Foto: Patricio Melo / Teatro Municipal de Santiago
Ramón Jacques
Lakme, il cui argomento si svolge nell’India
coloniale, appartiene a quell’esotismo che inondò l’Europa nel XIX secolo, e
che fu una corrente che intendeva ricreare luoghi lontani per ideologia e
costumi rispetto a quelli prevalenti nel mondo occidentale. Sfortunatamente
Delibes, il compositore, è più conosciuto per la sua musica per il balletto,
come Coppelia, Sylvia, e le sue più di venti opere e operette rimangono per lo
più dimenticate. In realtà sono poche le occasioni nelle quali si è
rappresentata Lakme in anni recenti, e nella maggioranza dei casi si tratta di
teatri francesi. Semplicemente, in questo 2014, delle quattro produzioni che
erano programmate, tre si tenevano in Francia e una in Cile. Meritoria è stata
la decisione del Teatro Municipale di Santiago che lasciando in disparte la
debole trama dell’amore impossibile che finisce in tragedia ha montato uno
spettacolo di buon gusto, come d’abitudine, con un solido cast di cantanti
principali. La partitura poggia su splendidi passaggi orchestrali e vocali. Il
giovanissimo soprano russo Julia Novikova debuttava in una fragile, femminile e
credibile Lakme, evidenziandosi soprattutto per la luminosa e colorita vocalità
e accattivanti agilità, con le quali ha sedotto il pubblico nelle sue arie e
duetti con il tenore, senza dimenticare il “duo dei fiori” a fianco della
Mallika del mezzoprano Nerea Berreondo che nonostante il suo canto duttile e
seducente è passato quasi inosservato durante la recita. Gerald beneficiava
della presenza del tenore canadese Antonio Figueroa, che ha dispiegato un canto
elegante, chiaro, di dizione impeccabile nonostante la sua estenzione ridotta e
il poco volume. Aimery Lefèvre ha cantato Frederic con dizione
perfetta, calore baritonale e qualità attoriali. Non è stato così nel caso del
baritono brasiliano Leonardo Neiva che ha cantato forte e in alcuni momenti rallentando
il tempo, il ruolo di Nilakhanta. Corretti furono gli altri interpreti e il
cono si è mostrato molto ben preparato. La concezione scenica di Jean Louis
Pichon è stata legata al libretto, mantanendo i balletti con decori indù,
luminosità brillante e costumi elegantemente confezionati. Solamente la
scenografia di Jérôme Bourdin caratterizzzata
da cerchi concentrici in prospettiva
limitava la scena rendendola claustrofobica. Fastosa la direzione di Maximiano
Valdés che ha saputo estrarre
dall’orchestra la musicalità e la sensualità della partitura.
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