Renzo Bellardone
Di tutta evidenza il parallelismo tra le vicende del passato e quelle dell’italico presente, come se il tempo trascorso invece di lasciare indelebili segni atti a costruire dottrina per il saggio operare, sia passato inosservato per incuranza o per comode convenienze. La messa in scena del Regio di Torino di Vespri Siciliani è un dipinto a forti tinte fotografiche d’agghiacciante verità. Convenienti comodità inducono troppo spesso a girare il capo dall’altra parte o ad indulgere in frenetico zapping a cambiare canale, senza rendersi conto che il telecomando ci permette solo di ‘cambiarlo il canale’, ma non di eliminarlo ed annientarlo in una esasperante paura che vuole negare la verità. Sul palco del Regio di Torino però la verità non si può eludere e quanto più le ombre diventano scure, quanto più la rappresentazione si fa chiara e tutto si vede anche ad occhi chiusi: la Musica costringe a capire! Non ci si può trastullare con la cronaca, bisogna fare i conti con la storia e con questa regia, Davide Livermore ha pensato all’Italia di tutti i tempi e da qui l’ambientazione ai giorni nostri, riflettendo sul fatto che oggi l’invasore dell’ “italico suolo” sono i media che attraverso “un’informazione manipolata producono lo smantellamento culturale, azzerano le identità e cancellano i sogni.” La messa in scena denuncia una società sempre più vuota e inconsistente di valori civili: sono passati centocinquant'anni, ma l'Italia e non tutti gli italiani sanno valutare la gravità dei drammi che minano il paese; tutto scorre come la pubblicità ed il messaggio della realizzazione è rivolto sia alle persone di cultura, che alle più semplici affinché scuotano gli animi con i mezzi a disposizione, anziché rifugiarsi in un mondo finto, fittizio, precario ed in estinzione! Così come in uso oggi, la vicenda scorre per buona parte in diretta, su due grandi schermi ad esibire di tutto, soprattutto il cattivo gusto che con un anestetico processo di edulcorazione sa intervenire al momento opportuno per nascondere scomode verità: ‘la trasmissione è momentaneamente interrotta….’ Sindaci e militari ed anziani vogliosi accompagnati da bellezze femminili a pagamento, sono incessantemente ripresi da troupes televisive ed intervistati da omologati giornalisti. La scena sobria ed efficace, diviene angosciante quando rappresenta la strage di Capaci e di grande messaggio al finale dove uno studio televisivo pieno di persone senza volti, ovvero coperti da maschere tutte uguali, viene ‘spazzato via’ da un Parlamento su cui appare l’articolo 1° della Costituzione italiana”.
Dopo 38 anni, al Regio di Torino, torna l'opera di Verdi che nel 73 inaugurò il riedificato teatro, con l’unica regia di Maria Callas e Giuseppe Di Stefano; i costumi e le scene di Aligi Sassu, la direzione di Fulvio Vernizzi e le voci di Raina Kabaivanska, Gianni Raimondi, Licinio Montefusco e Bonaldo Giaiotti. In questa edizione del 2011 le scene sono realizzate da un attento Santi Centineo , mentre i costumi ora essenziali ora sfarzosamente provocatori sono di Giusi Giustino. Le luci di Andrea Anfossi, ed i video di Marco Fantozzi, insieme alle provocatorie coreografie di Luisa Baldinetti, Cristina Banchetti e dello stesso Livermore, ad implementare ed efficacemente completare l’idea della rappresentazione. La bacchetta è quella del direttore musicale del teatro, ovvero il Maestro Gianandrea Noseda, che ancora una volta con vigore e fierezza conduce l’orchestra negli abissi profondi dello spartito per riportarla esaltante alle vette più alte dell’eclettica spiritualità fino allo spirito d’italica appartenenza. Sa ‘scavare’ nella partitura con animo partecipativo e coinvolto, armonizzando le voci degli strumenti con quelle dei cantanti, che incoraggia e sostiene, ricreando ancora una volta, un capolavoro di eccellente ricercatezza. Con l’orchestra riesce ad esaltare i momenti dell’irruente intemperanza delle scene così come sa tramutare il suono in un soffice tappeto su cui appoggiare le voci dell’intimità e delle più sofferte decisioni. Fin dall’ouverture l’orchestra d’opera diventa grande orchestra sinfonica, mai preponderante sempre in condivisione a privilegiare la riuscita dell’insieme del capolavoro Verdiano. Il cast è tutto di eccellenza: in sostituzione di Sondra Rovanosky indisposta, la parte di Elena viene affrontata da Maria Agresta che diviene la sorpresa e la scoperta della produzione! Ferma, sicura, agile sa raggiungere i toni più alti per scendere poi al profondo con spontaneità e naturalezza senza mai allontanarsi dal personaggio! Di eccellente livello vocale ed interpretativo l’affermato tenore Gregory Kunde che sa rendere un Arrigo innamorato con voce chiara e potente e ben modulata.
Ildar Abdrazakov interpreta il ‘terrorista’ Procida con voce profonda e calda ancorché minacciosa.. Il baritono Franco Vassallo tratteggia il personaggio di Monforte con piglio sicuro ed accorato. Tutto il cast, di buon livello, si presenta vocalmente sicuro con fraseggio chiaro ed ogni personaggio viene ben costruito e definito : Dario Russo nel ruolo del sire di Bethude, Riccardo Ferrari –il conte di Vaudemont, Giovanna Lanza –Ninetta, Mattias Stier Danieli, Cristiano Olivieri-Tebaldo, Seath Mease Carico-Roberto e Roberto Guenno –Manfredo. Un plauso al Coro del Regio di Torino che con la direzione di Claudio Fenoglio ha sempre un ruolo di tutto rilievo e di preponderante presenza sul palco; anche in ‘Vespri’ assurge a presenza primaria sia per movimento in scena che per esaltante e coinvolgente musicalità. Produzione coraggiosa di non facile realizzazione, apprezzata ed applaudita da un pubblico che in larga parte si è presentato in teatro con il ‘tricolore’ all’occhielload assistere alla rappresentazione di un’opera lirica non politicamente neutra, che vanta delle pagine di incomparabile e coinvolgente bellezza musicale. La Musica vince sempre!
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.