Massimo Viazzo
E’ quasi in punta di piedi che il Quartetto Borodin si congeda dal pubblico del festival lacustre, accorso numerosissimo, come al solito, all’Isola Bella. L’esecuzione aerea, lieve, leggera della Serenata alla spagnola per quartetto d’archi di Borodin, secondo bis proposto alla fine di una serata interamente russa, è un po’ l’immagine interpretativa di tutto il concerto. Le linee musicali trasognate del Quartetto n. 1 in re maggiore di Čajkovskij o quelle classicheggianti del Quartetto n. 1 in la maggiore di Borodin, ma anche le asperità stravinskijane del raro Concertino, si snodavano così con calore colloquiale, sottovoce, come in un rendez-vous tra buoni amici, magari al lume di candela. Niente “ismi”, quindi, in una serata da ricordare per la naturalezza, la giustezza delle scelte agogiche e dinamiche. Tutto suonava scorrevole, spontaneo, sereno e un senso di beatitudine ha, alla fine, pervaso l’uditorio.
No comments:
Post a Comment
Note: Only a member of this blog may post a comment.