Francesco Meli
Matteo Pais, pianoforte
(venerdì 20 agosto 2010 ore 17.00)
Di Giosetta Guerra
Nel mese di agosto il tenore Francesco Meli è stato gradito ospite delle Marche per ben tre volte: allo Sferisterio di Macerata ha partecipato alla produzione de I Lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi, al Teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo si è esibito in un repertorio belcantistico per la XIX edizione del Premio Lirico Mario Tiberini e all’Auditorium Pedrotti di Pesaro è stato protagonista di un recital di belcanto, accompagnato al pianoforte da Matteo Pais. Il programma che Meli ha presentato il 20 agosto nell’ambito dei concerti del ROF era incentrato su arie da camera e arie d’opera, per concludere con due bis: “Le Silvaine” di Rossini e “A vucchella” di Tosti. Il tenore ha dato prova di grande versatilità vocale ed interpretativa, di simpatia e comunicativa, suscitando il delirio del pubblico, che lo ha a lungo acclamato. Ecco il recital al microscopio. Ne “La promessa” dalle Soirées musicales di Rossini il tenore si destreggia abilmente nell’alternanza di canto pieno e canto a mezza voce. “Il barcaiuolo” dalle Nuits d’été à Pausillipe di Donizetti richiede estensione e potenza vocale e lo mette alla prova nel canto di sbalzo e nell’uso della messa di voce: prova superata alla grande. “L’ultima canzone” e “L’ultimo bacio” di Tosti mettono in luce la sua voce robusta e sonora anche nei gravi, attacchi in pianissimo, espansioni fino ai sovracuti e ritorno al canto di passione, smorzature e filato finale lungo e lievissimo; sospensione emotiva anche nella musica e nel tocco pianistico: ovazione! Nei tre sonetti del Petrarca: “Pace non trovo”, “Benedetto sia il giorno”, “I’ vidi in terra angelici costumi”, musicati da Listz, Meli sfrutta l’ampiezza e la rotondità del suo mezzo vocale per entrare nelle grandi espansioni melodiche del primo brano, dove sfoggia anche una straordinaria messa di voce per il canto appassionato, ora morbido ora irruente, (coprotagonista il pianoforte che ha brevi interludi); nel secondo passa da soavi messe di voce a possenti esternazioni di eroico vigore maschio; nel terzo, dove notevole spazio è riservato al pianoforte con belle pagine di panismo, l’emissione a fil di voce diffonde una sorta di malia. “Vanne o rosa fortunata” è un’arietta di Bellini fresca e giovanile. Nella cavatina di Antenore “Che vidi, amici” da Zelmira di Rossini esce tutta la gamma dei colori della sua voce e nella cabaletta di Antenore “Sorte assecondami” Meli ha il piglio, la fantasmagoria della coloratura e un modo di porgere che ricorda Rockwell Blake. Nella cabaletta di Cantareno “Il piacer di mia ventura” da Bianca e Falliero di Rossini è impossibile descrivere la meraviglia del canto, la varietà dei colori, le agilità, la potenza, l’estensione dai gravi naturali ai sovracuti tenuti ed estesi. Pubblico in delirio.
