I Lombardi vincono la prima crociata
Sferisterio 30 luglio 2010
Sferisterio 30 luglio 2010
Giosetta Guerra
Un cast prestigioso ha determinato la vittoria dei Lombardi approdati per la prima volta a Macerata: Michele Pertusi nella figura bifronte di Pagano, fratello di Arvino e padre di Giselda, Francesco Meli nel ruolo di Oronte, figlio di Acciano tiranno di Antiochia e Dimitra Theodossiou in quello di Giselda, la bella cristiana prigioniera figlia di Arvino e amata da Oronte. I due amanti danno vita ad appassionati duetti tra l’irruenza degli inni bellicosi e gli intrighi delle congiure, Meli con voce sicura ed eroica in grado di piegarsi a timbri suadenti, a melodie di trasparente morbidezza, a sensibili mezzevoci con cura del fraseggio e dell’accento, la Theodossiou con passionale irruenza espressa con intensità d’accento e vocalità prorompente negli slanci acuti, che sfuma in filati dolcissimi, in entrambi colpisce l’estensione e la tenuta del suono oltre che la bellezza del timbro vocale. Pertusi si impone per l’autorevolezza e la pacatezza della sua figura, ma soprattutto per il velluto della voce, che si è fatta ancor più rotonda e accattivante, grazie ad una tecnica sicura di giusta proiezione del suono e di morbidezza d’emissione. Tutti e tre, nella scena della morte di Oronte, sono uniti in un trio vocale di rara suggestione con violino obbligato, suonato da Michelangelo Mazza, primo violino del Regio di Parma, che accompagna in palcoscenico anche la bravissima ballerina solista Anbeta Toromani.
Hanno soddisfatto anche le prestazioni degli altri cantanti: il buon tenore Alessandro Liberatore nel ruolo del battagliero Arvino fratello di Pagano, il bel soprano lirico Alexandra Zabala (Viclinda, moglie di Arvino), il bravo basso Andrea Mastroni (Pirro, scudiero di Pagano), il tenore Enrico Cossutta (priore della città di Milano), il basso/baritono Luca Dall’Amico (Acciano, tiranno di Antiochia e padre di Oronte), il mezzosoprano Annunziata Vestri (Sofia, madre di Oronte). E poi c’è l’ottimo Coro Bellini, arricchito di bravi coristi del Teatro Regio di Parma, che contribuisce a dipingere grandi affreschi, nota è l’attenzione di Verdi alla coralità, e dà spessore e suggestione ai momenti più salienti dell’opera, come il celebre Coro di Crociati e Pellegrini “O Signore dal tetto natìo”, intonato sulle acque del Siloe. La direzione di Daniele Callegari entra in quel concentrato di forza che è il linguaggio musicale verdiano con tempi serrati e scattanti per mantenere alta la tensione drammatica. Pregevoli i costumi, in un bellissimo contrasto cromatico tra musulmani e crociati, disegnati da Pier Luigi Pizzi, che per l’allestimento ha valorizzato l’austerità naturale dello Sferisterio, con elementi scenici essenziali (una scala e una piattaforma circolare girevole al centro), dominati da un grande crocifisso e creando riflessi d’acqua sul muro di fondo con i giochi di luci di Sergio Rossi, acqua riversata nelle vasche laterali, a simular la piscina di Siloe, dove i cristiani hanno immerso i piedi.
Hanno soddisfatto anche le prestazioni degli altri cantanti: il buon tenore Alessandro Liberatore nel ruolo del battagliero Arvino fratello di Pagano, il bel soprano lirico Alexandra Zabala (Viclinda, moglie di Arvino), il bravo basso Andrea Mastroni (Pirro, scudiero di Pagano), il tenore Enrico Cossutta (priore della città di Milano), il basso/baritono Luca Dall’Amico (Acciano, tiranno di Antiochia e padre di Oronte), il mezzosoprano Annunziata Vestri (Sofia, madre di Oronte). E poi c’è l’ottimo Coro Bellini, arricchito di bravi coristi del Teatro Regio di Parma, che contribuisce a dipingere grandi affreschi, nota è l’attenzione di Verdi alla coralità, e dà spessore e suggestione ai momenti più salienti dell’opera, come il celebre Coro di Crociati e Pellegrini “O Signore dal tetto natìo”, intonato sulle acque del Siloe. La direzione di Daniele Callegari entra in quel concentrato di forza che è il linguaggio musicale verdiano con tempi serrati e scattanti per mantenere alta la tensione drammatica. Pregevoli i costumi, in un bellissimo contrasto cromatico tra musulmani e crociati, disegnati da Pier Luigi Pizzi, che per l’allestimento ha valorizzato l’austerità naturale dello Sferisterio, con elementi scenici essenziali (una scala e una piattaforma circolare girevole al centro), dominati da un grande crocifisso e creando riflessi d’acqua sul muro di fondo con i giochi di luci di Sergio Rossi, acqua riversata nelle vasche laterali, a simular la piscina di Siloe, dove i cristiani hanno immerso i piedi.
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