Foto
di Jeff Higgins
Giuliana dal Piaz
Toronto,
29-XI-2017. Trinity-St. Paul’s Centre. Stagione
2017-18 della Tafelmusik Baroque
Orchestra FOUR WEDDINGS, A FUNERAL AND A CORONATION (29 novembre-3
dicembre). Musiche di Jean-Baptiste LULLY, Henry PURCELL, John BLOW, Johann
PACHELBEL, Marc-Antoine CHARPENTIER e George Frideric HAENDEL. Direttori:
Elisa CITTERIO e Ivars TAURINS.
Orchestra Barocca e Coro da Camera TAFELMUSIK
di Toronto.
Con un titolo giocosamente ispirato a una commedia britannica di
successo negli anni ’90 (Quattro
matrimoni e un funerale), la Tafelmusik
Baroque Orchestra entra nell’atmosfera delle festività di fine anno.
Diretto per la parte strumentale da Elisa Citterio e per il coro da Ivars
Taurins, il concerto nasce da una decisione congiunta. Come hanno spiegato i
due Direttori, nel corso di una breve sessione di domande e risposte, al gruppo
di persone rimaste dopo il concerto, esisteva da tempo l’idea di eseguire la
Messa scritta da Charpentier per il funerale del Duca di Lussemburgo e
Maresciallo di Francia (tra l’altro, il pezzo più lungo in programma); per
contrasto, Elisa ha proposto di abbinarvi musiche composte in Francia e in
Inghilterra per altre occasioni solenni, per l’appunto quattro matrimoni reali
e l’incoronazione di Giacomo II Stuart. Seguendo un criterio cronologico, si
inizia con alcuni brani strumentali dal Serse di Jean-Baptiste Lully, a cui
è stata aggiunta la Ciaccona, parte
per l’appunto di una scena di matrimonio nel Roland dello stesso Lully
(1660). Dalla Francia all’Inghilterra, con Henry Purcell, la Sinfonia dall’ode
“From
Hardy Climes Z 325” composta
per le nozze della futura Regina Anna col Principe Giorgio di Danimarca (1683);
e l’inno composto per l’incoronazione di Giacomo II Stuart da John Blow, “God
spoke sometimes in visions” (1685). Il primo tempo del concerto si è chiuso con un brano
frequentemente eseguito ancora oggi per i matrimoni canadesi: il Canone
in Re Maggiore e Giga del tedesco Johann Pachelbel per tre violini
(Elisa Citterio, JuliaWedman e Thomas Georgi) e continuo (Lucas Harris,
chitarra barocca, Allen Whear, violoncello, e, per la Giga, Charlotte Nediger,
clavicembalo). La seconda parte del concerto, ha compreso una magnifica
esecuzione strumentale e corale della Messe des morts H 10, di M.-A. Charpentier (1695) e de Il Parnasso in festa di
Haendel, Ouverture e coro “S’accenda pur” (1734). Malgrado le occasioni per cui furono scritte, non si tratta di composizioni grandiose punteggiate da pomposi squilli
di trombe: sono opere del primo barocco, piene di grazia e di virtuosismi,
tutte rese dalla Tafelmusik Orchestra e dal Coro con grande professionalità e
delicatezza di tocco. Al concerto ha fatto seguito una breve sessione di
Domande e Risposte con i due Direttori, Citterio e Taurins, e il tenore Cory
Knight. Mi ha dato da pensare il tipo di domande poste ai musicisti, centrate
sull’aspetto organizzativo, logistico o la possibilità che gli “strumenti
d’epoca” utilizzati fossero o meno originali del periodo barocco (come ha fatto
notare con spirito il tenore, solo il suo “strumento” è davvero identico a
quello barocco). Nessuna domanda è stata posta, invece, sulle partiture o gli
aspetti musicali dei vari brani. Da quando Elisa Citterio ha assunto la
direzione artistica della Tafelmusik, gli strumentisti sembrano galvanizzati
dalla sua presenza e dal suo stile, e ne seguono con entusiasmo e precisione il
vivacissimo violino: anche se si è sempre trattato di un’orchestra d’epoca di
alto livello, sembra evidente lo svilupparsi nei concertisti di un grande feeling con il loro nuovo Direttore.
L’aumentata vivacità e vigore dell’orchestra pare tuttavia suscitare qualche
perplessità tra alcuni membri più anziani del pubblico: è stata posta infatti
la domanda se la maggior velocità di esecuzione sia dovuta al desiderio di
compiacere l’audience più giovane e
di adeguarsi all’attuale compressione dei tempi. La risposta di entrambi i
Direttori ha confermato trattarsi invece di una conoscenza più approfondita
delle composizioni originali, grazie allo studio che viene fatto dei metronomi
d’epoca. Ma indubbiamente la personalità del Direttore ha qualcosa a che
vedere: la “Messa di Requiem” di Mozart non è la stessa sotto la bacchetta di
von Karajan che sotto quella di Bernstein. Eccellente la prestazione del coro: lo stile di
direzione del Mº Taurins può apparire troppo movimentato, ma non c’è dubbio che
la sua personalissima maniera di guidare l’insieme dei cantanti, tra i quali
vari ottimi solisti, ottenga degli straordinari risultati.
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