Foto: Michael BishopRamón Jacques
Nonostante Madama
Butterfly, opera in tre atti di Giacomo Puccini (1858-1924) su libretto di
Luigi Illica e Giuseppe Giacosa, non sia stata ben accolta dal pubblico il
giorno della sua prima, il 17 febbraio 1904, alla Scala di Milano – che alcuni
testi definiscono una prima disastrosa – e il compositore abbia dovuto
effettuare fino a cinque revisioni, sia nella parte orchestrale che in quella
vocale, tanto che l'opera passò addirittura da due atti a tre, la versione
finale del 1907 che è la più conosciuta e rappresentata oggi è diventata non
solo un'opera di repertorio che non manca di essere allestita in moltissimi
teatri del mondo, occupando, almeno nel computo dei soli teatri americani, uno
de 10 titoli più presenti annualmente sulle scene, ma è anche una delle opere
più apprezzate. La versione originale della sua première scaligera – in due
atti – è diventata una tale rarità che Riccardo Chailly ha deciso di
recuperarla e riproporla nel dicembre 2016 per l'apertura della stagione di
quell'anno del celebre teatro milanese. La Houston Grand
Opera, che l'ha rappresentata più volte a partire dalla stagione 1955-1956, ha
deciso di inserirla nel suo programma quest'anno in concomitanza con il
centenario della morte del celebre compositore, perché si tratta di un'opera
molto popolare, senza dubbio un calamita al botteghino, e perché almeno su
questo palcoscenico era rimasta assente dalla stagione 2014-2015. Avendo visto
e recensito diverse produzioni con lo stesso titolo, a volte mi è stato
chiesto: perché rivedere un'opera già vista e ascoltata in passato? La risposta
è che ogni produzione è unica e diversa, il che offre una nuova possibilità di
vedere diverse proposte e idee sceniche, vedere angolazioni o dettagli magari
apprezzati in precedenza, diversi stili di conduzione musicale e la possibilità
di ascoltare nuove voci. Vorrei quindi sottolineare in questa occasione la
scelta del teatro di puntare su Aylin Pérez, che ha cantato e interpretato in
maniera eccezionale il ruolo di Cio Cio San. Il celebre soprano
messicano-americano ha dato una caratterizzazione convincente, comprendendo che
il ruolo da interpretare era quello di una giovane ragazza con la quale si
identificava e si distingueva per la sua innocenza, con movimenti delicati e
pacati di un carattere ingenuo, affabile, tenero, ma allo stesso tempo una
giovane donna, energica di convinzioni e di azioni, come nella scena finale
piena di intensità, slancio e agghiacciante violenza con cui si è tolta la vita.
Dal punto di vista vocale, si è distinta, sfatando il mito secondo cui gli
interpreti del ruolo richiedono voci grandi o un canto voluminoso. Un canto
pieno di sfumature, colori nel timbro, sicurezza negli acuti, un canto a tratti
leggero, quasi sussurrato che, insieme alla sua performance sul palco, ha
indiscutibilmente conquistato, premiata con lunghi applausi e ovazioni del
pubblico, che in questo spettacolo ha riempito i posti del Wortham Center e ha
seguito con interesse la vicenda del libretto. Poiché la storia contiene
elementi americani, questo la rende attraente per gli spettatori, e ogni volta
che lo spettacolo viene rappresentato in un teatro di questo paese, alla fine
si sente solitamente una combinazione di applausi e fischi, motivati dalla disapprovazione
per il comportamento di Pinkerton nella trama, e non di disprezzo per
l'interprete, che in questa occasione era il tenore cinese Yongzhao Yu,
cantante dalla voce robusta e buona presenza scenica, al quale però mancano
maturità ed esperienza scenica per rendere piena giustizia al ruolo. Il basso-baritono
Michael Sumuel è salito con autorità sul palco e ha dato dignità al personaggio
di Sharpless, la sua voce è robusta, profonda, dando significato e sentimento
ad ogni parola che ha cantato. Anche il mezzosoprano Sun-Ly Pierce ha fatto un
buon lavoro nel ruolo di Suzuki, con tonalità scure e penetranti e proiezione
adatta al ruolo, che ha recitato correttamente e con movimenti appropriati. Il
basso William Guanbo è stato un Bonzo malizioso e dispettoso, e il resto dei
cantanti hanno dato compimento ai loro ruoli, come l'esperto tenore Rodell
Rossell nel ruolo di Goro, il basso baritono André Courville nel ruolo di
Yamadori, Erin Wagner nel ruolo di Kate Pinkerton, il basso Cory McGee come
Commissario Imperiale, questi ultimi membri dello studio teatrale che ha
prodotto cantanti di carriera importante, alcuni diventati delle star, nel
corso degli anni. La produzione
tripartita tra i teatri di Ginevra, Lyric Opera di Chicago e Houston era la
stessa vista qui nel 2015, con scene e costumi eleganti disegnati da
Christopher Oram. Le scene orientali erano minimaliste e le luci di Neil Austin
erano trascendenti. La regia è stata di Michael Grandage, che si è attenuto al
libretto senza esagerazioni che influenzino la storia, come nella sua
controversa trilogia Mozart-Da Ponte, vista a San Francisco e che ora andrà in
scena altri in teatri. Il coro, abilmente diretto dal suo titolare Richard Bado, ha in questa occasione ha partecipato in mondo decisivo, omogeneo,
sicuro, e l’esibizione nel Coro a bocca chiusasi è connessa ad uno dei momenti
esteticamente più attraenti della performance, durante il quale Cio Cio San,
suo figlio Dolor e Susuki, ruotavano nell'oscurità della notte su una
piattaforma circolare, guardando il pubblico con le spalle, al sorgere
dell'alba. Diretta con entusiasma e maestria dal maestro
principale Patrick Summers, che sembra allontanarsi gradualmente dal podio,
l’orchestra ha un sigillo particolare nel suono che emette in modo omogeneo per
ciascuna delle sue sezioni e che sa evidenziare i momenti più salienti della
trama orchestrale, catturando debitamente i diversi stati d'animo e le tensioni
che attraversano i personaggi.