Foto: Giovanni Alvino (pianista)
“I CONCERTI CIANI A 5 STELLE”
Stresa – Hotel Regina – Sala Tiffany 13.agosto.2010 - ore 21,30
GIOVANNI ALVINO -Pianista
Stresa – Hotel Regina – Sala Tiffany 13.agosto.2010 - ore 21,30
GIOVANNI ALVINO -Pianista
Renzo Bellardone
La prestigiosa Associazione Musicale Dino Ciani è di casa alla sala Tiffany dello storico Regina Palace Hotel in Stresa e grazie all’inesauribile effervescenza organizzativa della direttrice artistica professoressa M.L. Bertola –vera anima dell’iniziativa- da anni presenta una variegata stagione musicale con giovani musicisti.
Venerdì 13 agosto il venticinquenne pianista Giovanni Alvino con ricerca introspettiva e sensibile tecnica pianistica inizia il concerto con la sonata KV545 di Mozart restituitaci con garbo e giovanile freschezza che va nell’intimo a sollecitare silenziose riflessioni; tocco dolce e raffinato che non perde neppure nell’esecuzione della Sonata op.2 n. 3 di Beethoven dove non si fa ammaliare dal desiderio di “picchiare sui tasti” riuscendo a mantenere la stessa intimistica interpretazione, pur rispettando il vigore implicito nel rigo soprattutto nel movimento centrale.
Sobrio, non incisivo, ma brillante riesce a far trillare i suoni passando dalla riflessione alla giocosità delle marcette non sopite. Con la Ballata opera 26 di Chopin dà la misura della sua bravura facendo aleggiare in sala un’atmosfera di velato ed inquieto pessimismo chopiniano, scaturito dalla coinvolta e virtuosistica interpretazione che non nasconde l’implicita ricerca degli affetti, delle consolazioni, dei buoni sentimenti e della gioia , coinvolgendo un pubblico eterogeneo e vacanziero che si è trovato immerso, forse senza attenderselo, in un’atmosfera di dolce tristezza a ricordare il grande compositore nella ricorrenza della nascita.
Claude Debussy è conosciuto per la sua scrittura musicale di rottura con il passato ed anticipatrice del futuro e G. Alvino coglie questo momento mantenendo la stessa sensibilità, ma con rinnovata timbricità eseguendo la Suite Bergamasque che diventa quasi un concerto salottiero d’altri tempi riuscendo a suggestionare l’uditore pur senza l’evocazione visionaria ed emotiva, salvo forse per l’immagine dell’acqua che Debussy ci ha indelebilmente impresso con ‘Pelleas et Melisande’. L’eclettico concertista si cimenta poi con la Fantasia op. n.28 di F. Mendelsshon, che con la stessa misura di sensibilità interpretativa non accontenta di certo chi vuole udire scorrere il sangue nelle vene ad ogni accordo, ma allieta chi vuole sentire battere il cuore in petto ad ogni nota.
Suonando generosamente per quasi due ore, passa con piglio più deciso, seppur sempre sensibile a Rachmaninov per ritornare ad omaggiare le nascite di Chopin con l’opera 9 n. 2 ed il valzer opera 69 e di Schumann con una delicata Sonata. Programma di facile ascolto che ha permesso al pianista di proporsi in brani che gli sono percettibilmente congeniali ed affini e che ha quindi saputo proporre con uno stile intimistico e raffinato che il pubblico ha dimostrato di apprezzare con sistematici, marcati applausi.
Venerdì 13 agosto il venticinquenne pianista Giovanni Alvino con ricerca introspettiva e sensibile tecnica pianistica inizia il concerto con la sonata KV545 di Mozart restituitaci con garbo e giovanile freschezza che va nell’intimo a sollecitare silenziose riflessioni; tocco dolce e raffinato che non perde neppure nell’esecuzione della Sonata op.2 n. 3 di Beethoven dove non si fa ammaliare dal desiderio di “picchiare sui tasti” riuscendo a mantenere la stessa intimistica interpretazione, pur rispettando il vigore implicito nel rigo soprattutto nel movimento centrale.
Sobrio, non incisivo, ma brillante riesce a far trillare i suoni passando dalla riflessione alla giocosità delle marcette non sopite. Con la Ballata opera 26 di Chopin dà la misura della sua bravura facendo aleggiare in sala un’atmosfera di velato ed inquieto pessimismo chopiniano, scaturito dalla coinvolta e virtuosistica interpretazione che non nasconde l’implicita ricerca degli affetti, delle consolazioni, dei buoni sentimenti e della gioia , coinvolgendo un pubblico eterogeneo e vacanziero che si è trovato immerso, forse senza attenderselo, in un’atmosfera di dolce tristezza a ricordare il grande compositore nella ricorrenza della nascita.
Claude Debussy è conosciuto per la sua scrittura musicale di rottura con il passato ed anticipatrice del futuro e G. Alvino coglie questo momento mantenendo la stessa sensibilità, ma con rinnovata timbricità eseguendo la Suite Bergamasque che diventa quasi un concerto salottiero d’altri tempi riuscendo a suggestionare l’uditore pur senza l’evocazione visionaria ed emotiva, salvo forse per l’immagine dell’acqua che Debussy ci ha indelebilmente impresso con ‘Pelleas et Melisande’. L’eclettico concertista si cimenta poi con la Fantasia op. n.28 di F. Mendelsshon, che con la stessa misura di sensibilità interpretativa non accontenta di certo chi vuole udire scorrere il sangue nelle vene ad ogni accordo, ma allieta chi vuole sentire battere il cuore in petto ad ogni nota.
Suonando generosamente per quasi due ore, passa con piglio più deciso, seppur sempre sensibile a Rachmaninov per ritornare ad omaggiare le nascite di Chopin con l’opera 9 n. 2 ed il valzer opera 69 e di Schumann con una delicata Sonata. Programma di facile ascolto che ha permesso al pianista di proporsi in brani che gli sono percettibilmente congeniali ed affini e che ha quindi saputo proporre con uno stile intimistico e raffinato che il pubblico ha dimostrato di apprezzare con sistematici, marcati applausi.
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