Credito: Foto Alfredo Tabocchini- Sferisterio Opera, Macerata
Giosetta Guerra
La stagione 2009 si è inaugurata al Teatro Lauri Rossi con un nuovo allestimento del Don Giovanni di Mozart, proposto nella versione viennese del 1788. Pier Luigi Pizzi ha costruito una scatola scenica fortemente prospettica, con fondali, pareti e soffitti a specchio che ampliano gli spazi e riflettono l'immagine dei personaggi in ogni loro azione, anche quelle più private come il vestirsi e lo svestirsi, al centro ha posizionato un grande letto bianco quasi onnipresente che era il luogo principe dell’azione ed ha inventato un balletto di sipari rossi che si muovono in varie direzioni per il cambio veloce degli ambienti, dovutamente circostanziati e credibili, anche se non strettamente fedeli al libretto. Gli spazi allargati e approfonditi, le immagini fittizie perché riflesse, il brillio moltiplicato dei colori e delle luci rappresentano le nostre illusioni. Nel mio immaginario ho provato a sostituire i sipari rossi con tutti specchi e il balletto degli specchi mi ha dato maggiormente l’idea dell’illusione e dell’inganno, perché crea un gran tourbillon nella testa. Magnifica l’idea di uno spazio aperto nel sottopalco per celare o far scivolare le persone che non vogliono mostrarsi e per inghiottire Don Giovanni trascinato e dilaniato da fameliche Erinni nude. Spettacolare l’uso del mantello rosso fatto roteare da Leporello. Sul piano musicale è mancata la tinta mozartiana. Il direttore Riccardo Frizza, alla guida dell’Orchestra Regionale delle Marche ha calcato la mano sulle sonorità e sulle scansioni, eludendo il mistero, il brivido, il sarcasmo, la passione, l’ironia, la giocosità, la seriosità, la paura, la leggerezza, la canzonatura, l’istintività, il diabolico, che nel Don Giovanni si intersecano, si inseguono, si alternano, si amalgamano. Sul piano vocale c’è stata una gara di voci che non ha favorito l’attuazione della linea mozartiana di canto. Don Giovanni e Leporello sono due giovani vivaci e spensierati che mostrano spesso le loro nudità, fin dove è possibile ovviamente, ed essendo interpretati da due bei ragazzi come Ildebrando D’Arcangelo e Andrea Concetti, la visione è proprio gradevole. D’Arcangelo presenta un Don Giovanni goliardico, che sprigiona eros da tutti i pori, appiccica tutte le donne al muro inondandole di effusioni amorose e oltre, circuisce l’una e in attesa che quella si riprenda sbaciucchia l’altra, a Zerlina infila una mano su su sotto la gonna per farla capitolare, insomma è un gran pomicione che si vuole divertir, il classico tipo che “dove non arriva ci butta il cappello” e, “bello e impossibile con quello sguardo e quella bocca da baciare” come canta Gianna Nannini, nessuna gli resiste. Ma anche Leporello si dà da fare e così tutte le coppie invitate alle nozze di Zerlina, che, anche lei, non è uno stinco di santo e sa come prendere Masetto. Scene stuzzicanti sul grande letto ci sono anche per loro e sul letto si svolgono anche molti dialoghi tra il Don e Leporello Intelligente scegliere il modo più naturale per l’ingresso del Commendatore che viene a cena: camminare. D’Arcangelo, scattante ed elastico sulla scena, è un bravo artista e un bravo interprete. Ha una valanga voce, densa, scura, possente, ampia, estesa, rotonda, bellissima, che sa anche ammorbidire (“Deh, vieni alla finestra”), ma che a volte usa in modo irruento (“Fin ch’han del vino”). D’Arcangelo ha detto di essere stato fregato dall’acustica del teatro che non conosceva e poi lui è ai primi Don Giovanni e avrà modo di perfezionarsi. La pasta c’è in ogni senso. Andrea Concetti veste alla perfezione i panni di Leporello: mobilissimo nell’azione, incisivo nell’interpretazione, bravissimo nel canto, è un artista provetto, dotato di voce poderosa, grande e maestosa, di una mimica facciale e di un’agilità gestuale sorprendenti. il soprano greco Myrtò Papatanasiu (Donna Anna) e il tenore americano Marlin Miller (Don Ottavio) sono troppo rabbiosi nel canto, la voce c’è ed è di bel timbro, ma è quasi sempre usata sul forte e sul gridato, lei usa ogni tanto la messa di voce e i filati, lui prova con le mezze voci ma esce il singhiozzo e la tinta mozartiana resta dietro le quinte, perché non c’è neanche in orchestra. Donna Elvira entra con valigia, borsa e cappello e, mentre lei inveisce contro Don Giovanni, lui e Leporello si rotolano nello spazio segreto del sottopalco. In questo ruolo Carmela Remigio si esprime con voce vibrante, estesa, ricca di armonici e con accento pungente e aggressivo, è agile ma più spessore avrebbe dato più energia al canto. La vocalità più mozartiana ce l’ha Manuela Bisceglie (Zerlina), un soprano pulito e melodioso con bei trilli e giusta linea di canto William Corrò è un bravo e agile Masetto, Enrico Iori (il Commendatore) non è un basso profondo, ma canta bene. Molto belli i costumi, rossi poi neri per Don Giovanni, bianchi per Leporello ed Elvira, bianchi poi neri per Anna e Ottavio, colori pastello per gli altri, nero e giallo per le maschere, nero per i servitoriI movimenti coreografici sono di Roberto Pizzuto, le luci sono di Sergio Rossi. Lo spettacolo ha riscosso il gradimento del pubblico.
