LAURA
POLVERELLI Trio
Albrizzi: Giulio Giannelli
Visconti, flauto, Giuseppe Barutti,violoncello. Elisabetta Bocchese,pianoforte
Milano
– Audiotorium Palazzo Lombardia –Altra Sede-21 ottobre. Joseph
Haydn- Arianna a Naxos, cantata
per voce e pianoforte, Carl
Maria von Weber – trio sol minore per pianoforte, violoncello, flauto
Jules
Massenet – Elegie. Serenade Andalouse, Nuit d’Espagne – cantate, Erik
Satie – Gymnopedies n. 1 e 3 per pianoforte
Maurice
Ravel – Chansons madécasses
Il programma proposto, non è certamente ‘il solito
programma’, anzi considerata la scarsissima frequentazione si può definire
assolutamente inusuale. Ma l’inusualità della proposta non esclude certamente
la piacevolezza, come nel caso di questa proposta Mito nel nuovo Auditorium
dell’avveneristico Palazzo Lombardia in Milano. Composta quasi sicuramente per
una fruizione domestica –voce e pianoforte- la cantata ‘Arianna a Naxos’, si
rileva un brano colmo di stupore giovanile e di ricerca dell’amato; con
l’alternanza di recitativo ed aria, Laura
Polverelli, da interprete di rilievo qual è ne da una interpretazione
sofferta e teatrale portandola ad un finale rabbioso e concitato variando
mirabilmente la tonalità. Il ‘trio in sol minore’ di Weber si sviluppa
attraverso i prolifici tasti del pianoforte,le estensioni del violoncello e la dolce voce del flauto che all’allegro
moderato iniziale si fanno eco riprendendo in una sorta di daccapo. Interessante la vibrante voce aulica del
flauto di Giulio Giannelli Visconti
e i suoni tradotti dall’accorto utilizzo di corda tesa allo spasimo o a corda
vuota del violoncello di Giuseppe
Barutti. Il pianoforte di Elisabetta
Bocchese raggiunge il senso di forte intimità poetica evidenziata dalle
Gymnopédies di Satie che non offrono certamente occasione per lasciarsi andare
in virtuosismi spericolati. Il librarsi della bella voce dai riflessi ora ambrati,
ora dorati del mezzosoprano Laura Polverelli sono gradevolezza all’ascolto dei
tre brani di Massenet ricchi di un nuovo linguaggio musicale che non offusca però
lefantasie di danze antiche. In
chiusura le ‘Chansons madécasses’ di Maurice Ravel: Nahandove è il titolo del primo
brano ed il nome della donna amata ripetuto ossessivamente nella stessa
tonalità per evidenziare il pericoloso erotismo; ‘Aoua’ è il canto di guerra
anticolonialista che mette in guardia dai bianchi, dalle loro credenze e dai
loro opportunismi di sopraffazione; ‘Il est doux’, ha uno splendido finale tronco magistralmente servito in sospeso
lasciando un forte senso d’attesa, dall’abilità e dalla solida conoscenza
dell’entusiasmante mezzosoprano. La
Musica vince sempre.
Ivano Buat e Marco Rigoletti –trombe, Vincent Lepape –tromboneUgo Favaro –corno. Rudy
Colusso –tuba. J. Strauss -Amor Marsch.
J.S.Bach -Fuga in sol minore. D.Sanson/P.I.Čajkovskij -The Swan cracks nuts just before
sleeping. André la Fosse -Suite Impromptu.
Enrique Crespo -Suite americana. Johnson
–Dash-Hawkins -Tuxedo Junction. L.Bernstein
-West Side Story suite. David Schort -Tango G.Gerswin -Four Hits for Five
Attivi dal 1998 I Pentabrass sono davvero ottoni a 5 stelle!!!!Fin dall’iniziale
maestosa, anzi pomposa Amor Marsh, la formazione si annuncia ironica,
scanzonata, ma concretamente professionale.A presentare i brani si cimenta
brillantemente Ugo Favaro che smessi i panni del presentatore, imbraccia
la tuba traendo suoni forti o metallici con l’uso della mano sulla campana.I ‘leggeri’ sono Ivano Buat e Marco
Rigoletti alle trombe che sanno offrire armonici brillanti e…divertenti.Seduto in postazione centrale Rudy Colussi
soffia nella tuba per trarre suoni profondi ed ironicamente melodiosi.Al trombone maestoso e possente, il ‘francese’ del gruppo Vincent
Lepape glissa e ‘gioca’ con la coulisse.La
Fuga in sol minore di Bach viene eseguita nell’arrangiamento dei Canadian
Brass; la suite dai balletti di Čajkovskij è proposta nella irriverente
trascrizione di D.Sanson che diverte, così come riporta ai ricordi la Suite di
Berstein da West Side Story.Abili
professionisti ed interpreti sono arrivati diritti all’emozione gioiosa,
sfrondata dalla ricerca di scenografici tecnicismi e virtuosismi che peraltro
hanno concretamente costellato l’interpretazione.La Musica Vince sempre.
Stresa –
Hotel Regina – Sala Tiffany – 1 settembre
FAVOLA IN MUSICA Laura Catrani-soprano,
Mathias Stier-tenore, Silvia Frasson-voce narrante. Stresa Festival Ensemble.
