Foto: Cortesía Auditorio Nacional, foto de Alberto Lemus
Citta del Messico. 10
Settembre 2014. Il tour americano 2014
della Philharmonia Orchestra di Londra ha incluso un concerto all’Auditorio
Nazionale di Città del Messico, luogo destinato principalmente per la
realizzazione di concerti pop-rock, ma la cui lunga storia include memorabili
rappresentazioni di opere e musica sinfonica tra le quali si può ricordare la
visita del Teatro Colon di Buenos Aires (Turandot) e quella del Teatro Regio di
Parma (Rigoletto), il Teatro Mariinsky (balleto), così come quella dell’Academy
of St. Martin in the Fields con al Nona di Beethoven. Il celebre complesso inglese,
che può contare su un lascito discografico ampio e vario, ha proposto un
concerto con opere di compositori russi scelte da Vladimir Ashkenazy,
incaricato anche di dirigere il concerto. Con un esecuzione gaia e molto musicale dell’Ouverture dell’opera Ruslan
e Ludmilla di Mikhail Glinka iniziava il concerto. E dal quel momento
cominciava a definirsi quella che sarebbe stata una serata carica di emozione e
musicalità, per merito di un’orchestra che mostrava solidità e molta
personalità sulla scena. Le opere di Tchaikovsky sono state il pilastro di
questa serata, a cominciare dal Concerto per violino e orchestra in re minore
op. 35 che ha avuto come solista la giovane violinista statunitense Esther Yoo,
la quale ha interpretato la sua parte con autorevolezza, perizia e agilità,
emettendo un suono folgorante dal suo strumento. Anche se la sua poca
espressività e la ricerca delle perfezione sembravano seguire strade differenti
dalla spontaneità e omogeneità con le quali si esprimeva l’orchestra. Da parte sua la Sinfonia n. 5 in mi minore è stata
un piacere per i sensi, con un’orchestra che ha esibito una precisione
millimetrica e omogeneità nella sua sezione degli archi, che ha trasmesso e
comunicato i sentimenti e gli stati d’animo contenuti in ognuno dei quattro
movimento del pezzo, dalla solennità e tranquillità dell’inizio all’esplosivo
climax orchestrale del finale. Un riconoscimento
speciale corrispondeva anche alla notevole sezione degli ottoni e dei legni,
tanto presente e determinante in questo concerto. Vladimir Ashkenazy, oggi
direttore emerito dell’orchestra, ha fatto valere la sua esperienza e affinità
con questo repertorio, e ha diretto con autorevolezza in una lettura che ha
permesso libertà espressive ad un complesso che non aspirava alla perfezione ma
solo a far musica e ad entusiasmar il pubblico, come è successo nel finale.
Come curiosità i due bis sono stati pensati appositamente per questa tournee da
Adrian Varela, concertino uruguaiano dell’orchestra, il secondo dei quali è
stata una versione orchestrale – ad hoc –
della nota canzone messicana Cielito
Lindo. RJ
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