Foto: Ramella&Gianesse - Teatro Regio di Torino
Renzo Bellardone
Rappresentata
in occasione del carnevale mantovano del 1607, ancora oggi è estremamente
piacevole vivere il racconto di Orfeo che per amore segue l’amata Euridice
all’Inferno, in una sorta di favolistica mitologia. La Musica è eterna e come
canta nel prologo di Orfeo “Io la Musica son, ch’a i dolci accenti so far
tranquillo ogni turbato core, et hor di nobil ira et hor d’amore, posso
infiammare le più gelate menti.” Poco importa
essere certi del fatto che l’Orfeo di Monteverdi sia realmente stata la prima
composizione operistica o se antecedenti potrebbero averne il merito; in ogni
caso è da quel 24 febbraio del 1607, data della prima rappresentazione a Palazzo
Ducale di Mantova che l’ardita opera viene rappresentata abitualmente nei
teatri d’opera ed in tutto il mondo viene ancora molto apprezzata. (Interessante
in proposito il commento di Marco Leo in apertura del libretto di Sala
dedicato). La narrazione
si svolge dai campi della Tracia e poi nell'Oltretomba; l’opera
inizia con una toccata strumentale ricca di fioritura di trombe e ritmati
tamburi che precedono l'entrata della Musica, rappresentante lo
"spirito della musica", che canta il celeberrimo prologo, anteprima
della sua stessa esaltazione: La Musica invita all’ascolto e poi enuncia le sue
abilità e talenti ….”so far tranquillo ogni turbato core” (facendo da subito
apprezzare il libretto di Alessandro Striggio. La messa in
scena torinese è particolare, seppur non innovativa, ma lascia qualche punto di
domanda sulle scelte scenografiche: se i prati fioriti sono deliziosamente
primaverili e le cupe scene agl’Inferi turbano, risulta di meno facile comprensione
l’installazione di enormi pannelli che, con una impennata di fantasia,
forse ricordano il Palazzo della Prima; anche per i costumi si è avuto lo
stesso atteggiamento, per le diverse epocalizzazioni e contestualizzazioni.
Trovate poco utilizzate
le luci, mentre rilevata la grande
efficacia della scena con la barca di
Caronte. Il Maestro Antonio
Florio, attento ricercatore e profondo conoscitore del repertorio barocco oltre
che fondatore della Cappella della Pietà dei Turchini è apprezzato anche in questa occasione per l’ampio e
significativo gesto, di lettura immediata e con risultati interessanti di scavo
ed esaltazione. La regia di Alessio Pizzech è piacevole ed attenta al
risultato d’insieme, coadiuvato dalle contemporanee ed audaci coreografie di Isa
Traversi che fa simulare amori saffici ed amori senza inibizioni – un plauso
sincero alle ballerine ed ai ballerini. Il cast è
certamente di livello e consono al repertorio a partire da Roberta
Invernizzi, grande interprete dell’epoca barocca, la quale nel ruolo della
Musica entra in scena per il celebre prologo, dove esprime immediatamente le
sue doti con timbricità e gradevolezza. Euridice viene interpretata da Francesca
Boncompagni fresca e squillante; Monica Bacelli con bei colori e
sicurezza interpretativa è La Messaggera che porta ad Orfeo la triste notizia
della morte di Euridice e poi La Speranza. Luigi De Donato è un superbo
Caronte che arriva a traghettare le anime su una barca stilizzata (che oserei
definire opera d’arte contemporanea e di grande efficacia scenica), trainata o
spinta dagli aiutanti del traghettatore che recuperano le anime e le caricano e
scaricano dalla barca; per tornare a De Donato va rimarcata la potente
emissione con colore molto scuro dai toni profondi e minacciosi. Parimenti
Plutone trova in Luca Tittolo un impareggiabile interprete che sfodera
una voce profonda e ricca di
autorevolezza. I vari interpreti dei pastori, spiriti e ninfe, come predetto
sono davvero bravi ed interessanti, riservando un accento per Fernando Guimaraes. Ed ora veniamo
a quella che per me è stata una rivelazione: Mauro Borgioni che in
Orfeo, esprime una notevole cifra interpretativa sotto ogni punti di vista: sia
in quanto attore, che cantante, dove affascina per calore e passione grazie alla gradevolezza della voce con toni
e colori di ricchezze ambrate, solcate da sfumature ramate. Sa stare in scena e
sa utilizzare al meglio lo strumento voce permeandola di rotondità e di forte
espressività. Il Coro,
grandemente presente in Orfeo, è sempre molto apprezzato anche sotto la nuova
direzione del Maestro Andrea Secchi. La Musica
vince sempre.
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.