Foto: Anatoli Kotscherga - Ken Howard Metropolitan Opera
Considerato come un dramma musicale popolare perchè basato su fatti storici del secolo diciassettesimo, quando tre diverse correnti: esercito, stato e chiesa si contentevano il controllo del paese; Khovanshchina di Modest Musorgskij è attualmente un’opera poco frequentata e conosciuta e proprio per questo la sua proposta al MET ha generato aspettativa, trattandosi di un’opera non appartenente al repertorio tradizionale, e soprattutto per il cast di cantanti russi radunati per l’occasione.In scena è andata la produzione di August Everding, già vista in questo teatro nel 1985 con la scenografia disegnata da Ming Cho Lee e gli eleganti costuni di John Conkllin che però oggi sembravano vecchi e sbiaditi e che in scene come quella della Piazza Rossa e quella della cappella deludevano per essere quasi rudimentali. Solamente l’ottimo lavoro sullelle luci curato da Gil Weschler ha saputo captare il dramma e il carattere lugubre e oscuro della trama di quest’opera offerta qui nella versione riorchestrata da Shostakovic, con la scena finale di Stravinsky. Dal punto di vista musicale la serata è stata ampiamente soddisfacente a cominciare dalla lettura sicura e ispirata di Kirill Petrenko che estraeva al meglio le sontuose melodie e i temi popolari russi così come le arie orientali della danza delle schiave contenute nella partitura e lo ha fatto con dinamismo orchestrale permettendo alle scene di scorrere fluidamente.Solido e omogeneo il Coro nei suoi interventi monumentali. Olga Borodina si è fatta apprezzare per una attuazione elegante del ruolo di Marfa e per la sua ombreggiata e sontuosa tonalità da mezzosoprano. Anatoly Kotcherga ha mostrato una voce di basso dal timbro vellutato dando vita ad un Ivan Khovansky disturbato, e il basso Ildar Abdrazakov è piaciuto per la profondità vocale del suo Dosifei. Minaccioso e perverso si è mostrato il baritono Georg Gadnize e afflitto ma sicuro il Golytsin di Vladimir Galouzine nonostante una emissione nasale un po’ sgradevole. Il tenore Misha Didyk ha convinto sia vocalmente che scenicamente come Andrei Khovansky e corretti tutti i componenti del numeroso cast. RJ
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