Massimo Viazzo
E’ cominciata l’avventura del nuovo Ring scaligero con un Rheingold che certamente farà discutere, ma che indubbiamente ha detto una parola nuova nella storia della drammaturgia del teatro wagneriano. Il regista belga Guy Cassiers, per la prima volta alle prese con un’opera lirica, ha vinto la scommessa! La sua idea di separare il corpo dalla voce e dalle idee è parsa davvero innovativa e sulla scena accanto ai cantanti abbiamo assistito ad un avvicendarsi di mimi e danzatori di volta in volta impegnati a rendere la fisicità di Wotan, Fricka o Loge, oppure irretiti dal mondo nibelungico - e quindi loro stessi elmo magico, ad esempio - guidati con mano sapiente da Sidi Larbi Cherkaoui che ha coordinato una serie di movimenti coreografici studiatissimi e tecnicamente arditi. Interessante anche l’uso delle proiezioni sullo sfondo che stratificavano ulteriormente il messaggio. Riuscitissima in tal senso la prima scena dell’opera con un Alberich attratto da ragazze-immagine, sfuggenti e incorporee come le webcam girls. La leggerezza che Cassiers ha saputo infondere nella partitura wagneriana - ad esempio negli intermezzi musicali tra una scena e un’altra, resi visivamente corporei dagli straordinari danzatori della compagnia Eastman di Antwerpen - ha trovato una inaudita corrispondenza nella direzione di Daniel Barenboim, davvero bravo a non sovraccaricare mai il tessuto orchestrale, sempre agile, trasparente, dinamico. Anche la parte vocale dello spettacolo è stata d’ottimo livello, a cominciare dal Wotan amaro e pessimista di René Pape (al suo debutto nel ruolo qui a Milano) reso con emissione sicura e solidità d’accento.
Ma anche il sinuoso, viscido, manipolatore Loge di Stephan Rügamer, ottimo fraseggiatore, il duro, aggressivo e scenicamente energico Alberich di Johannes Martin Kränzle e il Mime non soltanto piagnucoloso e di voce ben proiettata di Wolfgang Ablinger-Sperrhacke hanno saputo strappare alla fine della recita un lungo e meritatissimo applauso del pubblico. Ancora carismatiche, più scenicamente che vocalmente però, Doris Soffel (Fricka) e Anna Larsson, un’Erda di timbro comunque suadente. Non più che corretta, invece, la Freia di Anna Samuil, mentre molto ben affiatate sono parse le tre Rheintochter di Aga Mikolaj, Maria Gortsevskaya e Marina Prudenskaya. Insomma, un “Prologo” che fa ben sperare. E Die Walküre è già dietro l’angolo… La “Prima Giornata” del Ring, infatti, inaugurerà la prossima stagione del Teatro alla Scala il 7 dicembre 2010.
E’ cominciata l’avventura del nuovo Ring scaligero con un Rheingold che certamente farà discutere, ma che indubbiamente ha detto una parola nuova nella storia della drammaturgia del teatro wagneriano. Il regista belga Guy Cassiers, per la prima volta alle prese con un’opera lirica, ha vinto la scommessa! La sua idea di separare il corpo dalla voce e dalle idee è parsa davvero innovativa e sulla scena accanto ai cantanti abbiamo assistito ad un avvicendarsi di mimi e danzatori di volta in volta impegnati a rendere la fisicità di Wotan, Fricka o Loge, oppure irretiti dal mondo nibelungico - e quindi loro stessi elmo magico, ad esempio - guidati con mano sapiente da Sidi Larbi Cherkaoui che ha coordinato una serie di movimenti coreografici studiatissimi e tecnicamente arditi. Interessante anche l’uso delle proiezioni sullo sfondo che stratificavano ulteriormente il messaggio. Riuscitissima in tal senso la prima scena dell’opera con un Alberich attratto da ragazze-immagine, sfuggenti e incorporee come le webcam girls. La leggerezza che Cassiers ha saputo infondere nella partitura wagneriana - ad esempio negli intermezzi musicali tra una scena e un’altra, resi visivamente corporei dagli straordinari danzatori della compagnia Eastman di Antwerpen - ha trovato una inaudita corrispondenza nella direzione di Daniel Barenboim, davvero bravo a non sovraccaricare mai il tessuto orchestrale, sempre agile, trasparente, dinamico. Anche la parte vocale dello spettacolo è stata d’ottimo livello, a cominciare dal Wotan amaro e pessimista di René Pape (al suo debutto nel ruolo qui a Milano) reso con emissione sicura e solidità d’accento.
Ma anche il sinuoso, viscido, manipolatore Loge di Stephan Rügamer, ottimo fraseggiatore, il duro, aggressivo e scenicamente energico Alberich di Johannes Martin Kränzle e il Mime non soltanto piagnucoloso e di voce ben proiettata di Wolfgang Ablinger-Sperrhacke hanno saputo strappare alla fine della recita un lungo e meritatissimo applauso del pubblico. Ancora carismatiche, più scenicamente che vocalmente però, Doris Soffel (Fricka) e Anna Larsson, un’Erda di timbro comunque suadente. Non più che corretta, invece, la Freia di Anna Samuil, mentre molto ben affiatate sono parse le tre Rheintochter di Aga Mikolaj, Maria Gortsevskaya e Marina Prudenskaya. Insomma, un “Prologo” che fa ben sperare. E Die Walküre è già dietro l’angolo… La “Prima Giornata” del Ring, infatti, inaugurerà la prossima stagione del Teatro alla Scala il 7 dicembre 2010.
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