Giosetta Guerra
La stagione 2009 si è inaugurata al Teatro Lauri Rossi con un nuovo allestimento del Don Giovanni di Mozart, proposto nella versione viennese del 1788. Pier Luigi Pizzi ha costruito una scatola scenica fortemente prospettica, con fondali, pareti e soffitti a specchio che ampliano gli spazi e riflettono l'immagine dei personaggi in ogni loro azione, anche quelle più private come il vestirsi e lo svestirsi, al centro ha posizionato un grande letto bianco quasi onnipresente che era il luogo principe dell’azione ed ha inventato un balletto di sipari rossi che si muovono in varie direzioni per il cambio veloce degli ambienti, dovutamente circostanziati e credibili, anche se non strettamente fedeli al libretto. Gli spazi allargati e approfonditi, le immagini fittizie perché riflesse, il brillio moltiplicato dei colori e delle luci rappresentano le nostre illusioni. Nel mio immaginario ho provato a sostituire i sipari rossi con tutti specchi e il balletto degli specchi mi ha dato maggiormente l’idea dell’illusione e dell’inganno, perché crea un gran tourbillon nella testa. Magnifica l’idea di uno spazio aperto nel sottopalco per celare o far scivolare le persone che non vogliono mostrarsi e per inghiottire Don Giovanni trascinato e dilaniato da fameliche Erinni nude. Spettacolare l’uso del mantello rosso fatto roteare da Leporello. Sul piano musicale è mancata la tinta mozartiana. Il direttore Riccardo Frizza, alla guida dell’Orchestra Regionale delle Marche ha calcato la mano sulle sonorità e sulle scansioni, eludendo il mistero, il brivido, il sarcasmo, la passione, l’ironia, la giocosità, la seriosità, la paura, la leggerezza, la canzonatura, l’istintività, il diabolico, che nel Don Giovanni si intersecano, si inseguono, si alternano, si amalgamano. Sul piano vocale c’è stata una gara di voci che non ha favorito l’attuazione della linea mozartiana di canto. Don Giovanni e Leporello sono due giovani vivaci e spensierati che mostrano spesso le loro nudità, fin dove è possibile ovviamente, ed essendo interpretati da due bei ragazzi come Ildebrando D’Arcangelo e Andrea Concetti, la visione è proprio gradevole. D’Arcangelo presenta un Don Giovanni goliardico, che sprigiona eros da tutti i pori, appiccica tutte le donne al muro inondandole di effusioni amorose e oltre, circuisce l’una e in attesa che quella si riprenda sbaciucchia l’altra, a Zerlina infila una mano su su sotto la gonna per farla capitolare, insomma è un gran pomicione che si vuole divertir, il classico tipo che “dove non arriva ci butta il cappello” e, “bello e impossibile con quello sguardo e quella bocca da baciare” come canta Gianna Nannini, nessuna gli resiste. Ma anche Leporello si dà da fare e così tutte le coppie invitate alle nozze di Zerlina, che, anche lei, non è uno stinco di santo e sa come prendere Masetto. Scene stuzzicanti sul grande letto ci sono anche per loro e sul letto si svolgono anche molti dialoghi tra il Don e Leporello Intelligente scegliere il modo più naturale per l’ingresso del Commendatore che viene a cena: camminare. D’Arcangelo, scattante ed elastico sulla scena, è un bravo artista e un bravo interprete. Ha una valanga voce, densa, scura, possente, ampia, estesa, rotonda, bellissima, che sa anche ammorbidire (“Deh, vieni alla finestra”), ma che a volte usa in modo irruento (“Fin ch’han del vino”). D’Arcangelo ha detto di essere stato fregato dall’acustica del teatro che non conosceva e poi lui è ai primi Don Giovanni e avrà modo di perfezionarsi. La pasta c’è in ogni senso. Andrea Concetti veste alla perfezione i panni di Leporello: mobilissimo nell’azione, incisivo nell’interpretazione, bravissimo nel canto, è un artista provetto, dotato di voce poderosa, grande e maestosa, di una mimica facciale e di un’agilità gestuale sorprendenti. il soprano greco Myrtò Papatanasiu (Donna Anna) e il tenore americano Marlin Miller (Don Ottavio) sono troppo rabbiosi nel canto, la voce c’è ed è di bel timbro, ma è quasi sempre usata sul forte e sul gridato, lei usa ogni tanto la messa di voce e i filati, lui prova con le mezze voci ma esce il singhiozzo e la tinta mozartiana resta dietro le quinte, perché non c’è neanche in orchestra. Donna Elvira entra con valigia, borsa e cappello e, mentre lei inveisce contro Don Giovanni, lui e Leporello si rotolano nello spazio segreto del sottopalco. In questo ruolo Carmela Remigio si esprime con voce vibrante, estesa, ricca di armonici e con accento pungente e aggressivo, è agile ma più spessore avrebbe dato più energia al canto. La vocalità più mozartiana ce l’ha Manuela Bisceglie (Zerlina), un soprano pulito e melodioso con bei trilli e giusta linea di canto William Corrò è un bravo e agile Masetto, Enrico Iori (il Commendatore) non è un basso profondo, ma canta bene. Molto belli i costumi, rossi poi neri per Don Giovanni, bianchi per Leporello ed Elvira, bianchi poi neri per Anna e Ottavio, colori pastello per gli altri, nero e giallo per le maschere, nero per i servitoriI movimenti coreografici sono di Roberto Pizzuto, le luci sono di Sergio Rossi. Lo spettacolo ha riscosso il gradimento del pubblico.
