
Ancona, Teatro delle Muse: Don Giovanni edizione Macerata.
Giosetta Guerra
Approda al teatro delle Muse di Ancona il bell’allestimento di Don Giovanni che Pier Luigi Pizzi aveva ideato per la stagione maceratese 2009. La scatola scenica, costruita in prospettiva, mantiene gli specchi solo su una parete e i sipari, che si aprono e si chiudono anche incrociandosi per il cambio veloce e nascosto degli ambienti o che si posizionano per aumentare la profondità della scena, non sono rossi ma marrone. Ricreato anche il geniale spazio aperto nel sottopalco per celare o far scivolare le persone che non vogliono mostrarsi e per inghiottire Don Giovanni trascinato e dilaniato da fameliche Erinni nude. Gli arredi sono gli stessi: un grande letto bianco quasi onnipresente, un divanetto e delle poltroncine d’epoca, una tavola, alcuni sgabelli e…un mantello rosso: simbolismo e non descrittivismo, essenzialità e non ridondanza. Un allestimento pulito, stilizzato, chiaro (per la comprensione) anche se spesso in penombra, leggero, elegante, con pochi colori decisi, insomma PIACEVOLE.
Giosetta Guerra
Approda al teatro delle Muse di Ancona il bell’allestimento di Don Giovanni che Pier Luigi Pizzi aveva ideato per la stagione maceratese 2009. La scatola scenica, costruita in prospettiva, mantiene gli specchi solo su una parete e i sipari, che si aprono e si chiudono anche incrociandosi per il cambio veloce e nascosto degli ambienti o che si posizionano per aumentare la profondità della scena, non sono rossi ma marrone. Ricreato anche il geniale spazio aperto nel sottopalco per celare o far scivolare le persone che non vogliono mostrarsi e per inghiottire Don Giovanni trascinato e dilaniato da fameliche Erinni nude. Gli arredi sono gli stessi: un grande letto bianco quasi onnipresente, un divanetto e delle poltroncine d’epoca, una tavola, alcuni sgabelli e…un mantello rosso: simbolismo e non descrittivismo, essenzialità e non ridondanza. Un allestimento pulito, stilizzato, chiaro (per la comprensione) anche se spesso in penombra, leggero, elegante, con pochi colori decisi, insomma PIACEVOLE.
Un miglioramento c’è stato nella scelta del Commendatore, interpretato dall’ottimo basso profondo Gudjon Oskarsson (voce poderosa, ampia, di grande peso, di bellissimo colore, sonorissima in ogni registro, emissione correttissima) e di Don Ottavio, interpretato da Saimir Pirgu, un tenore dal timbro bello e deciso, dalla grana vocale robusta e nel contempo duttile, quasi un baritenore per la corposità e il peso della voce, che sa anche piegarsi a morbidezze e delicate mezze voci (“Alla sua pace”), capace di fiati lunghissimi, tenuta dei suoni in acuto e in grave, eccelse messe di voce e smorzature e giusto accento (“Il mio tesoro intanto” da manuale).

Alla guida dell’Orchestra Regionale delle Marche e dell’Orchestra fiati di Ancona, il direttore Asher Fisch ha tenuto inizialmente tempi lenti, senza ritmo, poi il colore è cresciuto e così l’equilibrio, fino a far uscire la tinta mozartiana. I movimenti coreografici sono di Roberto Pizzuto, le luci di Sergio Rossi. Lo spettacolo ha riscosso il gradimento del pubblico.
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