Tuesday, July 26, 2011

Massimo Gasparon ed il "Pubblico e Privato' di Rigoletto - Sferisterio Opera Festival 2011

Foto: Giovanni Meoni - Dèsirée Rancatore- Sferisterio Opera Festival 2011

Renzo Bellardone

SFERISTERIO OPERA FESTIVAL 2011. Sferisterio di Macderata 23 luglio 2011 ore 21,00. RIGOLETTO, Musica di Giuseppe Verdi. Libretto di Francesco Maria Piave tratto dal dramma ‘Le Roi s’amuse’ di Victor Hugo. Direttore Andrea Battistoni. Regia, scene costumi Massimo Gasparon. Disegno luci Sergio Rossi. Fondazione Orchestra Regionale delle Marche. Coro Lirico Marchigiani V. Bellini Maestro del Coro David Crescenzi. Complesso di Palcoscenico Banda ‘Salvadei’. Movimenti coreografici Roberto Maria Pizzuto. Il duca di mantova Ismael Jordi. Rigoletto Giovanni Meoni. Gilda Dèsirée Rancatore. Sparafucile Alberto Rota. Maddalena Tiziana Carraro. Giovanna Annunziata Vestri. Il Conte di Monterone Alberto Rota. Marullo Lucio Mauti. Matteo Borsa Enrico Cossutta. Il Conte di Ceprano William Corrò. La Contessa di Ceprano Tiziana Carraro. Un usciere di corte Antonio Barbagallo. Un paggio della duchessa Silvia Giannetti

MASSIMO GASPARON ED IL ‘PUBBLICO E PRIVATO’ DI RIGOLETTO

Il grande rischio delle produzioni all’aperto è il maltempo che anche allo Sferisterio ha prepotentemente obbligato la Prima di Rigoletto ad una sospensione di quasi due ore. Appena dopo l’inizio, forti scrosci di pioggia hanno costretto ad un fuggi fuggi generale che consentirà però, alla ripresa, di riascoltare il duetto ‘Quel vecchio maledivami..’ Fin dall’attacco si percepisce e si confermerà nel prosieguo che l’Orchestra Regionale delle Marche, darà il meglio di sé; sapientemente tenuta sommessa a creare effetti di attesa o sottolineatura, per sbottare d’imperio a marcare la tragedia o ad elevarsi sinfonicamente a creare poesia; la direzione sicura e decisa palesa con furore tutto il passionale vigore giovanile del talentuoso direttore Andrea Battistoni . Orchestra e Coro, diretto da David Crescenzi, si amalgamano quasi in una tenebrosa fusione che con il saggio espediente della dislocazione delle voci e l’attento utilizzo degli archi (sublime momento di violoncello con pizzicato di violino) creano un’atmosfera rivissuta con il gusto del ‘non ancora udito’, insomma del nuovo.  Il ruolo del titolo è affidato al bravo Giovanni Meoni : voce calda e melodiosa rimanda tutte le sensazioni di affetto, gelosia, ira, punizione e sofferenza che il personaggio vuole; entra in scena non abbigliato da buffone, ma da pulcinella con la mezza maschera nera e la casacca bianca che si staglierà in mezzo ai variegati colori delle masse di cortigiani; il baritono modula opportunamente la voce e senza manie di protagonismo si impone per grazie e continuità sia nelle arie che nelle cabalette con fraseggio chiaro. I dubbi, le gelosie, la vendetta e la ritorsione vengono tratteggiati con cura e dettaglio.
Maschere da commedia dell’arte, lussuria serpeggiante, giocolieri, colori brillanti e ambientazione classica ma non scontata o banale, con scene fisse rotanti su perno centrale sono alcuni degli ingredienti con cui Massimo Gasparon ha costruito il suo calamitante Rigoletto allo Sferisterio. L’evidente affiatamento tra i vari ruoli d’impianto contribuisce al sapiente utilizzo del grande spazio all’aperto: ad esempio nel finale l’aver nascosto il coro fuori dal palcoscenico ha creato un effetto acustico di grande effetto surreale; stesso ottimale risultato il far cantare i cantanti in uscita da posizioni marcatamente distanziate rispetto al nucleo centrale creando l’efficace percezione uditiva della distanza. Le luci di Sergio Rossi puntano sul bianco e sul blu ravvivando elegantemente od ottenebrando minacciosamente il lungo palco scuro; i movimenti coreografici della Banda Salvadei, diretta da Roberto Maria Pizzuto non risultano mai invasivi, ma ben calibrati e rispettosi del risultato d’insieme. Alla profonda voce di Alberto Rota vengono affidati il breve ruolo da baritono molto scuro di Monterone e quello ben più impegnativo di basso in Sparafucile, interpretato con tecnica e convinzione ..‘E’ la il vostr’uomo’.  Il duca di Mantova è Ismael Jordi che, acquistata sicurezza diviene accorato con ‘Ella mi fu rapita..’ fino allo spregiudicato ‘Bella figlia dell’amore..’ dove si conferma decisamente nel ruolo. Con emissione definita e chiara fa arrivare non solo la voce, ma anche il sentimento intrinseco, seppur senza intemperante spregiudicatezza. Il tenore non si abbandona a plateali atteggiamenti, ma con sobria cura, punta ad una offerta vocale gradevole.  Il personaggio di Gilda è affidata alla voce calda e rotonda di Dèsirée Rancatore che con virtuosismo basato su salda tecnica, domina le colorature, le agilità ed i sovracuti; ponendosi con semplicità entra nel personaggio e lo esterna con veridicità e presenza scenica drammatica. Con naturale limpidezza sfumata da colori che scaldano, infonde maturità ed al tempo stesso conserva l’innocente freschezza di Gilda; non si risparmia e riesce nella ricerca dell’emozionare emozionandosi, con una voce che nel tempo è naturalmente diventata più calda e colorata. Lucio Mauti è un buon Marullo, Enrico Cossutta un convinto Matteo Borsa, Antonio Barbagallo dona buona voce ad un usciere di corte ed il giovane William Corrò ad un credibilissimo Conte di Ceprano;  I ruoli femminili, ad esclusione della protagonista, Giuseppe Verdi li ha assegnati a mezzosoprani a ben rimarcare la scurezza della vicenda: una paggio è la piacevole Silvia Giannetti ; anche vocalmente provocante è Tiziana Carraro in Maddalena, mentre è più sobria nel ruolo della contessa; Annunziata Vestri ben caratterizza un’ambigua Giovanna. 
‘Rigoletto’ negli ultimi tempi è stato un titolo messo in cartellone da diversi teatri italiani e per certi versi potrebbe apparire ‘abusato e fin troppo di repertorio’; Gasparon allo Sferisterio 2011 lo ha presentato in una concezione classica, ma innovativa trasformando i limiti dello spazio aperto, dell’impossibilità di complicate macchine da scena e di accorgimenti acustici da sala teatrale, in opportunità dell’ingegno positivo.  Luci ed ombre, colori e trasparenze, movimento delle masse ed azione dei singoli personaggi rispettano il libretto esaltando le linee dell’inevitabile destino in una spasmodica ricerca di libertà.  La Musica vince sempre.


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