Renzo Bellardone
Caro Francesco, parafrasando l’inizio del secondo capitolo dei
Promessi Sposi “Carneade che era costui?”, pur essendo tu ben più famoso di
quel Carneade ti chiedo: Francesco Calcagnini, chi è costui?”
Uno scenografo! Sono nato con il Rossini Opera Festival, ora alla
sua trentacinquesima edizione. Ho iniziato a guardare come lavoravano Gae Aulenti, i Maestri Pier
Luigi Pizzi, Emanuele Luzzati, Enrico Job (per parlare solo di scenografi) e
rubare da loro il rubabile.
Da anni con l’Accademia di Belle Arti di Urbino, scuola nella quale
insegno, e il Rossini Opera Festival abbiamo una convenzione molto interessante
che ha dato non poca soddisfazione. Demetrio e
Polibio per la regia di Davide Livermore (2010)
ripreso al Teatrino di Corte di Palazzo Reale, Napoli nel maggio 2013, Il signor Bruschino per la regia del Teatro Sotterraneo ed ora con Il barbiere
di Siviglia” pensato come un sogno, un sogno teatrale.
Ieri sera ho infatti assistito alla rappresentazione di questo
Barbiere sognato….
Se ogni volta che si parla di Rossini si approda al concetto di
altrove è anche perché egli restituisce un mondo parallelo, inesistente,
bellissimo, facilmente destinato ad impazzire. Approfittando della forza di
questo assioma proviamo a pensare un teatro che sogna il Barbiere. Abbiamo preparato una serie di appuntamenti che
sottolineano l’utilizzo della sala e del palcoscenico come un’enorme
scenografia precostituita dentro la quale far accadere il Barbiere. Prima di noi al
Festival: Squarzina, Ronconi e una fortunata edizione in cui
venne eseguito in forma di concerto. Noi stiamo giocando un’altra partita, è
uno spettacolo semiscenico privo di budget ma questo non assolve, non
semplifica e non giustifica. Non corrisponde a un “semicantante”, “semipubblico”,
a un “semisguardo”. L’altrove è uno di quei posti dove Rossini lo si
incontra più facilmente e non là dove la didascalia lo addita. L’altrove è
irrappresentabile.
Chiedo perdono se parlo di soldi, ma un progetto del genere deve
essere costato parecchio…
Questo ufficialmente è un progetto a budget zero. Ma vorrei vedere questa cosa dei soldi da un'altra prospettiva. Scommettere su una scuola dove degli allievi studiano l’opera e
stendono un progetto che poi viene realizzato da loro stessi non corrisponde ad
un’economia ma ad un investimento prezioso ed inestimabile che due enti
proteggono con lungimiranza.
Il pubblico, alla recita cui ho assistito, ha dimostrato di gradire
ed ha tributato un forte applauso anche a tutti voi...
Si, ne siamo molto soddisfatti e con qualche punta di euforia.
Ma Francesco Calcagnini non è solo Rof, ricordando ad esempio il
recente Otello di Verdi
Nel maggio scorso ho progettato scene e costumi per questo
spettacolo andato in scena al Teatro di Erfurt, con la regia di Guy Montavon.
Lavoro molto bene con il Maestro Montavon: è rapido e sintetico quando decide
le cose e ha il dono meraviglioso di essere molto chiaro su quello che desidera
e che chiede. Lui dirige il Teatro di Erfurt che è un piccolo gioiello di
efficienza.
Andreina Bruno ha scritto un libro su di te “La scenografia di
Francesco Calcagnini”
È una donna molto paziente oltre che bravissima.
E
tu stesso hai scritto “La
Fabbrica del Vento”
Non è esattamente vero. Il
direttore dell’Accademia Umberto Palestini, il vero artefice di questo libro,
voleva storicizzare 20 anni di esperienze e, nonostante tutte le mie reticenze,
ci siamo trovati davanti ad una mole di materiale quasi impressionante. Il fatto
che il libro sia stampato con straordinaria cura per i tipi della Baskerville è sicuramente una soddisfazione.
Come amo fare di consueto, l’ultima domanda è sempre un po’
personale, quindi ti chiedo: ci racconti qualcosa del tuo bambino?
Arturo sillaba le prime parole ed è convinto che tutti gli animali
si chiamino mucca.
Grazie Francesco per la cortesia, la disponibilità ed il caffè; ti saluto
con un arrivederci al prossimo Rof.
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