Matteo Pais, pianoforte
(venerdì 20 agosto 2010 ore 17.00)
Di Giosetta Guerra
Nel mese di agosto il tenore Francesco Meli è stato gradito ospite delle Marche per ben tre volte: allo Sferisterio di Macerata ha partecipato alla produzione de I Lombardi alla prima crociata di Giuseppe Verdi, al Teatro Tiberini di San Lorenzo in Campo si è esibito in un repertorio belcantistico per la XIX edizione del Premio Lirico Mario Tiberini e all’Auditorium Pedrotti di Pesaro è stato protagonista di un recital di belcanto, accompagnato al pianoforte da Matteo Pais. Il programma che Meli ha presentato il 20 agosto nell’ambito dei concerti del ROF era incentrato su arie da camera e arie d’opera, per concludere con due bis: “Le Silvaine” di Rossini e “A vucchella” di Tosti. Il tenore ha dato prova di grande versatilità vocale ed interpretativa, di simpatia e comunicativa, suscitando il delirio del pubblico, che lo ha a lungo acclamato. Ecco il recital al microscopio. Ne “La promessa” dalle Soirées musicales di Rossini il tenore si destreggia abilmente nell’alternanza di canto pieno e canto a mezza voce. “Il barcaiuolo” dalle Nuits d’été à Pausillipe di Donizetti richiede estensione e potenza vocale e lo mette alla prova nel canto di sbalzo e nell’uso della messa di voce: prova superata alla grande. “L’ultima canzone” e “L’ultimo bacio” di Tosti mettono in luce la sua voce robusta e sonora anche nei gravi, attacchi in pianissimo, espansioni fino ai sovracuti e ritorno al canto di passione, smorzature e filato finale lungo e lievissimo; sospensione emotiva anche nella musica e nel tocco pianistico: ovazione! Nei tre sonetti del Petrarca: “Pace non trovo”, “Benedetto sia il giorno”, “I’ vidi in terra angelici costumi”, musicati da Listz, Meli sfrutta l’ampiezza e la rotondità del suo mezzo vocale per entrare nelle grandi espansioni melodiche del primo brano, dove sfoggia anche una straordinaria messa di voce per il canto appassionato, ora morbido ora irruente, (coprotagonista il pianoforte che ha brevi interludi); nel secondo passa da soavi messe di voce a possenti esternazioni di eroico vigore maschio; nel terzo, dove notevole spazio è riservato al pianoforte con belle pagine di panismo, l’emissione a fil di voce diffonde una sorta di malia. “Vanne o rosa fortunata” è un’arietta di Bellini fresca e giovanile. Nella cavatina di Antenore “Che vidi, amici” da Zelmira di Rossini esce tutta la gamma dei colori della sua voce e nella cabaletta di Antenore “Sorte assecondami” Meli ha il piglio, la fantasmagoria della coloratura e un modo di porgere che ricorda Rockwell Blake. Nella cabaletta di Cantareno “Il piacer di mia ventura” da Bianca e Falliero di Rossini è impossibile descrivere la meraviglia del canto, la varietà dei colori, le agilità, la potenza, l’estensione dai gravi naturali ai sovracuti tenuti ed estesi. Pubblico in delirio.
Désirée Rancatore
Richard Barker, pianoforte
(domenica 15 agosto ore 17.00)
Di Giosetta Guerra
Biondissima, fasciata da un abito lungo tutto d’oro, Désirée Rancatore ha presentato un ricco programma, composto di arie da camera e arie d’opera, accompagnata al pianoforte da Richard Barker. Quel che piace della Rancatore, oltre l’innata simpatia che trasmette, la luminosità e lo scintillio degli acuti (Haendel, Alcina, aria di Morgana "Tornami a vegheggiar"; Arditi "Il bacio"; Lehàr, La vedova allegra "Vilja"), la spericolatezza dei sovracuti e la facilità di saltare da un registro all’altro (Thomas, Hamlet, aria di Ophélie "Pâle et blonde”, Donizetti, Don Pasquale, aria di Norina "So anch'io la virtù magica"), l’agilità nel canto di coloratura, trilli, sbalzi (Rossini, Soirées Musicales, “La pastorella delle alpi” luminosissima e “L'orgia” brillante e giocosa; Donizetti, La fille du régiment , arie di Marie "C'en est donc fait", "Par le range et par l'opulence", "Salut à la France"), l’intensità dell’interpretazione, la messa di voce, i lunghi filati, la familiarità con le scale ascendenti e discendenti (Bellini, I Puritani, aria di Elvira “Qui la voce sua soave”; Puccini, Gianni Schicchi "O mio babbino caro"), il corretto modo di porgere e gli affondi rotondi (Pergolesi/Parisotti, arietta “Se tu m'ami”; Paisiello, Nina, ossia La pazza per amore "Il mio ben quando verrà", arie che si sviluppano nel registro centrale). Ciò che non mi piace della Rancatore è la tendenza a gonfiare i suoni centrali per dar maggior spessore al registro medio (Verdi, La Traviata, aria di Violetta "Addio, del passato", cantata in modo strano: attacchi con voce da bambina, medi e bassi costruiti, dal centro in su luminosità paradisiaca, filati deliziosi, messa di voce delicatissima). Richard Barker ha eseguito per pianoforte solo il "Tema di Anzoleto" da Una delle ultime sere di Carnevale di Carlo Goldoni.
