Renzo Bellardone
Ancora una volta la magia del lago maggiore e la musica
si confondono nella reciproca esaltazione. Le atmosfere rarefatte o fortemente
incisive del jazz suonato dai grandi
nomi del panorama internazionale realizzano quello che per molti è
l’appuntamento italiano più importante
dell’anno.
AMORE CHE VIENI, AMORE CHE VAI
Martedì 19 luglio - il MAGGIORE – VERBANIA Cristina Donà, voce e chitarra, Rita Marcotulli,
pianoforte, Enzo Pietropaoli,
contrabbasso, Fabrizio Bosso,
tromba, Javer Girotto,
sax, Saverio Lanza,
chitarra elettrica
Cristiano Calcagnile,
batteria e percussioni, Amore che vieni, amore
che vai, Fabrizio De André le donne
e altre storie
Ute Lemper sta a Bertold Brecht, così come Cristina Donà sta a De André. E dopo questa riflessione parrebbe quasi inutile parlare di emozioni, sensazioni e colori d’atmosfere crude ed al tempo stesso sensibili. Gli artisti di provata bravura e consolidata fama, non necessitano certamente di presentazione alcuna, fatta eccezione per il fuoriclasse Pietropaoli che doverosamente bisogna segnalare per essersi esibito con il basso (chitarra) e non con il contrabbasso. Come nella migliore tradizione jazz gli applausi rimarcanti il bello degli assolo non sono mancati, ma sento il bisogno di sottolineare ed evidenziare la presenza da grande ‘belva da palcoscenico’ di Cristina Donà che con vero fair play e forte impatto complessivo ha intrattenuto il pubblico tra una storia di donna e l’altra. Non sono mancate la storica ‘Storia di Marinella’ dove gli strumenti sono entrati uno ad uno in una sorta di rituale, oppure ‘Bocca di Rosa’ narrata seduta su una sedia a centro palco. L’ospitante’ MAGGIORE’ di Verbania, si è rivelato un apprezzabile contenitore per la musica, lo spettacolo e le emozioni.
Ute Lemper sta a Bertold Brecht, così come Cristina Donà sta a De André. E dopo questa riflessione parrebbe quasi inutile parlare di emozioni, sensazioni e colori d’atmosfere crude ed al tempo stesso sensibili. Gli artisti di provata bravura e consolidata fama, non necessitano certamente di presentazione alcuna, fatta eccezione per il fuoriclasse Pietropaoli che doverosamente bisogna segnalare per essersi esibito con il basso (chitarra) e non con il contrabbasso. Come nella migliore tradizione jazz gli applausi rimarcanti il bello degli assolo non sono mancati, ma sento il bisogno di sottolineare ed evidenziare la presenza da grande ‘belva da palcoscenico’ di Cristina Donà che con vero fair play e forte impatto complessivo ha intrattenuto il pubblico tra una storia di donna e l’altra. Non sono mancate la storica ‘Storia di Marinella’ dove gli strumenti sono entrati uno ad uno in una sorta di rituale, oppure ‘Bocca di Rosa’ narrata seduta su una sedia a centro palco. L’ospitante’ MAGGIORE’ di Verbania, si è rivelato un apprezzabile contenitore per la musica, lo spettacolo e le emozioni.
VENERDI’
22 LUGLIO HOTEL REGINA PALACE – SALA BACCARAT Jack
DeJohnette, batteria e pianoforte, Matt
Garrison, basso, Ravi
Coltrane, sax
Colori avvolgenti e
sottolineanti le essenziali ed intimistiche atmosfere della batteria soft
insieme alle tenui variazioni del sax danno inizio al concerto con i suoni
staccati del basso elettrico. Il segno che contraddistingue tutto il concerto è
l’assoluto ‘linguaggio diverso’ che va alla ricerca di sonorità inconsuete
(seppur non nuove) con allungamenti e attese in un accorto e misurato crescendo
di volume e livello emozionale. I brani prevedono quasi sempre un inizio con
pochi ed apparentemente slegati tocchi di bacchette con graduale inserimento
del sax e del basso in una sorta di lenta introspezione musicale. Dejhonette
non si risparmia neppure con qualche accenno al pianoforte nel terzo brano
proposto, dove esibisce scioltezza in improvvisazioni accurate. Il linguaggio
proposto sottintende una meticolosa ricerca, ma l’ascolto non è immediato e
talvolta risulta criptico. Se una riflessione azzardata è consentita mi sorge
un parallelo con i primi ascolti delle composizioni di Pierre Boulez che apparivano
come ‘strane’, ma che poi nel tempo sono divenute familiari.
SABATO’
23 LUGLIO HOTEL REGINA PALACE – SALA BACCARAT Carla
Bley, pianoforte, Steve
Swallow, basso, Andy
Sheppard, sax soprano e tenore
Musica lieve
che avvolge ed a sua volta accarezzata da atmosfere fatte di leggerezza tenue
ed appena sfumata. La melodia del sax è
dolce ed i ritmi garbati del basso sono scanditi dall’accompagnamento
essenziale del pianoforte.. Le composizioni di Carla Bley sono caratterizzate
da note pulite e ben chiare che si amalgamano in una miscellanea di colori
eleganti e raffinati, come è la stessa autrice, pianista. Swallow, già
apprezzato nel recente passato allo
Stresa festival, si è riproposto con ancor maggiore serenità ed amore per
quello che suona ed in totale sintonia con la Bley e con Sheppard al sax
soprano e tenore.
Domenica
24 luglio - Stresa, Lungolago La
Palazzola
Roberta Gambarini Band Roberta Gambarini,
voce, Justin Robinson,
sax alto e flauto, Sullivan Fortner,
pianoforte
Ameen Saleem,
basso, Quincy Phillips,
batteria
Roy Hargrove Quintet, Roy Hargrove,
tromba e flicorno, Justin Robinson,
sax alto e flauto, Sullivan Fortner,
pianoforte
Ameen Saleem,
basso, Quincy Phillips,
batteria.
Finalmente
il clima ha concesso la tregua necessaria per poter assaporare il concerto nei
giardini della Palazzola di Stresa, nella sempre magica cornice del lago
Maggiore. La stessa formazione strumentale si è presentata con due solisti
diversi: nella prima parte con la
superba cantante Roberta Gambarini, mentre nella seconda con il trombettista
Roy Hargrove. La Gambarini si presenta
sicura delle sue potenzialità vocali con assoluta padronanza dello strumento
che utilizza in sussurri impercettibili quanto in agilità e variazioni dal
sapore mozartiano o rossiniano. A comprova delle sue capacità inizia lo
spettacolo con un assolo vocale senza strumenti, cui seguiranno canti melodiosi
brasiliani, bossa nova e Oblivion di Piazzolla per ultimare con una
personalissima quanto sofferta ‘Estate’ di Bruno Martino “….e la chiamano
estate, questa estate senza te…..” La seconda parte del concerto mette ancor
più in risalto la bravura degli strumentisti: Phillips alla batteria è
costantemente allegro e puntuale, Robinson al sax coinvolge emotivamente mentre
Saleem al contrabbasso segna il ritmo, avvolto dalle note dell’eclettico ed
estroverso Fortner al pianoforte. La platea con un applauso accoglie Hargrove con abito blu carta di
zucchero ed occhialino tondo dalla montatura rossa come il papillon. Questi,
ottimo alla tromba ed al filicorno regala anche un paio di canzoni con la sua
voce. La Musica
vince sempre.
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