Sunday, October 25, 2009

Idomeneo - Teatro Alla Scala

Foto: Richard Croft (Idomeneo), Laura Polverelli (Idamante), Carmela Remigio (Elettra), Patrizia Ciofi (Ilia).
Crédito: Teatro alla Scala


Massimo Viazzo

La Scala ha recuperato, in chiusura di stagione, l’Idomeneo di Luc Bondy, allestimento che aveva aperto il cartellone 2005/06, prima inaugurazione della gestione Lissner dopo la cacciata di Riccardo Muti. Lo spettacolo è sostanzialmente lo stesso (mancano, per fortuna, il cubo rosso e la piovra…) e nella sua idea di demitizzare l’intreccio il regista svizzero coglie nel segno, mettendo in evidenza le sottigliezze psicologiche dei personaggi (in abiti moderni) in uno spazio, una spiaggia desolata, sostanzialmente vuoto. Cromaticamente i colori dominanti sono il bianco, il nero e il grigio. Spesso si ha la sensazione che l’azione si volga di notte, ma soprattutto si percepisce la presenza di un’entità superiore, una minaccia incombente che tutto potrebbe travolgere e distruggere (Bondy rimase colpito profondamente dalla tsunami che sconvolse l’oceano indiano qualche mese prima della premère scaligera, e l’opera termina, infatti, con la coppia dei protagonisti soli al centro del palco, illuminati da un fascio di luce bianca, con un sordo rombo di tuono sullo sfondo che minaccia l’imprevedibile… ). Senza apparati scenografici, né inutile fasto questo Idomeneo, visivamente, è andato dritto al cuore. Meno interessante, invece, la direzione di Myung-Whun Chung. Il direttore coreano ha lavorato solo sulla qualità del suono orchestrale (l’orchestra, peraltro, è parsa un po’ distratta) non riuscendo a cogliere quella temperie drammatica che pervade la partitura mozartiana da cima a fondo. Ottimo il cast a cominciare dall’Idomeneo di Richard Croft, molto espressivo, sicuro nelle agilità (Croft ha cantato la versione lunga di “Fuor del mar” con piglio e autorità) e scenicamente credibile. Laura Polverelli ha dato voce ad un Idamante volitivo, tenace, esuberante, ma che sapeva toccare nel profondo nei momenti più intimi e patetici. La Ilia di Patrizia Ciofi, un’interprete che dà sempre il massimo, ha incantato per purezza di linea vocale e precisione di intonazione, mentre Carmela Remigio ha dominato il palcoscenico da vera donna-vampiro, precisissima nella coloratura, nitida nella dizione e magistrale nell’uso del legato (sentire l’estatico e luminoso “Soavi Zeffiri” assolo all’interno del coro “Placido è il mar”). Ben cantato anche l’Arbace di Tomislav Muzek, la cui difficile aria “Se colà nei fati è scritto” è stata resa ancor più interessante dalla lettura che ne ha fatto Luc Bondy, con un Arbace che prova a consolare la giovane madre che culla il bimbo ucciso dalla furia del mare, e poi si svena. Un ultimo plauso alla solita straordinaria prestazione del Coro del Teatro alla Scala, Quel “O voto tremendo” che saliva ad ondate, implacabile, si è stampato nella memoria!
Versión en Español
Foto: Patrizia Ciofi (ilia), Laura Polverelli (Idamante), Carmela Remigio (Elettra)
Crédito: Teatro alla Scala

Massimo Viazzo
La Scala recuperó, para su cierre de temporada, Idomeneo de Luc Bondy, producción escénica que abrió la temporada 2005/06 que fue la primera inauguración de la gestión Lissner, después de la separación de Riccardo Muti.
El espectáculo es esencialmente el mismo (faltan, por suerte, el cubo rojo, el pulpo…) y en su idea de desmitificar el argumento el regista suizo dio en el blanco, poniendo en evidencia la sutileza psicológica de los personajes (con vestidos modernos) en un espacio, una playa desolada, sustancialmente vacía.
Cromáticamente los colores dominantes son el blanco, el negro y el gris. Constantemente se tuvo la sensación que durante la acción se hacia de noche, pero sobretodo se percibió la presencia de una entidad superior, una amenaza inminente que todo podía arrasar y destruir (Bondy quedó profundamente sorprendido del tsunami que trastornó al océano indico algunos meses antes de la première scaligera, y la opera, de hecho, termina con la pareja de protagonistas solos al centro del escenario, iluminados con un rato de luz blanca con un estruendo de truenos en el fondo que amenaza lo impredecible.) Sin aparatos escenograficos, o inútil ostentación este Idomeneo, fue visualmente directo al corazón.
A la vez, fue menos interesante la conducción de Myung-Whun Chung. El director coreano trabajó solo en la calidad del sonido orquestal (la orquesta sin embargo, pareció estar distraída) no logrando atrapar el clima dramático que domina a la partitura mozarteana de arriba a abajo. El reparto fue óptimo comenzando por el Idomeneo de Richard Croft, muy expresivo, seguro en la agilidad (Croft cantó la versión larga de “Fuor del mar” con arrebato y autoridad) y escénicamente creíble. Laura Polverelli dio voz a un determinado Idamante, tenaz, exuberante, que supo tocar en lo mas profundo en los momentos mas íntimos y conmovedores.
La Ilia de Patrizia Ciofi, una intérprete que da siempre el máximo, encantó por pureza de línea vocal y precisión de entonación, mientras que Carmela Remigio dominó el escenario como verdadera mujer-vampiro, muy precisa en la coloratura, nítida en la dicción y magistral en el uso del legato (escuchando el estático y luminoso “Soavi Zeffiri" el solo al interior del coro“Placido è il mar.
Bien cantado también estuvo el Arbace de Tomislav Muzek, cuya difícil aria “Se colà nei fati è scritto” fue interpretada de manera mas amplificada y extendida de la de Luc Bondy, con un Arbace que intenta consolar a la joven madre que mece al hijo muerto por la furia del mar, y después se corta las venas. Un ultimo elogio a la usual y extraordinaria prestación del Coro del Teatro alla Scala cuyo “O voto tremendo” que fue creciendo de intensidad como las olas, fue implacable, y quedó grabado en la memoria.

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