Juditha trionfa, Attila no.
Teatro Lauro Rossi - prova generale
Teatro Lauro Rossi - prova generale
Giosetta Guerra
Nei due allestimenti di Massimo Gasparon (belli da vedersi per la luminosità e l’eleganza dell’ambientazione, dominata dal candore delle scene e dal contrasto cromatico dei costumi arricchiti dallo scintillio degli ori), gli abiti erano quasi gli stessi (quelli femminili bianchi e lunghi fino ai piedi si differenziavano solo in un particolare: avevano il taglio sotto il petto in Juditha e in vita in Attila, quelli maschili erano verdi in Juditha e azzurri in Attila e i pantaloni alla araba/turca dei maschi avevano il cavallo bassissimo in Attila e più alto in Juditha (poi cosa c’entrano gli Arabi o i Turchi con gli Unni? Forse perché le tribù guida degli Unni erano di lingua turca?), le scimitarre erano le stesse (e le abbiamo ritrovate anche nei Lombardi), i movimenti dei figuranti con le suddette armi uguali, l’uso della scala centrale e dei piani laterali sovrastanti uguali, con gli stessi “scimitarratori” sui piani alti laterali. Anche la morte dei due protagonisti avviene allo stesso modo: il taglio del collo con la scimitarra. A meno che il tutto non sia stato intenzionale, vista l’affinità delle due storie. Registicamente azzeccata la scena della morte di Holofernes: disteso sulla scala con la testa appoggiata sullo scalino superiore, al momento del taglio del collo, scivola nel gradino di sotto rendendo il capo invisibile al pubblico.
Accontentiamoci, visto che l’allestimento è luminoso, classico, pulito, chiaro, anche se non differenziato e quindi poco funzionale alla comprensione dell’azione drammatica, che fortunatamente già conosciamo, ma almeno sul piano vocale avremmo gradito una maggior efficienza da parte del protagonista delle due opere, Nmon Ford, il quale ci ha pienamente soddisfatto in Juditha, ma ci ha profondamente delusi in Attila, come era successo l’anno scorso per Don Giovanni. Come può il baritono cantare il pomeriggio Juditha e la sera stessa Attila? Non solo per il tour de force, ma anche e soprattutto per il differente registro dei due ruoli: baritono il primo, basso il secondo. Va bene che Ford appaga l’occhio con la sua bellezza statuaria e il magnetismo di un corpo palestrato, ma per Attila ci vuole la voce di basso, lo scavo della parola scenica, la giusta intonazione, cose che lui non ha, la sua è una grande voce di baritono che esplode in zona acuta con suono pieno e tenuto a lungo, ma nei gravi c’è carenza di materiale. Si afferma invece per autorevolezza scenica, bel corpo vocale e nobiltà d’accento Claudio Sgura nel ruolo del generale romano Ezio e anche Maria Agresta, nel ruolo di Odabella, si mette in luce per la varietà dei colori e potenza vocale; buona la prova vocale di Giuseppe Gipali (Foresto), di Enrico Cossutta (Uldino) e di Alberto Rota (Papa Leone).
Tornando al baritono panamense Nmon Ford, dobbiamo riconoscergli un grande carisma nel ruolo di Holofernes (ha sostituito il controtenore siriano Razek Francois Bitar), che gli calza alla perfezione: vocalmente si destreggia ottimamente nella coloratura della scrittura musicale del personaggio, scenicamente è estremamente a suo agio nell’atmosfera di piccante erotismo e nelle scene osées ideate dal regista, si muove come una pantera con quel corpo di cioccolata modellato (seminudo - WOW!!!), per stimolare i pensieri erotici di Juditha e non solo. Tutto il cast era abilitato a eseguire le invenzioni sonore e le architetture musicali barocche atte a crear la “maraviglia”. Juditha era interpretata dalla voce morbida del mezzosoprano Milijana Nikolic (fisicamente esuberante). Splendida nella parte dell’eunuco Vagaus, Giacinta Nicotra ha esibito una vocalità sopranile agile e sicura in ogni registro. Buone anche le prestazioni del soprano Davinia Rodríguez (Abra) e del contralto Alessandra Visentin (Ozias). Riccardo Frizza, alla guida dell’orchestra regionale delle Marche, è passato con facilità e precisione dallo stile barocco della Juditha triumphans di Antonio Vivaldi ai ritmi verdiani di Attila e il coro Bellini, preparato da David Crescenzi, ha dato prova di grande professionalità. Delle tre opere di Pizzi ho perso Faust causa pioggia, mi è piaciuta I Lombardi e non mi è piaciuta La Forza.
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