Foto: Brescia & Amisano
Renzo Bellardone
Il
teatro d’opera è sovente crogiolo di esternazione di consensi e dissensi e
sovente di contestazioni, ma quando la produzione è inattaccabile e la
rappresentazione non ha punti deboli ecco che anche il severo teatro alla Scala
di Milano esplode in continui boati di consenso ed apprezzamento: questo è
successo alla Prima di “Les Troyens” di
Berlioz, con la direzione di Antonio
Pappano vigoroso ed
alternativamente delicato e sensibile; l’orchestra ha risposto al bel gesto di
Pappano che ha seguito il palcoscenico con la stessa cura e minuziosa
attenzione ed i risultati sono stati tangibili. La
narrazione è conosciuta fin dai banchi di scuola, ovvero la distruzione di
Troia e poi les troyens a Cartagine e
nell’immaginario collettivo un grande cavallo entra di notte in Troia per
liberare dal ventre i guerrieri che la distruggeranno. David Mc Vicar ha dato una lettura fedele e oltre il tempo,
mantenendo il simbolismo con efficacia straordinaria ed ecco quindi che entra
la grande testa del cavallo costruita con pistoni, ghiere e rotelle
metalliche (come poi il guerriero al
finale) ad occupare il palco ed invadere la scenografia di grande impatto e
funzionalità espressiva, creata da Es
Devlin ed esaltata dall’utilizzo emozionante delle luci disegnate da Wolfgang Gőbbel e riprese da Pia Virolainen. L’atemporalità è suggellata anche dai costumi di Moritz Junge . Questa
Grand Opera racchiude realmente tutti gli elementi che rendono il teatro
d’opera la forma più completa di spettacolo, infatti a completare la messa in scena
ed a valorizzarla han ben contribuito i danzatori ed acrobati, elementi non
integranti, ma coprotagonisti costruttivi di alcune scene chiave, ben diretti da Lynne Page. Il
canto ! Il cast è certamente costituito da voci
tra le migliori del panorama lirico ed attraverso una vibrante tensione
è stato raggiunto un diapason meraviglioso e brillante. Gregory Kunde, al
massimo del suo splendore vocale ha interpretato Enea con limpidezza arrotondata
ed armoniosa; amplificando così la
drammaticità interpretativa, ha creato un meraviglioso eroe. Cassandra
ha ancora una volta trovato in Anna
Caterina Antonacci la sua migliore
interprete: solenne e appassionata ha reso la complessa tragicità del
personaggio con grandi capacità d’attrice ed espressive timbricità vocali. La
regale ed innamorata Didone ha incontrato un habitat di altissimo livello in Daniela Barcellona che con la semplice
naturalezza che la contraddistingue, ha iniziato il suo personaggio con gioiosità affettuosa ,
trasformata poi in terribile delusione fino all’estremo sacrificio. Le
sfumature della voce hanno possentemente disegnato amore, sensualità e disperazione. Maria Radner ha
intepretato Anna con voce morbida e vellutata, mentre Chorèbe ha trovato vita
nei colori bruniti di Fabio Capitanucci .
Deciso ed imperioso Giacomo Prestia
in Narbal e decisamente poetico e descrittivo Shalva Mukeria in Iopas .Hylas è stato interpretato da un
accattivante Paolo Fanale , mentre Paola Gardina ha realizzato un
atletico, fresco e convincente Ascanio.
Piacevole reincontrare sul palco Elena
Zilio in Hecuba ed un convinto apprezzamento per ogni ruolo, ogni
interprete ed interpretazione. Grande
protagonista è stato anche il superbo coro della Scala che sotto la guida di Bruno Casoni ha toccato punte di
eccelsa bellezza. La
Musica vince sempre.
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