Foto: Laura Polverelli, Roberto de Candia, Maria José Moreno, Yijie Shi.
Credito: Studio Amati Bacciardi- Rossini Opera Festival
Giosetta Guerra
Se avete ancora nella mente e nelle orecchie il conte Ory di Rockwell Blake (Pesaro 1984, Torino 1999) e quello di Juan Diego Florez (Pesaro 2003), scordatevelo, perché quello di Yijie Shi non ne è neanche una fotocopia sbiadita. Ma non facciamo confronti, ogni epoca passa e va. Il Rossini Opera Festival 2009 di Pesaro ha affidato il ruolo del conte a un allievo dell’Accademia Rossiniana 2008, il giovanissimo e minuto tenore cinese Yijie Shi, ancora privo di esperienza, ma munito di buona volontà e soprattutto di coraggio per debuttare un ruolo così arduo. Il tenore non brilla né per presenza scenica, ma è un bravo attore, né per doti vocali e tecniche, ma ce l’ha messa tutta. Il timbro della voce non è bello, il volume è limitato, i suoni sono un po’ stretti in gola, ma gli acuti e i sovracuti sono svettanti (“Que les destins prospères”), la dizione è corretta e chiara, ma manca ancora il funambolismo dell’emissione. Facciamolo crescere. Spicca invece per bella voce Maria Josè Moreno (la contessa Adèle), voce squillante e comunicativa negli acuti luminosi, flessibile e capace di piegarsi a lunghi filati sonori e a dolenti mezze voci (aria dammatica “En proie à la tristesse”), scintillante e sicura nelle belle scale discendenti e nelle agilità con trilli e gorgheggi anche in posizione distesa. Non le è da meno il basso Lorenzo Ragazzo (le Gouverneur), con la fascia da Governatore e le scarpe celesti, che esibisce note gravi profonde. L’aria “Veiller sans cesse” con agilità e sbalzi da un registro all’altro è eseguita con tempi dilatati. Nel ruolo en travesti di Isolier Laura Polverelli dimostra sicurezza in palcoscenico ed evidenzia un bel timbro di mezzosoprano, ma svetta in modo poco controllato. Il bravo baritono Roberto De Candia (Raimbaud) ha un apprezzabile mezzo vocale, agile e ben gestito. Natalia Gavrilan (Ragonde) è un mezzosoprano che stringe un po’ i suoni, Rinnat Moriah è Alice. Le parti d’insieme sono veramente scintillanti, di rara bellezza le pagine corali femminili cantate meravigliosamente. Il Coro da Camera di Praga, preparato da Lubomír Mátl, pur non essendo folto, è di una potenza sonora incredibile. Grande frizzo in orchestra con i virtuosismi dei violini, orchestra che si gonfia in sonorità più robuste nei concertati, ma si fa morbida e flessuosa coi languori della contessa e nel terzetto finale Isolier-Ory-Contessa, e perfino straniante nella scena del temporale, c’è un vero terremoto in orchestra e anche in palcoscenico dove due lampadari oscillano fortemente e un gruppo di donne è in posizione di preghiera. L’Orchestra del Teatro Comunale di Bologna è diretta da Paolo Carignani. L’allestimento scenico di Lluis Pasqual è quello già presentato a Pesaro nel 2003, ambientato in un ipotetico Grand Hotel Rossini, impreziosito di tendaggi rossi e specchi, lampadari a gocce di cristallo di varie forme, tavoli ovali che, per metà nascosti sotto la tenda, diventano consolles. Di Pasqual è anche la regia che riesce ad equilibrare il comico con il licenzioso con trovate sceniche esilaranti: travestimenti, goliardate, alternanza tra sacro e profano, la contessa presentata su un tavolo come la statua della Madonna addolorata, uomini in mutandoni bianchi con la tonaca nera delle suore foderata di lustrini che alternano una bevuta con una finta preghiera, scambi di persone per burlare il burlador, animazioni in trasparenza e a sipario aperto, tutto con l’aiuto delle belle luci dello stesso Pasqual e di Wolfgang Von Zoubek, che sparano sui bianchi per renderli più bianchi e si tingono di colori caldi nelle scene più osées. Bellissimi i costumi, sia quelli eleganti sia quelli monacali con paillettes sempre ideati da Lluis Pasqual. Un’opera di gran divertimento con gran parte della musica arcinota del Viaggio a Reims.
VERSIÓN EN ESPAÑOL
El Rossini Opera Festival 2009 de Pesaro le encomendó el papel del conde a un estudiante de la Accademia Rossiniana 2008, el jovencísimo y diminuto tenor chino Yijie Shi, privado de experiencia, pero lleno de buena voluntad sobretodo para debutar un papel tan arduo. El tenor no brilló por presencia escénica, pero no es mal actor, tampoco por dotes vocales y técnica. El timbre de su voz no es bello, y su volumen fue limitado, pero sus agudos y sobreagudos fueron sobresalientes en el aria “Que les destins prospères”, pero es un interprete que tendremos que dejarlo crecer. Por otra parte, resaltó la bella voz de María José Moreno (la condesa Adèle), que fue “squillante” y comunicativa en los luminosos agudos, flexible, y capaz de plegarse a largos filados sonoros y penetrante media voz, que fue brillante y segura en las hermosas escalas descendentes. No fue menos el bajo Lorenzo Ragazzo (le Gouverneur), con la banda de gobernador y el calzado celeste, exhibiendo notas graves y profundas. En el papel en trasvesti de Isolier, Laura Polverelli demostró seguridad en escena y evidenció un hermoso timbre de mezzosoprano, aunque poco controlado en los agudos. El buen barítono Roberto De Candia (Raimbaud) posee un apreciable medio vocal, ágil y bien administrado y Natalia Gavrilan (Ragonde) es una mezzosoprano que presiona un poco el sonido. Rinnat Moriah fue Alice. Los papeles secundarios, estuvieron verdaderamente lucidos, así como de rara belleza estuvieron las partes corales femeniles que fueron cantadas de maravilla. El coro de Cámara de Praga, dirigido por Lubomír Mátl, mostró una potencia sonora increíble. Se escucharon los virtuosos violines, de una orquesta que se infló con robusta sonoridad en los concertantes, y se hizo más suave y flexible con la languidez de la condesa y en el terceto final. La orquesta del Teatro Comunal de Bolonia, en esta ocasión, fue dirigida por Paolo Carignani. La puesta escénica de Lluis Pasqual, vista en Pesaro en el 2003, se ambientó en un hipotético Grand Hotel Rossini, arreglado con cortinas rojas y espejos, y candelabros de cristal de varias formas y mesas ovaladas. Pasqual se encargó también de la regia, en la que pudo equilibrar lo cómico con lo licencioso, con ocurrencias escénicas exhilarantes, y una alternancia entre lo sacro y lo profano, como la condesa presentada sobre una mesa como la estatua de la madona dolorosa, cambios de personajes para burlar al burlador, y todo esto con la ayuda de la iluminación del propio Pasqual y de Wolfgang Von Zoubek, y con agraciados vestuarios. Una opera divertida con gran parte de la música de Viaggio a Reims.
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