Foto: Brescia&Amisano
Massimo Viazzo
Roméo et Juliette, il capolavoro
“shakespeariano” di Charles Gounod, é stato rappresentato pochissime volte al
Teatro alla Scala. É davvero sorprendente scoprire che la prima volta che
quest’opera venne eseguita nella versione originale in lingua francese é stato
solamente 9 anni fa! E l’allestimento era proprio quello che é stato ripreso
nella stagione attuale, allestimento di Bartlett Sher nato per la
Felsenreitschule di Salisburgo e adattato al palcoscenico del teatro milanese.
Purtroppo il punto debole della produzione é stata proprio l'aspetto registico,
trattandosi, quello di Sher, di uno spettacolo alquanto polveroso sia per la
concezione scenografica che per la costruzione, sostanzialmente a cliché, dei
personaggi. Più interessante la parte musicale, ad iniziare dal volitivo Roméo
di Vittorio Grigolo. Il tenore italiano, pur lamentando una indisposizione
annunciata prima della recita, ha cantato come di suo solito senza
risparmiarsi, con slancio e passione, tratteggiando un Roméo sempre credibile,
spavaldo ma soprattutto innamorato. La sua voce si espandeva con naturalezza
nella sala del Piermarini anche se il fraseggio non pareva sempre sfumatissimo.
La Juliette di Diana Damrau é piaciuta molto soprattutto nel registro più acuto
dove il soprano tedesco ha saputo sfoggiare una linea di canto agile e sicura.
Nei centri la voce é parsa talvolta stimbrarsi, ma ciò non ha inficiato una
prestazione molto applaudita dal pubblico. Attorno ai due amanti protagonisti
ruota uno stuolo di personaggi la cui individuazione musicale e drammaturgica
fatica ad imprimerli nella memoria dell'ascoltatore. Da notare, comunque, il
sicuro e ben timbrato Frère Laurent di Nicole Testè, l’arrogante Tybalt di
Ruzil Gatin, il simpatico ed estroverso Mercutio di Mattia Olivieri, la
Gertrude un po’ troppo caricaturale (colpa del regista!) di Sara Mingardo.
Frédéric Caton é parso essere un Capulet sufficientemente autorevole, e
piacevole e ben definito nel proprio intervento del terzo atto lo Stéphano di
Marina Viotti. L’orchestra è stata guidata con relativa sicurezza da Lorenzo
Viotti. Il giovane direttore italo-francese nato a Losanna in Svizzera ha messo
in evidenza un passo teatrale riconoscibile e una resa del fraseggio vibrante
con una certa cura dei colori. Sempre molto apprezzata la prestazione del coro scaligero.