Foto: Arnaldo Colombaroli / Teatro Colón
Ramón Jacques
Dopo quattro anni di chiusura per diversi restauri, il Teatro colón di Buenos Aires, uno dei teatri più emblematici della lirica mondiale, ha riaperto i battenti e ha scelto La Bohème di Puccini. La relazione tra il compositore di Lucca e l’Argentina fu molto stretta, perché la maggior parte delle sue opere fu rappresentata in questo paese solo alcuni mesi dopo le rispettive prime mondiali. Puccini viaggiò di persona in Argentina nel 1905, dove presenziò a diverse messe in scena delle sue opere, e fu in Argentina che realizzò la revisione definitiva e la sua rappresentazione di Edgar, la sua prima opera. Per l’occasione della riapertura del teatro, la Fondazione Giacomo Puccini e il Comune di Lucca hanno offerto nel foyer un’interessante e completa esposizione di copie di documenti, partiture e fotografie di Puccini, di Lucca e del suo viaggio in Argentina. La serata a cui abbiamo assitito era una produzione concepita da Hugo de Ana, regista che giocava in casa, che ha dato una visione realista e molto estetizzante di Parigi e del periodo in cui si svolgono i fatti dell’opera, con delle scenografie enormi. I costumi e le luci, sempre di de Ana, accentuavano l’effetto lugubre e triste che avvolge l’opera, e tuttavia, dal punto di vista dell’azione scenica, se eccettuiamo il movimentato secondo atto dove addirittura una banda marziale ha attraversato il teatro tra il pubblico, negli altri atti si svolgeva in spazi ridotti, limitando e rendendo scomodi i movimenti dei cantanti.
Ramón Jacques
Dopo quattro anni di chiusura per diversi restauri, il Teatro colón di Buenos Aires, uno dei teatri più emblematici della lirica mondiale, ha riaperto i battenti e ha scelto La Bohème di Puccini. La relazione tra il compositore di Lucca e l’Argentina fu molto stretta, perché la maggior parte delle sue opere fu rappresentata in questo paese solo alcuni mesi dopo le rispettive prime mondiali. Puccini viaggiò di persona in Argentina nel 1905, dove presenziò a diverse messe in scena delle sue opere, e fu in Argentina che realizzò la revisione definitiva e la sua rappresentazione di Edgar, la sua prima opera. Per l’occasione della riapertura del teatro, la Fondazione Giacomo Puccini e il Comune di Lucca hanno offerto nel foyer un’interessante e completa esposizione di copie di documenti, partiture e fotografie di Puccini, di Lucca e del suo viaggio in Argentina. La serata a cui abbiamo assitito era una produzione concepita da Hugo de Ana, regista che giocava in casa, che ha dato una visione realista e molto estetizzante di Parigi e del periodo in cui si svolgono i fatti dell’opera, con delle scenografie enormi. I costumi e le luci, sempre di de Ana, accentuavano l’effetto lugubre e triste che avvolge l’opera, e tuttavia, dal punto di vista dell’azione scenica, se eccettuiamo il movimentato secondo atto dove addirittura una banda marziale ha attraversato il teatro tra il pubblico, negli altri atti si svolgeva in spazi ridotti, limitando e rendendo scomodi i movimenti dei cantanti.
Per ciò che riguarda l’aspetto musicale, bisogna dire che l’acustica strepitosa che ha sempre caratterizzato questa sala sembra intatta, e da questo ha tratto vantaggio il cast, capitanato dal soprano argentino Virginia Tola, che ha dato vita a una fragile e simpatica Mimì, molto spiritosa, sfoggiando un timbro chiaro, brillante e omogeneo. Il tenore Marius Manea è stato un Rodolfo dal colore caldo, generoso e musicale, sebbene gli siano mancate a volte una maggiore mobilità e adesione emotiva al personaggio. Il baritono Marco Caria ha mostrato buone qualità sia vocali che attoriali per quanto riguarda il ruolo di Marcello. Da parte sua, il soprano statunitense Nicole Cabell ha sovraccaricato il carattere della capricciosa Musetta, ma vocalmente era precisa e convincente. Il resto del cast era completato dal basso russo Denis Sedov, un Colline dall voce scura e profonda, e dal vivace e divertente Schaunard del baritono argentino Omar Carrión, che ha esibito un canto sicuro nell’emissione, nell’espressione e nel timbro. Il resto del cast completava il tutto con un buon risultato. Il maestro milanese Stefano Ranzani ha concertato l’orchestra con allegria, cavandone suoni e fraseggi compatti e uniformi.
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