Renzo Bellardone
Sala colma all’inverosimile, luci accese, pubblico vociante; fuori campo l’invito a spegnere itelefonini ed a non scattare fotografie. Dal fondo della sala la prima tromba entra e suona tra il pubblico; seguono a ruota la seconda tromba ed i tromboni…..che saliti poi sul palco iniziano a “sarabandare” musica insieme alla fisarmonica e la gran cassa di Alen Ademovic che subito esibisce una voce dalle multiformi tonalità. Il Palazzo dei Congressi sta per vivere una giornata inconsuetamente allegra e briosa che lascia quel dolce senso di tristezza sognante, come sole le cantate e le ballate dell’Est sanno fare. Le due voci bulgare di Ludmilla Radkova e Daniela Radkova ci portano immediatamente dentro alla festa popolare anche grazie ai costumi tradizionali indossati che contrastano efficacemente con il “tutto bianco” di Goran Bregovic che quale primo artista entra in scena per ultimo, a ricevere il primo fragoroso applauso.
Suonano ininterrottamente senza neppure fermarsi per rispondere agli applausi; senza nessuna sosta la band tiene il palcoscenico per due ore con Bregovic che –compositore, interprete, esecutore, direttore, cantante, intrattenitore - incalza gli spettatori a battere il tempo od a cantare con lui o con Ademovic, riuscendo a coinvolgere il pubblico che non si fa pregare ed anzi accetta festosamente l’invito: i più giovani ballano e corrono tutto il tempo emulati anche da una parte del pubblico meno giovane, ma altrettanto disinibito e con voglia di “far baldoria tutti insieme” in una collettiva festa gitana. Arie di sapore russo o turche, magari scritte ad Hollywood riempiono la sala di colori festosi.
Coadiuvata in alcuni momenti da una base con “bongo” ed altre percussioni, la band –composta anche da Bokan Stankovic e Dalibor Lukic : prima e seconda tromba, Stojan Dimov-sax e
clarinetto, Aleksandar Rajkovic, primo trombone e glockenspiel, Milos Mihajlovic, secondo
trombone- fa rivivere l’emozione della corsa di cavalli selvaggi in una landa deserta, delle feste nuziali in un accampamento gitano e funerali lamentosi solo per poco…..Un inno alla libertà così forte da non lasciare dubbi sulla provenienza dell’ispirazione; serbo croato Bregovic, ha proposto
le sue ultime composizioni alternandole alle più note colonne sonore per film: “Ederlezi” ( Il Tempo dei Gitani), “ In the Death Car” ( Il Valzer del pesce freccia), ed in finale Kalasnikov (Undergruond) ; ultimo bis: Juris (all’attacco) cantato insieme al pubblico.
clarinetto, Aleksandar Rajkovic, primo trombone e glockenspiel, Milos Mihajlovic, secondo
trombone- fa rivivere l’emozione della corsa di cavalli selvaggi in una landa deserta, delle feste nuziali in un accampamento gitano e funerali lamentosi solo per poco…..Un inno alla libertà così forte da non lasciare dubbi sulla provenienza dell’ispirazione; serbo croato Bregovic, ha proposto
le sue ultime composizioni alternandole alle più note colonne sonore per film: “Ederlezi” ( Il Tempo dei Gitani), “ In the Death Car” ( Il Valzer del pesce freccia), ed in finale Kalasnikov (Undergruond) ; ultimo bis: Juris (all’attacco) cantato insieme al pubblico.
Il concerto proposto alle ore 18 , per soddisfare le innumerevoli richieste è stato replicato alle 21,30 e tutto il pubblico del primo spettacolo si è chiesto come sarebbero riusciti gli artisti a ritornare sul palcoscenico dopo poco più di un’ora dalla prima massacrante esibizione, ma da mitici artisti internazionali ce l’hanno fatta benissimo regalando nuovamente allegre e coinvolgenti emozioni.
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