Successo plateale.
Concerto Pergolesi
Per il tricentenario pergolesiano, in collaborazione con la Fondazione Pergolesi Spontini di Jesi
(18 agosto 2010, ore 11.00)
Di Giosetta Guerra
La prima parte aveva in programma pagine di Giovanni Battista Pergolesi: due cantate per soprano, archi e continuo “Luce degli occhi miei” e “Chi non ode e chi non vede” (revisione critica della Fondazione Pergolesi Spontini, a cura di Giuseppina Mascari), interpretate da María José Moreno e un’antifona per contralto, archi e continuo (revisione critica della Fondazione Pergolesi Spontini, a cura di Federico Agostinelli), “Salve Regina in Fa min.”, con la voce di Hadar Halev. Per la prima cantata solo 15 archi e un clavicembalo, per le altre due archi raddoppiati e clavicembalo. “Luce degli occhi miei” è una bella pagina quasi a tempo di danza con brevi intermezzi strumentali. La voce del soprano è piccola e carente nei gravi, ma ben gestita negli altri registri. Nell’altro brano, “Chi non ode e chi non vede”, che è una lamentatio, con introduzione strumentale vivace, vivacità che continua nella parte vocale col canto di sbalzo e mosso, l’Orchestra è fluida e l’ interpretazione incisiva; il soprano esibisce un bel timbro pulito e luminoso, facilità nelle progressioni acute ed espansione del suono, canta bene ed usa la messa di voce. Nel Salve Regina il contralto gestisce con morbidezza una voce dal bel colore denso e scuro, di medio volume, canta sul fiato e fa uso delle mezze voci. La seconda parte ha presentato Stabat Mater del Pergolesi per quattro voci con l’aggiunta de’ stromenti da fiato di Giovanni Paisiello (revisione delle Edizioni Musicali “L’oca del Cairo”, a cura di Giuseppe Camerlengo), con l’orchestra al completo formata da archi e fiati e con le voci di María José Moreno soprano, Hadar Halevy contralto, Yijie Shi tenore, Mirco Palazzi basso. Lo Stabat Mater di Pergolesi, trascritta da Giovanni Paisiello nel 1810, è un alternarsi di assoli e duetti (tenore-basso, soprano-contralto) su musica lamentosa e dolorosa, anche il canto è spesso sommesso su temi ripetuti in orchestra, o su musica agitata, e termina con tutti insieme nell’Amen finale. La voce più interessante, lo sappiamo già, è risultata quella di Mirco Palazzi, che ha un faccino da bambino e un vocione da grande. La voce è veramente splendida (bel colore scuro, suoni gravi sicuri e pieni, volume e spessore notevoli) e l’ emissione è fluida, con rotondità e bellezza del suono. Il soprano ha fatto sfoggio di una bella linea di canto con pianissimi (eseguiti anche dall’orchestra) ed espansioni acute estese. Il tenore ha voce chiara, un po’ rigida, di timbro non bello, sembra una voce costruita. Il contralto ha una bella voce con gravi naturali. Alla guida dell’orchestra Sinfonica G. Rossini era il thailandese Trisdee Na Patalung, messosi in luce l’anno passato nelle direzione de Il Viaggio a Reims dei giovani, al continuo Carmen Santoro.
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.