Ramón Jacques
Emozionante è stato il concerto della Kammerorchestrer Basel presentato per l’associazione Mozarteum Argentinaoen al Teatro Coliseo de Buenos Aires, un antico teatro che doveva essere demolito e fu infine acquistato, e appartiene, al governo italiano. L’orchestra ha offerto un programma contrastante con opere moderne e classiche che ha avuto inizio con la esecuzione delle Sei Danze Rumene BB 76 di Béla Bartók, un compositore che si interessò alla musica connessa con l’identità nazionale per una rivendicazione patriottica, un carattere musicale trovato nella popolazione rumena che viveva in Ungheria. Le danze, che affrontano diversi sentimenti con la caricata musicalità della musica gitana, erano dinamiche nel Jocul cu Bata (Allegro moderato), malinconiche e tristi nel Bracul (Allegro), estroverse nella polka Poarga romanesca (Allegro) e vibranti nei due veloci Maruntel finali. Questi pezzi sono stati eseguiti con un suono omogeneo ed un equilibrio dinamico nei violini dell’orchestra. Dello stesso Bartók, l’orchestra ha poi eseguito il Divertimento per orchestra d’archi BB. 118 (1939) un pezzo di natura malinconia ma lirico e nitido, in particolare nel suo secondo movimento Molto adagio, ¿ estratto al tempo della danza popolare rumena concludendo con una danza in stile viennese, una polka, Allegro Assai.
Nei brani in cui era previsto il solista - la violoncellista argentina Sol Gabetta - l’orchestra ha evidenziato una buona affinità esecutiva. Così, del compositore Leopold Hoffmann (1238-1793), figura fondamentale della scena musicale viennese della seconda metà del diciottesimo secolo, si è proposto il Concerto per violocello e orchestra in re minore, Bradley D 3, opera di musicalità piuttosto influenzata dal classicismo di Haydn e Mozart, e che nella sezione degli archi, rinforzata da due corni, ha prodotto un adeguato accompagnamento della solista, che ha mostrato ammirevole intensità espressiva, una virtuosistica tecnica e dinamismo. Sol Gabetta è un’artista che sente e vibra con la musica e sa imprimerle un sigillo personale (come nel folgorante Allegro Moderato, nel commosso e delicato Adagio un poco andante e nell’esplosivo Allegro Molto.) L’interpretazione conclusiva del Concerto n. 1 in do maggiore, Hob. VIIb/1 di Joseph Haydn ci ha fatto trattenere il fiato, in particolar modo nel tranquillo Adagio, caldo, colorito e nel suono chiaramente allusivo al concerto barocco. Nell’Allegro finale con una orchestra rinforzata con due oboi e due corni si è ottenuto il vertice con il virtuosismo e l’ardore espressivo del violoncello. Infine come bis è stato presentato “Dolcissimo” di Peteris Vasks, un lavoro contemporaneo per violoncello, in cui Sol Gabetta ha sfoggiato una dolce vocalizzazione.
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