Foto: Scottish Chamber Orchestra / Robin Ticciati -Associazione Lingotto Musica, Pasquale Juzzolino
Eleganza, raffinatezza, nitore, leggerezza: ecco le qualità che si sono particolarmente imposte all’ascolto del giovane talento direttoriale inglese di origini italiane Robin Ticciati che ha condotto la sua orchestra (di cui è direttore principale da alcuni mesi) forse senza grande fantasia, ma con una ricercatezza timbrica davvero sorprendente. La gemma della serata è stata l’esecuzione del primo movimento, Adagio-Allegro, della Sinfonia “Praga” di Mozart, un vero caleidoscopio di colori (sempre calibratissimi), con un fraseggio curato nei minimi dettagli che sapeva sciogliersi in puro vitalismo, mai venendo meno la spinta propulsiva iniziale. E’ pur vero che qualche imprecisione da parte del complesso scozzese (non sempre tecnicamente impeccabile) ha offuscato la resa virtuosistica, ma il Mozart di Ticciati così frizzante, luminoso, ma equilibrato ha convinto. Una certa stilizzazione edonistica ha invece, in parte, impedito alle mirabili micropolifonie e alla fantasmagoriche smaterializzazioni timbriche di Ligeti (Ramifications) di coinvolgere drammaticamente il pubblico, parso invero un po’ stranito, e anche le fascinose Danze Rumene di Béla Bartók perdevano un po’ in energia ritmica e naturalezza. Molto bravo, infine, il fagottista Peter Whelan, prima parte della Scottish Chamber Orchestra dal 2008, che è parso trovarsi a meraviglia con l’universo “galante” che pervade ancora il Concerto per fagotto mozartiano. Alla fine di una serata non particolarmente lunga non è stato concesso nessun bis. Ma si sa, gli scozzesi…
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