Foto: Emmanuelle Haim - (c) Marianne Rosenstiehl
Ramón Jacques
In ogni stagione della LAPhilharmonic si colloca parallelamente un ciclo di musica
barocca con la presenza di orchestre e solisti specializzati come Concerto Köln
e Les Arts Florissant quest’anno, ma l’esecuzione di opere antiche con la
propria orchestra è stata sempre poco soddisfacente. Questa tendenza pare
essere cambiata dal 2011 quando debuttò Emmanuelle Haïm dirigendo un
programma dedicato ad Haydn con il soprano Sonya Yoncheva. La Haim è tornata in
questa sala per dirigere il concerto intitolato “Haendel & Vivaldi” che si
è incentrato in larga parte sull’opera Giulio Cesare di Haendel, con la
presenza del celebre soprano Natalie
Dessay. Entrambe le artiste hanno realizzato diverse registrazioni in CD,
una delle quali per la Virgin Classics (ora Erato) che contiene le arie del
personaggio di Cleopatra. La Dessay debuttava qui in questa occasione, ma
sfortunatamente non in una produzione operistica. Nella prima parte del concerto si sono ascoltate
la Primavera e L’Estate dalle Quattro Stagioni di Vivaldi con la folgorante e
colorita esecuzione della violinista francese Stéphanie-Marie Degand. Emmanuelle Haïm ha diretto dal
clavicembalo con la sua solita gestualità ed espressività sempre in contatto
visuale con i musicisti e interangendo con essi. Un ridotto gruppo
dell’orchestra, con strumenti moderni, rinforzati da tiorba e clavicembalo,
hanno offerto un risultato soddisfacente son un suono compatto e omogeneo più
per il livello dei musicisti che per conoscenza e convinzione sul repertorio. La
seconda parte è fluita con maggior naturalezza e rilassatezza con la mano della
Haïm che domina e vive la musica di questo compositore e sa trasmettere
questa sensazione contagiando gli artisti. Dopo l’Ouverture dell’opera si è
realizzata una sequenza di recitativi e arie di una durata di più di un’ora. Un
successo fu invitare il controtenore Christophe
Dumaux, che ha cantato la parte di Giulio Cesare, e ha mostrato dominio
vocale con timbro solido e colorito con il quale enunciava ogni sillaba
dell’arie “Aure, deh, per pietà” o con dinamismo in “Al lampo dei auri”. Da
parte sua Natalie Dessay resta
un’artista di fama e accattivante nonostante la lontananza dal teatro d’opera.
La sua voce suonava in alcuni momenti un po’ forzata e in questo recital non ha
cantato le arie più fiorite di Cleopatra, ma senza dubbio la sua maniera di
ornamentare le linee handeliane è stata notevole. La sua agilità e chiarezza
pareva intatta ascoltando l’aria “Da tempesta il legno infranto”, e il
controllo vocale e teatrale che ha impresso nella triste “Piangerò la sorte
mia” è stato commovente. Le sue altre interpretazioni sono state apprezzate dal
pubblico che gremiva la sala nell’ultimo dei tre concerti che si sono realizzati.
L’evento si è concluso con la giubilante e allegra interpretazione dei due
solisti di “Caro, bella”, duetto con il
quale si conclude l’opera.
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