VERSIÓN EN ESPAÑOL
La temporada 2009 se inauguró en el Teatro Lauro Rossi con una nueva producción de Don Giovanni de Mozart, ofrecida en la versión vienesa de 1788. Pier Luigi Pizzi construyó una caja escénica con visión perspectiva, con cortina al fondo, paredes y cielos de espejos que ampliaron los espacios y reflejaron las imágenes de los personajes en cada acción, también las más privadas como el vestirse y desvestirse. En el centro colocó una gran cama blanca casi omnipresente que fue el lugar principal de la acción, e inventó un ballet de cortinas rojas que se movían en varias direcciones con el cambio veloz de los ambientes, debidamente circunstanciados y creíbles, aunque no estrictamente fieles al libreto. Los espacios alargados y profundos, las imágenes ficticias de los reflejos, el brillo multiplicado de los colores y las luces representaron las ilusiones para el espectador. En el plano musical faltó la tinta mozarteana. El director Riccardo Frizza a la cabeza de la Orchestra Regionale delle Marche trasladó la mano hacia la sonoridad y la enunciación, eludiendo el misterio, el escalofrio, el sarcasmo, la pasión, la ironía, la jocosidad, la seriedad, el miedo, la ligereza, la burla, la instintiva, y la maldad, que en Don Giovanni se encuentran, se persiguen, se alternan y se amalgaman. El plano vocal se dio una competencia de voces que no favoreció la actuación de la linea mozarteana de canto. Don Giovanni y Leporello fueron dos jóvenes vivaces y desconsiderados que mostraron frecuentemente su desnudez, donde fue posible obviamente, siendo interpretados por dos apuestos jóvenes como Ildebrando D’Arcangelo y Andrea Concetti, que a la vista fueron agradables. D’Arcangelo presentó un Don Giovanni goliardesco, que emitió eros de todos los poros, pegando a todas las mujeres a los muros e inundándolas de efusión amorosa. Es un buen artista e interprete. Posee una voz densa, oscura, potente, amplia, pareja, rotonda, bella, que sabe suavizar (“Deh, vieni alla finestra”), pero que en ocasiones utiliza de modo impetuoso (“Fin ch’han del vino”). Andrea Concetti viste a la perfección el papel de Leporello: móvil en la acción, incisivo en la interpretación, audaz en el canto, es un artista dotado de una voz poderosa, grande y majestosa, de una mímica facial y una agilidad gestual sorprendente. La soprano griega Myrtò Papatanasiu (Donna Anna) y el tenor americano Marlin Miller (Don Ottavio) estuvieron muy violentos en el canto, sus voces tienen buenos timbres, pero casi siempre utilizadas en canto fuerte o gritado. Ella utiliza por momentos la media voz y los filados, el intentó cantar con la media voz que salió sollozada y la tinta mozarteana quedo atrás. En el papel de Donna Elvira, Carmela Remigio se expresó con voz brillante, pareja, rica en armónicos con acento punzante y agresivo, es ágil pero mayor espesor habría dado más energía al canto. La vocalidad mozarteana la tuvo Manuela Bisceglie (Zerlina), una afinada y melodiosa soprano con bellos trinos y justa línea de canto. William Corrò fue un buen y agil Masetto, Enrico Iori (Commendatore) que sin ser un bajo profundo cantó bien. Muy bellos los vestuarios, rojos después negros para Don Giovanni, blancos para Leporello y Elvira, blancos y negros para Anna y Ottavio, y colores pastel para los otros. Los movimientos coreográficos fueron de Roberto Pizzuto, y la iluminación de Sergio Rossi.
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