Ramón Jacques
Alcina di Handel. Parigi. Solo tre giorni dalla superba rappresentazione scenica dell’Alcina di Haendel all’Opera di Vienna (teatro poco abituato al repertorio barocco) che contava la presenza in buca dell’orchestra barocca Les Musiciens du Louvre-Grenoble sotto la bacchetta del direttore titolare Marc Minkowski, del suo coro e di un solido cast vocale, la compagnia si trasferiva nel tempio parigino della musica barocca, il Théatre des Champs Elysées, per offrire una emozionate esecuzione in forma di concerto di questa opera seria. Alcina è forse la più alta espressione del catalogo haendeliano, per la varietà musicale delle sue arie e la caratterizzazione psicologica dei personaggi e della sua tragica eroina. Per tanto, pochi movimenti accompagnavano la serie delle arie di bravura. Niente di meglio per interpretare il ruolo della protagonista del soprano Anja Harteros, che oggi si è indubbiamente appropriata del personaggio per presenza scenica, ambizione drammaturgica, timbrica sontuosa ed elegante, e un fraseggio morbidissimo e plasmato in ogni aria, soprattutto in “Dì, cor mio” e “Sì, son quella”. Il mezzosoprano Vesselina Kasarova ha cantato un buon Ruggiero, contrastato e ricco di sfumature, dominando con ammirabile agilità la parte, ma con una gestualità un po’ forzata nei movimenti e nell’aspetto. Il soprano argentino Verónica Cangemi ha deliziato per la purezza vocale manifestata nella sua celebre aria “Tornami a vagheggiar” e per il candore con cui ha interpretato il personaggio di Morgana. Kristina Hammarström ha realizzato con espressività e drammaticità il suo Bradamante, ma si sono notate alcune difficoltà a controllare la tessitura che compromettevano così l’emissione. Convincente la partecipazione del tenore Benjamin Bruns come Oronte e quella del basso Luca Tittoto come Melisso. Una simpatica curiosità è stata la presenza come Oberto di Shintaro Nakajima membro quattordicenne dei Wiener Sängerknaben. Sotto la direzione di Mark Minkowksi l’orchestra ha offerto una esecuzione luminosa, con suono corposo, omogeneo e una sensazione di leggerezza che proveniva dagli archi, dal cello e dal basso continuo.
Alcina di Handel. Parigi. Solo tre giorni dalla superba rappresentazione scenica dell’Alcina di Haendel all’Opera di Vienna (teatro poco abituato al repertorio barocco) che contava la presenza in buca dell’orchestra barocca Les Musiciens du Louvre-Grenoble sotto la bacchetta del direttore titolare Marc Minkowski, del suo coro e di un solido cast vocale, la compagnia si trasferiva nel tempio parigino della musica barocca, il Théatre des Champs Elysées, per offrire una emozionate esecuzione in forma di concerto di questa opera seria. Alcina è forse la più alta espressione del catalogo haendeliano, per la varietà musicale delle sue arie e la caratterizzazione psicologica dei personaggi e della sua tragica eroina. Per tanto, pochi movimenti accompagnavano la serie delle arie di bravura. Niente di meglio per interpretare il ruolo della protagonista del soprano Anja Harteros, che oggi si è indubbiamente appropriata del personaggio per presenza scenica, ambizione drammaturgica, timbrica sontuosa ed elegante, e un fraseggio morbidissimo e plasmato in ogni aria, soprattutto in “Dì, cor mio” e “Sì, son quella”. Il mezzosoprano Vesselina Kasarova ha cantato un buon Ruggiero, contrastato e ricco di sfumature, dominando con ammirabile agilità la parte, ma con una gestualità un po’ forzata nei movimenti e nell’aspetto. Il soprano argentino Verónica Cangemi ha deliziato per la purezza vocale manifestata nella sua celebre aria “Tornami a vagheggiar” e per il candore con cui ha interpretato il personaggio di Morgana. Kristina Hammarström ha realizzato con espressività e drammaticità il suo Bradamante, ma si sono notate alcune difficoltà a controllare la tessitura che compromettevano così l’emissione. Convincente la partecipazione del tenore Benjamin Bruns come Oronte e quella del basso Luca Tittoto come Melisso. Una simpatica curiosità è stata la presenza come Oberto di Shintaro Nakajima membro quattordicenne dei Wiener Sängerknaben. Sotto la direzione di Mark Minkowksi l’orchestra ha offerto una esecuzione luminosa, con suono corposo, omogeneo e una sensazione di leggerezza che proveniva dagli archi, dal cello e dal basso continuo.
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