Massimo Viazzo
L’opera che ha
inaugurato la XXXIV edizione del Rossini Opera Festival è stata L’Italiana
in Algeri nel nuovo allestimento curato da Davide Livermore. Il noto regista italiano, già autore di un
applauditissimo Ciro in Babilonia qui
a Pesaro lo scorso anno, torna ad ispirarsi al mondo della cinematografia
puntando dritto sulla commedia americana di Blake Edwards, a Monty Python, a
James Bond e al mondo del fumetto. Ne esce uno spettacolo scoppiettante,
pirotecnico, pieno di gag davvero esilaranti. Sul palco non c’è un momento di
stasi, tutti ballano, tutti saltano, tutti corrono a ritmo indiavolato, in un
turbinio di situazioni che travolge e diverte lo spettatore. C’è anche uno
spassoso cartoon che viene proiettato
sulle note della sinfonia e che
illustra una storia moderna scandita dal ritmo delle perforazioni petrolifere, da
spie poco credibili e da agenti segreti sgangherati... Questa è una Italiana giovane e vitalissima. Ma una
pedana girevole, uno schermo, pochi elementi scenici non sarebbero sufficienti per
creare uno spettacolo vincente se non ci fosse anche un gruppo di
cantanti-attori ben preparati. La protagonista femminile Anna Goryachova, di bella presenza e perfettamente calata nella
parte della bond girl, ha cantato con
voce ben emessa e di bel colore, ma con un volume che è parso un po’ limitato e
un accento un po’ freddino. Debordante scenicamente il Mustafà di Alex Esposito, di bel timbro e di
emissione salda. Yijie Shi ha indossato
con autorevolezza e abilità tecnica i panni di Lindoro, nonostante qualche
legnosità, mentre lo schietto Taddeo di Mario
Cassi esprimeva simpatia. Completavano il cast, nel complesso omogeneo e
ben amalgamato, Mariangela Sicilia,
una scatenata Elvira, Raffaella
Lupinacci, una Zulma spiritosa, e un ottimo Davide Luciano, un Haly dai mezzi vocali molto interessanti.
L’Orchestra e il Coro del Teatro Comunale di Bologna sono stati diretti da José
Ramón Encinar con sufficiente verve e
brio.
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