Foto: Ramella & Giannese
Renzo Bellardone
L’eterno
duello tra il bene e il male nella favolistica opera mozartiana. La
realizzazione semplice ed al tempo stesso imponente del regista Roberto Andò efficenta la narratività
con qualche effetto ‘magico’ che stupisce e attrae anche lo spettatore più
evoluto. Ripresa da Riccardino Massa,
la regia diventa ancor più movimentata, grazie alle frequenti e gioiose intrusioni tra il pubblico, coinvolto da tutto
il cast, mentre Papageno si limita a ‘disturbare’ il direttore d’orchestra. Le scene di Giovanni Carluccio, che disegna anche
le luci e con le quali gioca a nascondino con gli interpreti ed il pubblico,
sono quasi frutto dell’immaginario infantile o collettivo, rendendo il tutto di
facile approccio. I costumi firmati da Nanà Cecchi sono pienamente in linea
con lo spirito dell’intera messa in scena, che, seppur la ricordiamo dal 2014,
risulta ancora gradevole e permette una rilassante serata all’opera. Asher
Fisch
dirige con sobrietà di gesto, ma resta molto concentrato e con i professori in
buca crea un bel momento di musica ricco di atmosfere ed esaltazione delle ben
note arie. Tamino incontra Alessandro Scotto di Luzio, che risulta gradevolmente ascoltabile,
grazie ad un bel tono ed al rispetto dimostrato per lo spartito. Ekaterina
Sadovnikova,
in Pamina, è piaciuta per la brillante voce dai toni morbidi, che sanno
innalzarsi con facilità, mantenendo vividezza e colore. Sarastro ha la voce superba e coinvolgente
di Antonio di Matteo, dalla forte
presenza scenica. La regina della Notte è interpretata da Olga Pudova che affronta le coloriture
con sicura definizione e fascinosa cristallinità. All’inizio dell’opera un cerchio si
compone, scompone e ricompone divenendo geometrico simbolo quasi esoterico,
così come sarà poi per tutta la simbologia egizia. Le tre dame ed i tre fanciulli, sono ben
equilibrati vocalmente tra di loro e risultano gradevoli. Ancora interessante
la scena dei fanciulli sospesi nella barca mentre indicano la strada verso il palazzo di Sarastro
ed apprezzabili tutti gli interpreti Il moro Monostatos è vivacemente interpretato da Cameron Becker, simpaticamente impegnato
nella seduzione di Pamina, mentre Roberto
Abbondanza da voce e prestanza al primo sacerdote.Papagena è interpretata da Elisabeth Breuer con l’agilità che il
ruolo impone, sia
vocalmente che ginnicamente in scena,
soprattutto nella parte delle vecchina invadente. Thomas
Tatzl
interpreta Papageno (come già nel 2014) e mantiene la stessa convinzione di
allora: prestante e atletico è buon attore e buon interprete, che sa far riamare
le ben note arie de “l’uccellatore”. Riserva voce ferma e sicura che usa con i
bei colori ed accattivante gestualità, con fraseggio chiarissimo. Il coro diretto da Claudio Fenoglio, si riconferma tra i migliori del panorama
operistico italiano. La Musica vince sempre.
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