Foto: Marco Rossi, Brescia/Amisano - Teatro alla Scala, Alfredo Tabocchini / Sferisterio Macerata.
Ramón Jacques
Erede della migliore tradizione vocale italiana, Carmela Remigio ha iniziato gli studi con Aldo Protti e si è perfezionata con Leone Magiera. Dopo aver vinto nel 1992 il Concorso “Luciano Pavarotti International Voice Competition” di Philadelphia, ha debuttato, diciannovenne, nel ruolo della protagonista dell’opera Alice di G.P. Testoni al Teatro Massimo di Palermo. Dopo le prime scritture in ruoli del repertorio barocco, ha iniziato una carriera in continua ascesa in cui si sono rivelati di particolare importanza, per la notorietà internazionale, i ruoli mozartiani: Susanna e la Contessa ne Le nozze di Figaro, Vitellia ne La clemenza di Tito, Fiordiligi in Così fan tutte, Pamina in Die zauberflöte; Elettra e Ilia nell’Idomeneo e, in particolare, Donna Anna in Don Giovanni, ruolo che le ha dato l’opportunità di collaborare con Claudio Abbado e Peter Brook. Da allora gli incontri prestigiosi si sono moltiplicati. La vocalità completa e la raffinata musicalità le permettono di eccellere nel repertorio da camera, sacro e profano: è stata più volte ospite di prestigiose istituzioni concertistiche. Tra le numerose incisioni discografiche spiccano le due edizioni di Don Giovanni (Donna Anna), una diretta da Claudio Abbado (DGG) e l’altra da Daniel Harding (Virgin), lo Stabat Mater di Rossini con la direzione di Gianluigi Gelmetti (Agorà), le Arie Sacre Verdiane con la direzione di Myung-Whun Chung (DGG), un doppio cd dal titolo “Arias” (Universal-Decca) dedicato a Tosti e Rossini. Il soprano ha accettato di rispondere ad alcune domande del nostro inviato
Quando hai deciso di fare del “canto” la tua carriera e come hai iniziato?
Ho cominciato lo studio della musica a cinque anni con il violino che ho continuato a studiare fino al giorno prima del mio debutto in palcoscenico a Palermo, nel 1992, quando ho compreso che la mia strada sarebbe stata un’altra. Se devo confessare, avevo cominciato a studiare canto per migliorare il mio fraseggio nel violino e non per altro. Studiavo canto quasi per hobby e in due anni di studo con Aldo Protti la mia voce è stata pronta per un debutto. È stato il destino a scegliere per me e io l’ho seguro.
Come definiresti oggi la tua voce?
Ora mi posso definire un soprano lirico.
È corretto affermare che la tua carriera internazionale è cominciata a Filadelfia con la vittoria al “Pavarotti” del 1992?
Sicuramente e stata la mia prima esecuzione in pubblico e ricordo che avevo tanta paura. Tutto sembrava come un sogno.... Era come essere considerata all’improvviso come una principessa!
Quando ti sei accorta di avere una predisposizione per il repertorio mozartiano?
Posso dire che è stato il repertorio mozariano a scegliere me. Non ho fatto altro che seguire le attitudini della mia voce. Mi ha sempre colpito il modo come Mozart sa inventare una psicologia attraverso la voce. Sono sempre affascinata quando mi metto a cercarla per farla venire fuori attraverso la note.
Il tuo ruolo mozartiano preferito è?
Tutti i personaggi femminili mozartiani sono figure affascinanti da interpretare, pur essendo molto diverse dal punto di vista vocale, per cui faccio fatica a rispondere e non saprei scegliere fra la Contessa, Susanna, Fiordiligi, Donna Anna, Ilia Vitellia...
E il Barocco?
É un repertorio che mi ha dato grandi soddisfazioni anche se è molto diverso da quello, ad esempio mozartiano. Posso dire che cantare un’opera di Handel, come mi è capitato con Giulio Cesare, significa affrontare un altro mondo, un teatro musicale che ti lascia la possibilità di inventare i personaggi, un po’ a tuo piacere.
Il sodalizio artistico con Luciano Pavarotti cosa ti ha dato?
Ho avuto il grande privilegio di cantare a fianco di Luciano in centinaia di concerti, in tour per tutto il mondo. Era un grande artista, ma anche un grande uomo sotto ogni punto di vista. Non posso dimenticare la sua generosità e la sua gentilezza. Sapeva essere allo stesso tempo un divo e un amico a cui potevo confidare le malinconie della vita, assieme a Leone Magiera, il mio maestro e maestro e amico di Pavarortti da sempre Spesso con loro si parlava di tecnica e di interpretazione e da loro ho capito che nella carriera niente ti arriva come un regalo ma tutti si deve conquistare con la determinazione e la continua volontà di migliorarsi.
Qualche ricordo......
Era una sera estiva nella sua splendida villa di Pesaro e stavamo per sederci a cena quando io ricevo una telefonata dalla mia agente, la quale mi comunica che Claudio Abbado mi aveva scelto come Donna Anna nel Don Giovanni con la regia di Peter Brook. Ricordo che ero emozionatissima e a tavola parlo di questa novita’. Luciano mi disse che dovevamo fare un brindisi,e che era molto felice perchè questo spettacolo avrebbe cambiato la mia vita professionale. Ed era felicie di non essersi sbagliato quando due anni prima mi aveva fatto vincere il suo concorso perche si era innamorato del colore cristallino della mia voce! Allora avevo 18 anni e non tutti hanno voglia di rischiare nei giovani.
C’è qualche teatro in cui ti senti a casa?
Come si fa a dirlo. La nostra vita da nomadi ci impedisce di pensare ad una casa. L’artista deve vivere questa condizione non come un dramma ma come diceva Don Giovanni: “Viva la libertà!”.
C’è qualche direttore d’orchestra o regista che ha una visione dello spettacolo operistico come la tua?
Mi considero fortunata perchè ho sempre incontrato direttori e registi che hanno saputo stimolare il mio desiderio di approfondimento interpretativo. Forse è dipeso anche dal fatto che ho sempre anteposto la voglia di crescere accettando nuove sfide al desiderio cantare che ti spinge ad accettar le proposte che ti offrono senza riflettere. Così è successo quando mi è stato proposto il Don Giovanni di Abbado e Brook che richiedeva un periodo di preparazione molto più lungo del nornale. Non ho esitato a cancellare altri impegni pur di farlo e perfino le ore di yoga sono diventate un fattore di arricchimento.
Quali sono i tuoi interessi nei confronti della musica di Rossini, Bellini e Donizetti?
Ho sempre adorato il belcanto italiano e dopo molti anni dedicati prevalentemente a Mozart, sento che dedicherò ancora più tempo a questo repertorio.
E’ importante per te lasciare una documentazione discografica?
Per un artista le registrazioni sono un documento della sua interpretazione e quindi è giusto dedicare del tempo alle incisioni avendo l’accortezza di scegliere il repertorio più appropriato. Trovo stimolante anche le registrazioni dal vivo, la ripresa di uno spettacolo durante le recite perchè si conserva l’emozione di momenti irrepetibili. E sono contenta di aver avuto la possibilità di approfondire un personaggio mozartiano come Donna Anna tanto a fondo incidendo due volte Don Giovanni, con Abbado e Harding. Del resto l’industria discografica vive oggi un momento per cui ogni nuovo disco va pensato con attenzione ed è la sensazione che ho avuto quando io e il maestro Leone Magiera abbiamo discusso il programma del mio nuovo album.
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