Foto: Rocco Casalucci
Anna
Galletti
“E la mia anima indifesa
vuol librarsi nell’aria
per vivere profondamente e
sotto mille aspetti
nel cerchio magico della notte”
(Vier letzte lieder, “Andando
a dormire”, testo di Herman Hesse)
Nell’ambito della
stagione sinfonica del Teatro Comunale di Bologna, presentata presso il Teatro
Manzoni, il 29 marzo si è tenuto un concerto caratterizzato dalle sfumature,
tra malinconia e lirismo, del romanticismo. L’Orchestra del Teatro Comunale si è
distinta per professionalità e compattezza,sotto la guida del suo direttore, Michele Mariotti, reduce dal successo
della prima rappresentazione de “La donna del Lago” di Rossini al Metropolitan
di New York, dove “the wondrous Ms. Di
Donato and Mr. Mariotti, the fast-rising
young Italian conductor,
seemed almost in competition to see who could make music with more delicacy …..
Mr. Mariotti drew hushed gentle and transparent playing from the
inspired Met orchestra”
(Anthony Tommasini, New York Times, 17.02.2015). Il primo
brano offerto al pubblico, quasi un assaggio di ciò che sarebbe seguito, è
stato Die Zauberharfe, Ouverture in DO maggiore D644, meglio conosciuta come
Ouverture Rosamunde. L’espressione “quasi un assaggio” si usa perché
l’esecuzione, del tutto corretta, non ha particolarmente impressionato ed anzi
è sembrata risentire per così dire di una certa stanchezza. Non sarebbe stato
così, però, il resto della serata.
Il momento più
magico (gli amanti di Brahams non me ne vogliano) si è avuto con l’interpretazione
dei Vier letzte lieder (Quattro
ultimi canti) d Richard Strauss. Alla magia ha contribuito in maniera
determinante la prova di María Katzarava,
giovane soprano messicana di origine georgiana, ancora poco conosciuta al
pubblico italiano, ma ormai molto più di una promessa. In questa occasione ha
saputo mettere in bella evidenza le sue doti canore e di interprete,
caratterizzate da estrema eleganza e sensibilità interpretative. Grazie alla
sua capacità di adeguarsi con grande naturalezza ad un genere diverso
dall’opera, si è assistito a un concerto
non di voce con orchestra, ma di voce nell’orchestra, strumento tra gli
strumenti, con perfetta fusione ed equilibrio di tutte le parti. Molto apprezzati sono risultati i piano e i pianissimo, tutt’altro che scontati per un soprano, grazie ai quali
ha potuto particolarmente sottolineare l’atmosfera crepuscolare e di abbandono,
cromatica e soffusa di questi canti di estremo lirismo, ultima espressione del
romanticismo (Strauss li compose tra il 1946 e il 1948). Il pubblico ha espresso senza riserve
il suo apprezzamento per María Katzarava, che ha chiamato più volte
all’applauso e che si auspica di rivedere presto a Bologna.
Johannes Brahams
con la sua sinfonia n. 2 in RE maggiore, op. 73, eseguita per la prima volta
nella sala del Musikverein di Vienna nel 1877, è stato la fonte delle ultime
emozioni regalate al pubblico attento del Teatro Manzoni. Sarebbe inutile tentare di descrivere in
questo breve spazio la complessità e la maestria di questa sinfonia, che pur
scritta nell’arco di una sola estate, si presenta ricchissima di modi e ritmi
musicali, sonorità e colori tanto diversi. Ci si limiterà allora a dire
soltanto che Michele Mariotti e l’Orchestra del Teatro Comunale hanno saputo
sorprendere ed entusiasmare, senza cadere in letture eccentriche, offrendo anzi
a tutti coloro che amano questo compositore, e non solo, la possibilità di
trovare o ritrovare in ciascun movimento
l’anima di Brahams preferita.
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