Foto: Secretaría de Cultura del DF
Ramón Jacques
L’Orchestra
Filarmonica di Città del Messico comincia ad incorporare gradualmente nella sua
stagione titoli operistici, dando spazio a opere contemporanee di compositori
del XX sec e attuali, scegliendo in questa occasione Il Castello di Barbablù
op. 11 (A kékszakállú herceg vára, in ungherese)
di Béla Bartók (1881-1945). La lodevole iniziativa della OFCM viene a
portare aria fresca nell’ambiente opertistico di questa città offrendo al
pubblico la possibilità di conoscere ed apprezzare opere che sono musicalmente
interessanti, affascinanti e altrettanto valide come quelle che si programmano
continuamente nei teatri d’opera i quali per evitare di correre rischi si
aggrappano ai titoli consueti del repertorio. L’opera in un atto, la cui
première ha avuto luogo a Budapest nel maggio del 1918, è considerata una riflessione
sonora, dato che al tempo della sua composizione, l’emergenza della guerra e il
totalitarismo turbavano l’Europa. La recita si è realizzata in versione
semi-scenica su un piccolo scenario costruito su di un livello superiore
rispetto all’orchestra in fondo alla scena, dove all’interno di un moderno
appartamento si sviluppava l’azione, con una lettura facile ed accessibile
senza simbolismi nè risvolti psicanalitici, e che è stata ben diretta
scenicamente da Juliana Faesler. La performance dell’orchestra è stata notevole
nel delineare i passaggi di tensione, dramma e lirismo contenuti nella
partitura, creando un contesto adeguato per il risalto delle voci nella
relazione uomo-donna e nel gioco tra la speranza di Judith e la sua delusione
finale. La direzione musicale è stata
affidata al titolare dell’orchestra José Areán. Azzeccata è stata la scelta dei
solisti, il baritono argentino Hernan Iturralde, inteprete in evidenza, dalla
importante carriera internazionale, che ha mostrato compenetrazione e affinità
con il ruolo di Barbablù, trasmettendo sicurezza e passione con un canto di tono
piacevole; così come il soprano russo Olga Sergeyeva solista del teatro
Mariinsky, già conosciuta dua anni fa ne La donna senz’ombra, e che ha portato
avanti le esigenze del ruolo con un canto brunito, potente e seducente, e che attorialmente
ha dato vita ad una Judith energica ma credibile.
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