergiorgio Bellati il quale finirà per far innamorare Ottilia Bottazzi
interpretata con dolce vivacità da Elena
Rapita; il padre di Ottilia è
l’industriali Petronio Bottazzi, Fulvio
Massa, il quale ha positivamente colpito fin dalle prime
batture per solidità vocale e soprattutto interpretativa. Buon caricaturista Marco Falsetti nel ruolo del prof.
Hintzelmann sfortunato inventore che per trascorrere qualche giorno di villeggiatura
deve contrattare sul prezzo. Con la tipicità della messa in scena delle
operette anche qui troviamo le danze eseguite dal Corpo di ballo Novecento con sei ballerine e due ballerini che
parafrasano l’aria di Leopoldo per passare poi alle danze tirolesi con vivacità
e dinamicità in virtù della coreografia di Salvatore
Loritto. Esprimendosi
ancora una volta a suo favore, il Teatro Coccia si avvale di musica dal vivo ed
in questo caso l’Orchestra Cantieri
d’Arte, diretta da Stefano Giaroli:
buona esecuzione in spirito con la realizzazione che sta tra l’operetta ed il
musical, con accenti da opera comica in alcuni passaggi musicali. Direzione
attenta e di stile che affronta egregiamente i virtuosismi della partitura. Riporto quale chiosa un’annotazione
dal libro di sala, che pur riferendosi alla prima del 1930, ben si addice anche
a questa spumeggiante produzione: Il 10 novembre 1930, recensendo la prima mondiale de Al Cavallino Bianco,
il Berliner Tageblatt scrisse: “Questa operetta è
un abbonamento per la felicità, un uomo non può pretendere di più”. La Musica vince sempre.
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