Massimo Viazzo
La seconda puntata del Ring scaligero centra in pieno l’obiettivo. Spettacolo molto suggestivo quello allestito da Guy Cassiers al Teatro alla Scala di Milano per l’apertura della stagione 2010-2011. L’uso della tecnologia, peculiarità dell’arte di Cassiers, si trasforma in un potente mezzo per scandagliare le profondità della mente umana. Proiezioni, ombre, silhouette, globi girevoli, lance che calano dall’alto, strisce rosso sangue, installazioni che strizzano l’occhio all’arte contemporanea: tutto contribuiva a rendere questa Walküre molto stimolante (ma mai invasiva) dal punto di vista visuale. Per Cassiers Die Walküre è un’opera notturna. E nonostante gli ambienti fossero spesso scuri, i volti tormentati dei personaggi erano sempre in primo piano ben illuminati dalle luci manovrate con maestria da Enrico Bagnoli. Superlativo l’esito musicale con un Daniel Barenboim in stato di grazia. La sua visione così lirica, intimistica, quasi “tristaniana” dell’opera ha convinto tutti coadiuvato da un’orchestra in ottima forma (che morbidezza gli archi!). E il cast è parso uno dei migliori che oggi si possano ascoltare. Nina Stemme è stata una Brünnhilde smagliante, dalla voce ferma, sicura, ma anche espressiva e toccante nel suo lungo duetto del terzo atto con Wotan, un robusto ed energico Vitalij Kowaljow, subentrante all’inizio di questa produzione al previsto René Pape. Waltraud Meier non finisce di stupire. La sua Sieglinde ancora una volta ha commosso! Certo, la voce della cantante tedesca non è parsa sempre impeccabile nel registro più acuto, ma l’artista è impagabile per presenza scenica e carisma drammatico. Molto brava Ekaterina Gubanova, una Fricka autorevole dalla voce ben proiettata mentre Simon O’Neill era un Siegmund di voce chiara, di linea corretta e buona tenuta complessiva. Ricordo, infine, che John Tomlinson ha soltanto accennato la parte di Hunding a causa di un grave abbassamento di voce annunciato prima della recita. Grande successo ed ovazioni per tutti.
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