Ramón Jacques
Il progetto originale della storica produzione della Boheme, ideato da Nicolas Benois molti anni fa, sembra non passare di moda perché cattura e trasmette l’effetto lugubre della Parigi dell’epoca in cui si svolge il dramma. Le sue scenografie e costumi di tradizione, che sono state adottati in molti teatri, sono arrivate infine al nostro teatro attraverso il Teatro Municipal di Santiago del Cile, che li ha ricostruiti un paio di anni fa per la realizzazione locale di questa celebre opera di Puccini. La regia è stata affidata a Luis Miguel Lombana, che ha realizzato un lavoro generalmente corretto e fedele alla vicenda, sebbene talora siano stati scelti movimenti caricaturali ed eccessivi, soprattutto nel drammatico finale, per alcuni dei personaggi principali. A capo dell’orchestra, il direttore triestino Walter Attanasi ha diretto con gesti sicuri ed entusiasti la partitura, traendone tutte le emozioni calibrando bene i tempi. Notevole la prova del coro, brillantemente preparato e diretto dal maestro catalano Xavier Ribes. Per l’occasione si è scelto un cast di cantanti locali dall’ampia carriera internazionale, capitanato dal tenore José Luis Duval, un disinvoltissimo ed espressivo Rodolfo dal timbro chiaro di piacevole emissione. Il soprano Olivia Gorra ci ha deliziato con la dolcezza e la chiarezza dei suoi acuti e del piano, sebbene alla sua Mimì mancasse una convincente interpretazione attoriale. Il baritono Jorge Lagunes è stato un furioso Marcello, dalla solida presenza scenica e dalla voce ampia di un notevole calore baritonale ed Eugenia Garza ha ben cantato una capricciosa Musetta. Il resto del cast era completato dal basso Rosendo Flores, un attivo Colline di voce scura e profonda, lo Schaunard di Jesús Ibarra, e il divertentissimo baritono portoricano Carlos Serrano nel doppio ruolo di Alcindoro / Benoit. La successiva e ultima produzione della stagione avrà luogo all’inizio di dicembre nel Palacio de Bellas Artes, il massimo tempio lirico del paese, che riaprirà le sue porte dopo un anno di restauri con il Fidelio di Beethoven: sarà l’omaggio a uno dei più grandi cantanti che questo teatro ha battezzato, il tenore Francisco Araiza nel ruolo di Florestan.
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