Massimo Viazzo
Kristjan Järvi torna sul luogo del delitto. Mi riferisco naturalmente al Tancredi rossiniano andato in scena nel capoluogo piemontese prima di Natale e che proprio nella bacchetta del direttore estone aveva individuato il principale colpevole di una resa musicale non proprio soddisfacente. La curiosità di riascoltare Järvi con una delle sue orchestre e in un repertorio sinfonico più consono ai propri mezzi destava quindi una certa curiosità. Dico subito che anche questa volta le cose non hanno funzionato alla perfezione fin dal primo brano, la versione orchestrale de Le Tombeau de Couperin di Ravel. Una predilezione per il divisionismo timbrico, una certa brillantezza e scorrevolezza di fondo non sono parse sufficienti a dare un’impronta veramente personale, in una visione generale tutto sommato superficiale e risolta spesso pigiando il piede sull’acceleratore del virtuosismo (il che ha messo oltretutto in difficoltà, in più di un’occasione, i solisti della compagine elvetica). In generale poco interessato alle sfumature, estremamente meccanico nella gestione ritmica (come nella Forlane, secondo brano da “Le Tombeau de Couperin”), non particolarmente attratto dalle categorie del dionisiaco e del visionario (Schumann) e un po’ freddino d’indole Kristjan Järvi ha, invece, saputo districarsi con estrema lucidità tra le smaterializzazioni coloristiche di Sein und Meinen (Essere e pensare), lavoro in prima esecuzione italiana composto dal musicista svizzero Roland Moser e ispirato a Parmenide. Qui Järvi ha lavorato di cesello riuscendo ad equilibrare con trasparenza le dinamiche dei “pieni” e dei “vuoti” in un lavorio incessante ed efficace di calibratura. Gli applausi più convinti li ha però riscossi il violoncellista Steven Isserlis che ha suonato il Concerto in la minore di Robert Schumann in modo molto intimo, con una espressività contenuta, ma con qualche vetrosità timbrica nei passaggi più complicati tecnicamente (Sehr Lebhaft conclusivo, ad esempio). Appuntamento tra un mese quando approderà al Lingotto la Scottish Chamber Orchestra diretta dal ventiseienne direttore britannico Robin Ticciati.
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