Saturday, May 7, 2016

Madama Butterfly - San Diego Opera

Fotos: J. Katarzyna Woronowicz / San Diego Opera

Ramón Jacques

La sempre attraente e popolare Madama Butterfly di Puccini è stata l’opera deputata a proseguire la stagione dell’Opera di San Diego. Tutto faceva pensare ad una recita di routine, come tante se ne vedono al giorno d’oggi, invece si è incontrato il soprano statunitense Latonia Moore, più conosciuta come Aida già cantata più volte, che ha dato rilievo vocale al ruolo della sofferente Cio Cio San con uno strumento vocale omogeneo, sicuro, di colore attraente con il quale  è riuscita a comunicare emozioni e i diversi stati d’animo che attraversavano il suo personaggio. Il suo canto è stato soave ed equilibrato, quasi sussurrato in certi momento, e soprattutto segnato dal vigore e l’energia vocale che normalmente si imprimono al ruolo. Il suo disimpegno attoriale è stato convincente culminando in una scena finale straziante. In grande aiuto la direzione del maestro Yves Abel che davanti alla Sinfonica di San Diego, sotto i decibel della orchestrazione ha offerto una lettura sicura e meticolosa che dall’inizio alla fine è risultata piacevole. In scena si è visto l’allestimento che la coppia argentina composta da Roberto Oswald scene e Anibal Lapiz, costumi, aveva preparato qualche anno fa per l’Opera di Montreal. Situata in un giardino giapponese, semplice, minimalista, con pannelli mobili e costumi lucidi, la proposta raggiungeva il suo scopo, ma trascorrendo tutta la recita nel medesimo spazio, senza varietà nè cambi,  e con la rigida direzione scenica di Garnett Bruce; questo fu il motivo per cui si attenuava il fascino iniziale della scena nella pupilla degli spettatori. Tuttavia, deve essere messo in evidenza il buon lavoro e le luci di Chris Rynne che giocando con i chiaroscuri su fondali brillanti ha regalato immagini molto eloquenti. Nel ruolo di Pinkerton, il tenore rumeno Teodor Ilincăi, ha mostrato possesso di innegabili mezzi vocali però il suo canto in certi momento è risultato forzato e la sua presenza scenica in termini generali è stata inespressiva e esagerata. J’Nai Bridges ha dispegato la sua brunita tonalita di mezzosoprano come Suzuki e il barítono Anthony Clark Evans ha personificato un discreto Sharpless. Completarono con soddisfazione il cast il resto dei cantanti dando vita ai ruoli minori, così come il coro nei suoi brevi interventi. Già genera aspettativa il prossimo titolo che verrà offerto dalla compagnia durante la presente stagione, si tratta di Great Scott opera del compositore statunitense Jake Heggie su libretto di Terrence Mcnally (autore di Dead Man Walking), la cui prima assoliuta è stata data a Dallas nel mese scorso.

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