CITTA’ di VERBANIA - Lungolago di Pallanza - Domenica 25 luglio 2010
Teatro e Cultura : L’HISTOIRE DU SOLDAT – Igor Stravinskji
Teatro e Cultura : L’HISTOIRE DU SOLDAT – Igor Stravinskji
Renzo Bellardone
Nella piazza adiacente il Palazzo di Città di Verbania-Pallanza, alle ore 21,00 di una splendida serata estiva, si sono accesi i riflettori sul palco coperto per la rapprentazione dell’Histoire du Soldat che Igor Fedorovic Stravinskji compose nel 1919 durante il suo esilio in Svizzera ,su versi di Charles Ferdinand Chamuz.
La memoria della favole della sua terra ‘Il soldato disertore ed il diavolo’ e ‘Un soldato libera la principessa’ di Aleksadr N. Afanas’ev danno l’ispirazione per questa composizione assolutamente scarna ed asciutta, scevra da qualsiasi leziosismo descrittivo, al massimo evocatrice della marcia, della danza rituale, e dei movimenti scenografici demandati all’unico attore in scena che in questa serata d’eccezione è il “musicattore” Luigi Maio, forse il più grande interprete italiano per questo ruolo, che ha riadattato , ammodernandolo.
Nella piazza adiacente il Palazzo di Città di Verbania-Pallanza, alle ore 21,00 di una splendida serata estiva, si sono accesi i riflettori sul palco coperto per la rapprentazione dell’Histoire du Soldat che Igor Fedorovic Stravinskji compose nel 1919 durante il suo esilio in Svizzera ,su versi di Charles Ferdinand Chamuz.
La memoria della favole della sua terra ‘Il soldato disertore ed il diavolo’ e ‘Un soldato libera la principessa’ di Aleksadr N. Afanas’ev danno l’ispirazione per questa composizione assolutamente scarna ed asciutta, scevra da qualsiasi leziosismo descrittivo, al massimo evocatrice della marcia, della danza rituale, e dei movimenti scenografici demandati all’unico attore in scena che in questa serata d’eccezione è il “musicattore” Luigi Maio, forse il più grande interprete italiano per questo ruolo, che ha riadattato , ammodernandolo.
La strumentazione estrosa che offre particolarissima timbricità prodotta da clarinetto e fagotto, tromba e trombone, violino, contrabbasso e tamburi, vede impegnati gli eclettici Solisti della Scala che per l’occasione diventano anche un po’ mimi e compartecipi attori, insieme al direttore Massimiliano Caldi, che efficacemente dirige con gesto ampio e sicuro.
Maio si presenta in scena con una palandrana di color militare che evidenzia le braccia grazie a due bande rosse laterali a riprendere il colore predominante dell’interno; infatti, aprendo e chiudendo alternativamente il cappotto l’interprete ora è il soldato Joseph (palandrana chiusa) ed ora è il diavolo (palandrana aperta ed esibizione della fodera con fiamme infernali): mimica, gags, imitazioni ed il sapiente uso estremo della voce - da squillante a roca e da accattivante a minacciosa si modula in un cadenzato che realizza un moderno “recitar cantando” che fa di Luigi Maio un interprete di assoluta grandezza. Magistrale nella scena del fiasco di vino o quando il soldato diventa venditore o nel silenzio della mimica quando gioca con il libro del futuro e della ricchezza : “sono un morto tra i viventi”, “gli altri hanno amici ed io son solo!!!”
I temi musicali scattano dal valzer al tango, dalla marcia al rag-time, da una corale alla voce solista interpretata dal violino a rappresentare l’anima più nascosta e profonda ed i Solisti della Scala sono perfetti e puntuali nell’imitazione del nitrito del cavallo o rumoristi teatrali nell’ l’imitazione del cigolio della porta che si chiude o del portone che sbatte….veramente eccezionali.. e non si risparmiano neppure nella scena con la bambola/principessa dove suono e danza si fondono nella rappresentazione del ricco infelice ed arraffone che a tutto è disposto pur di avere un reame, ma “a nessuno e consentito di avere tutto” e su questa morale, l’opera si chiude. Applausi per tutti: per i Solisti della Scala, per l’attore, per gli organizzatori che coraggiosamente non hanno proposto omologazioni di cui “non se ne può più”, ma hanno offerto un’opera raramente rappresentata, di elevatissima costruzione narrativa, musicale, e morale : un’opera valida in tutti i tempi.
Al finale un simpatico duello tra il forcone del diavolo (che ha deposto lo sfilacciato archetto del violino) e la bacchetta del direttore d’orchestra, precede un insolito bis tratto dall’opera stessa, ma non più in italiano , ma nella lingua originale della composizione, ossia in francese.
Maio si presenta in scena con una palandrana di color militare che evidenzia le braccia grazie a due bande rosse laterali a riprendere il colore predominante dell’interno; infatti, aprendo e chiudendo alternativamente il cappotto l’interprete ora è il soldato Joseph (palandrana chiusa) ed ora è il diavolo (palandrana aperta ed esibizione della fodera con fiamme infernali): mimica, gags, imitazioni ed il sapiente uso estremo della voce - da squillante a roca e da accattivante a minacciosa si modula in un cadenzato che realizza un moderno “recitar cantando” che fa di Luigi Maio un interprete di assoluta grandezza. Magistrale nella scena del fiasco di vino o quando il soldato diventa venditore o nel silenzio della mimica quando gioca con il libro del futuro e della ricchezza : “sono un morto tra i viventi”, “gli altri hanno amici ed io son solo!!!”
I temi musicali scattano dal valzer al tango, dalla marcia al rag-time, da una corale alla voce solista interpretata dal violino a rappresentare l’anima più nascosta e profonda ed i Solisti della Scala sono perfetti e puntuali nell’imitazione del nitrito del cavallo o rumoristi teatrali nell’ l’imitazione del cigolio della porta che si chiude o del portone che sbatte….veramente eccezionali.. e non si risparmiano neppure nella scena con la bambola/principessa dove suono e danza si fondono nella rappresentazione del ricco infelice ed arraffone che a tutto è disposto pur di avere un reame, ma “a nessuno e consentito di avere tutto” e su questa morale, l’opera si chiude. Applausi per tutti: per i Solisti della Scala, per l’attore, per gli organizzatori che coraggiosamente non hanno proposto omologazioni di cui “non se ne può più”, ma hanno offerto un’opera raramente rappresentata, di elevatissima costruzione narrativa, musicale, e morale : un’opera valida in tutti i tempi.
Al finale un simpatico duello tra il forcone del diavolo (che ha deposto lo sfilacciato archetto del violino) e la bacchetta del direttore d’orchestra, precede un insolito bis tratto dall’opera stessa, ma non più in italiano , ma nella lingua originale della composizione, ossia in francese.
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