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Roberto Ricci
Renzo Bellardone
Per narrare de ‘La Gioconda’ di Ponchielli, bisogna
subito dire che viene molto poco rappresentata, ma che contiene molti messaggi
che ben si attagliano anche certi tristi
aspetti della contemporaneità, come si evince dalla note di regia di Federico Bertolani
a cui null’altro riesco aggiungere: “i personaggi sono tragicamente caparbi,
seguono ciecamente le loro passioni… a discapito del realismo che li
circonda….le loro verità sono deboli e i sentimenti confusi. L’amore si
confonde con l’odio, il rispetto con la violenza, la legge con l’abuso di
potere..” La Gioconda, ricca di danze, tra cui la più celebre
‘Danza delle ore’ è a buon diritto considerata una Grand Opéra, con una
drammaturgia fortemente spettacolare e
ricca di colpi di scena. Sia la scrittura musicale che quella librettistica sono
degne di rilievo e, sottolineando la poca rappresentazione della stessa, si
evidenzia il merito della Fondazione Teatri di Piacenza, con le Fondazioni di
Modena e Reggio Emilia, per la proposta.
Il pubblico di melomani ha letteralmente preso d’assalto il Comunale dando una
chiave di lettura importante alle
direzioni artistiche: il ‘sold out’ non si fa esclusivamente con le opere di
repertorio, ma anche con messe in scena non abituali, ma curate in ogni
dettaglio e ricche di idee messe in pratica!!!
Questo forse il motivo della massiccia troupe televisiva per le riprese. La regia c’è! La scenografia c’è! E ci sono pure tutti gli altri elementi
indispensabili alla realizzazione di questa applauditissima ‘La Gioconda’. La
scenografia semplice, ma decisamente comunicativa realizzata da Andrea Belli, rispetta i quattro fondamentali elementi
naturali: il fuoco, che appare materialmente in scena, l’aria rappresentata dai vapori in trasparenza, la
terra su cui poggiano tutte le vicende e l’acqua che invade il
palcoscenico, come a Venezia invade e
contorna la città. La regia di Federico Bertolani è
curata in ogni particolare ed è evidente risultato di ampio studio sia della
vicenda, che dei singoli personaggi, che della partitura: ricca di movimento,
atteggiamenti e gestualità si avvale di pochi elementi scenici di forte
impatto. La coreografia curata da Monica
Casadei per e con la Compagnia
Artemis Danza è elemento
predominante e di assoluta efficacia per questa Grand Opéra, riuscendo ad
intervenire in completa contestualizzazione con la vicenda, rappresentandola coreograficamente con gusto contemporaneo e addirittura
acrobatico come nella succitata ‘danza delle ore’ dove ogni movimento ricorda
le lancette dell’orologio con capriole a uno o più danzatori, piuttosto che lo
scandire del tempo con movenze ritmate e cadenzate. I costumi di Valeria Donata Bettella,
sono indiscutibilmente belli, pertinenti
ed indossati con la necessaria naturale eleganza! Le luci ben disegnate da Fiammetta Baldisseri sono state
esaltate dai riflessi dell’acqua, che naturalmente ondeggianti sulle volute
dorate del soffitto, hanno creato suggestioni raffinate. L’Orchestra Regionale dell’Emilia
Romagna è stata diretta dal maestro concertatore e direttore Daniele Callegari, non certamente nuovo
a queste esperienze e che anche in Gioconda
ha saputo trarre delle belle emozioni con direzione attenta e chiara in
sinergia emozionale con i professori in buca e con gli artisti sul palco. Il Coro del Teatro Municipale di Piacenza,
ricco di molti elementi giovani, è stato diretto da Corrado Casati con dedizione e partecipazione ed altrettanto plauso
va a Mario Pigazzini direttore delle
Voci Bianche del Coro Farnesiano di
Piacenza. Il cast è di tutto rispetto e ritengo riguardoso rispettare l’ordine citato
in locandina, per raccontare dei singoli personaggi ed interpreti. La giovane Saioa Hernández è il
soprano nel ruolo del titolo: ascoltata per la prima volta oggi non si può restare indifferenti alla facilità
negli acuti ed alla espressività lirica! Davvero brava sotto ogni punto di
vista e sicuramente ne sentiremo parlare a lungo ed a breve !!! Francesco Meli è l’ambiguo Enzo
Grimaldo che ama Gioconda come una sorella, ma Laura come una focosa amante.
Nella vicenda, come quasi sempre nella vita, Enzo sceglie Laura che come in ogni melodramma
che si rispetti viene salvata dalla sicura morte che il marito tenta di mettere
in opera, dalla rivale Gioconda che si sacrifica per amore, seppur non
corrisposto, di Enzo. Francesco Meli non necessita certo di presentazioni
essendo a buon titolo uno dei migliori tenori del panorama internazionale:
nelle varie parti è rilevante la sua prestazione e dopo l’assolo
pregevole, il teatro viene invaso dal meritato applauso spontaneo e
sfrenato! Anna Maria Chiuri con il
ruolo di Laura Adorno supera addirittura
l’apprezzata interpretazione della zia principessa in Suor Angelica sostenuta
qualche tempo fa; con Laura diventa sensuale, bella e provocante prima e
desolata e rassegnata alla morte poi. La Chiuri è sempre rilevante per tono ed
espressività coloristica. Il libretto di Boito conferì tratti inusuali, sia nei versi che nella
drammaturgia riscontrabili ad esempio nel personaggio di Alvise Badoero
interpretato superbamente da Giacomo
Prestia che offre colore scuro
e tono imperioso inciso dalla carica
interpretativa. Agostina Smimmero in
‘la madre cieca’ è decisamente brava sia come espressività facciale e movenze
da non vedente che come vocalità: morbida emissione, arricchita da toni
lievemente scuri che esaltano, senza esagerazione, il racconto musicale di
questa povera donna scambiata addirittura per strega, forse per la sola
diversità consistente nella cecità. Il baritono rumeno Sebastian Catana, seppur all’inizio dell’opera viene annunciato
dalla direttrice artistica Cristina Ferrari di una improvvisa influenza, ha saputo superare l’indisposizione con una brillante
interpretazione di Barnaba: dentro e fuori l’acqua (sarà mica questo il motivo
del raffreddamento!?) canta con temperamento e sicurezza affascinante: voce
molto bella caratterizzata da facilità di emissione, colore scuro e di
temperamento invidiabile. Un sincero apprezzamento anche a Graziano
Dallavalle in Zuàne, Nicolò Donini
in un cantore, Lorenzo Izzo in Isèpo
e Simone Tansini in un pilota e
Barnabotto. La Musica vince sempre.
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