Foto: Todd Rosenberg
RJ
Tra le opere
di Mozart La Clemenza di Tito è una di quelle che per più tempo ha incontrato
difficoltà ad entrare nel repertorio internazionale e quindi non è strano che
la Lyric Opera di Chicago l’abbia programmata solo una volta nella sua storia,
con un cast memorabile, nel 1989, formato da Gösta Winbergh (Tito),Tatiana
Troyanos (Sesto), Carol Vaness (Vitellia) y Susan Graham (Annio) sotto la
direzione di Sir Andrew Davis, incaricato anche di dirigere la rappresenrazione
finale della stagione 2013-14. Il titolare dell’orchestra ha dato una lettura
iniziale un po’ lenta e letargica in
alcuni momenti, con sfasamenti con la scena: però con il trascorrere della
recita si sono ritrovati brillantezza e una ampia gamma di colori orchestrali
soprattutto negli ottoni e nei fiati. La parte visiva dello spettacolo è stata
prodotta da Sir David McVicar ,
esportata dal Festival di Aix en Provence per il quale è stata concepita in
coproduzione con il Capitole di Toulouse e l’Opera di Marsiglia. Sono contate le
produzioni che provengono dall’Europa al 100 per 100 per scene e nella
concezione e questa era un po’ statica,
ed è stata gradita dal publlico più conservatore. Con un muro al fondo con
porte e finestre (replica dell’autentica parete del Palazzo Arcivescovile di
Aix, sede della rappresentazione), scale che salivano al lato destro, colonne
al lato opposto e un busto coperto dell’imperatore al centro, una sobria messa
in scena illuminata brillantemente, che ha regalato belle immagini tratte dalla
pittura di Jacques-Louis David. Gli eleganti costumi, in bianco e nero, si
riferivano al diciannovesimo secolo, e McVicar ha voluto creare personaggi
umani esaltando le relazioni tra di loro, la loro psicologia e i loro
sentimenti. Del tenore Mathew Polenzani, nel ruolo di Tito, è piaciuta
la chiarezza del suo canto, la brillantezza del timbro e la sua musicalità
anche se ha caratterizzato la sua interpretazione come un violento e poso
misurato personaggio. Il soprano Amanda Majeski ha interpretato con
naturalezza e disinvoltura Vitellia, a cui ha prestato una voce omogenea,
chiara e agile. Le maggiori attenzioni erano rivolte a Joyce DiDonato
che ha convinto per dedizione e compenetrazione con il personaggio di Sesto, e
che ha commosso profondamente in ogni sua Aria con il suo brillante e caldo
canto virtuoso. Il basso Christian Van
Horn è stato un Publio corretto con
la sua voce di timbro scuro; Emily Birsan
ha creato una fragile Servilia e il mezzosoprano Cecelia Hall ha mostrato entusiasmo e esaltazione cantando e
intepretando Annio.
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