Foto: Teatro Coccia di Novara
Renzo Bellardone
A volte nella vita
si ricercano oggetti, arredi che con la
loro presenza ci rassicurino; così anche negli allestimenti teatrali, dove
talvolta si esagera con gli elementi di scena, quando l’opera in sé contiene
già tutti gli elementi per essere apprezzata! Il Nabucco di Pier Luigi Pizzi è
sfrondata di tutto e lascia che la superba eleganza della semplicità, la faccia
da padrone!
All’ouverture
entra in scena un candelabro a sette braccia portato dai ballerini, che poi si
affacciano, insieme al coro, sulla buca dell’orchestra e soddisfatti approvano
con sguardi e sorrisi la direzione della stessa. L’essenzialità, anzi il
minimalismo, appaiono immediatamente
quale dominante elemento scenico del
Nabucco che ci si appresta a vivere. La Musica è
stupenda e senza attimi di tregua, viene diretta dalla direttrice Gianna Fratta che in
totale femminilità esprime vigore e forza interpretativa con gesto molto ampio,
chiaro e ben definito che esprime con attenzione e rigorosa puntualità. Marko Mimica è Zaccaria, il gran pontefice degli
ebrei ed oltre a prestanza fisica esibisce con autorevolezza una voce possente
e corposa timbricamente più che rilevante. Enkhbat Amartuvshin, rivelazione di questa produzione, interpreta il ruolo del titolo con potenza,
armonia e colore con un fraseggio talmente chiaro da essere invidiato da interpreti
di lingua madre italiana (sono certo che ne sentiremo parlare). La
perfida Abigaille incontra Rebeka Lokar
che emette una potentissima vocalità e grande facilità negli acuti ed
incantevole nelle agilità che l’ha fatta apprezzare ancor più che in Turandot
recentemente al Regio di Torino. Le coreografie di Francesco Marzola sono semplici ed essenziali, quindi ben
attagliate all’insieme ed i costumi si avvalgono del nero e di un punto di
rosso che ritroveremo anche in altri momenti.
Regia, scene, luci e costumi sono di Pier Luigi Pizzi che fa della ricchezza semplice e dell’essenziale
prezioso i suoi punti di forza, riconfermandosi principe di eleganza e
raffinatezza. Ismaele,
è Tatsuya Takahashi, che
muovendosi con sicurezza sul palco
interpreta il nipote del re di Gerusalemma con voce curata ed interessante. Sofia Janelidze realizza Fenena con una
bella timbricità e facilità nei cambi di registro che risulta gradevolmente
vellutata anche nei toni più alti. Apprezzabili anche i ruoli minori: Anna,
interpretata significativamente da Madina
Karbeli, il gran Sacerdote dall’efficace
Daniele Cusari e Abdallo da Gjorgji Cuckovski Il coro
San Gregorio Magno diretto da Mauro
Rolfi ha offerto un ‘va pensiero’ decisamente
commovente anche grazie alla scelta di Pizzi di farlo cantare a bordo palco con
sipario nero alle spalle, eliminando ogni elemento che avrebbe potuto risultare
‘di troppo’ rispetto alla scrittura amata da tutto il mondo. La Musica vince sempre
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