Daniele Rustioni-direttore. ANDREA PORTERA. Tagete e la Terra dell’Arcobaleno. Soggetto
di Andrea Portera e Zlata Smolova. Libretto di Debora Pioli, Andrea Portera,
Gabriele Santarelli. Opera commissionata dalle Settimane Musicali di Stresa. Prima
esecuzione assoluta.
Come si conviene per un Festival
internazionale, anche Le Settimane Musicali di Stresa hanno commissionato una
nuova composizione ed in questo caso un’opera, al vincitore del IV concorso di Composizione
delle Settimane, ovvero il giovane Andrea
Portera, riconosciuto come uno dei più affermati compositori contemporanei.
La storia è molto semplice, una favola appunto, ispirata ai significati del
colori, ma la bravura della voce narrante Silvia
Frassonha saputo dar vita ai vari
personaggi con alternanze timbriche e d’impostazione con gestualità teatralmente
descrittiva. Nellamusica di Portera
riecheggia l’oriente pucciniano allo scorrere del fiume Cromo verso la città di
Policromandia. Melodie coloristiche compaiono e scompaiono all’alternarsi dei
monti dei colori. L’ouverture dei colori abbina ogni colore ad una nota e
partendo da Verde-Fa- si procede con il Giallo –Do, l’arancione –Re, il Rosso –sol,
il Blu –La, l’indaco –Si, per finire con il Viola-Mib. Le due voci operistiche
sono il soprano Laura Catrani facile
negli acuti e sovracuti, in presenza diuna omogenea linea di canto. Il tenore è Mathias Stierpresenta
morbidezze gradevoli nei centri e nei bassi imposti dalla scrittura. Entrambi
apprezzabili anche per la difficoltà della prima esecuzione assoluta,
difficoltà affrontata anche dallo Stresa Festival Ensemble sotto la direzione
del Maestro Daniele Rustioni che
affonda le sue radici professionali anche nelle master class del direttore
artistico dello Stresa Festival, Gianadrea Noseda. Rustioni ha ricavato delle
sonorità gradevoli dimostrandosi a suo agio con la musica contemporanea, con
gesto sicuro e deciso.
Stresa,
Chiesa del SS.Crocifisso –Collegio Rosmini- 2 settembre
BACH: Sonate e Partite per violino
solo ALINA IBRAGIMOVA- violino Johan Sebastian Bach. Sonata n. 1 in sol minore BWV 1001, Partita
n. 1 in
si minore BWV 1002, Sonata n. 2
in la minore BWV 1003, Partita n. 2 in re minore BWV 1004, Sonata
n. 3 in
do maggiore BWV 1005, Partita n. 3
in mi maggiore BWV 1006.
Monumenti di carta e di parole si
sono impiegati per descrivere il ‘Monumento’ delle composizioni per violino
solo……..:le Sonate e Partite di Bach sono uno dei vertici d’arrivo per il
violinista professionista, così come le Suites lo sono per il violoncello e
sono ormaistate proposte dai diversi
artisti siain concerto che in
registrazione Cd. La sorpresa allo Stresa Festival non è stata quindi la ben
conosciuta partitura ma l’impareggiabile eccellenza della giovanissima
interprete russa Alina Ibragimova . Seria,
concentrata, anzi ispirata fin dal primo tocco dell’arco ha creato un
invisibile piano sonoro sospeso dove –come nel Flauto Magico- ha attratto un
attonito pubblico. Arcate e mastellati
sono stati affrontati ad occhi chiusi per socchiuderli un attimo allo
sfioramento di una corda vibrante. Ibragimova ha tratto suoni inaccessibili a
doppia corda, creando impressionisticamente
l’effetto del secondo violino, oltre a caldi vibratiattrattivi per la forte vicinanzaalla voce umana. Come in un film, fughe,
allemande, sarabande, gighe e ‘Ciaccona’ sono andate a scorrimento su preziosi
tessuti dai colori definiti in uno stato di umana spiritualità.
Arona –
Villa Ponti – 4 settembre
TANGHI E TANGUARDA Tanguarda Maria
Martinova- pianoforte, Juanjo Mosalini- bandoneón, Cyril Garac- violino. Leonardo
Teruggi- contrabbasso H.Salgan, G.Beytelmann, J.Mosalini, L.Brighenti/L.Teruggi,
A.Piazzolla/C.Zárate, A.Piazzolla, V. Greco/J.Mosalini, M.Mores/L.Teruggi,
A.Bardi/C.Zárate, L.Sanchez.
Con dei musicisti a 360° che
scrivono, trascrivono, eseguono ed interpretano si è fatta una promenade tra le
luci e le ombre di una Buenos Aires che non c’è più ed una Buenos Aires che vive
ancora con pulsante cuore palpitante. Tanguarda, come ha spiegato Juan
Mosalino significa ‘guarda il tango’, ma con il più marcato significato di
‘occhio al tango’. Evocazioni descrittive di vita argentina vissuta in loco o
trasportata per le vie del mondo sono il filo conduttore segnato dalla
vitalità, velata dalla latente melanconia che sempre segna il tango,
espressione di altalenanti e contrapposti sentimenti che convivono in un unico
momento. Maria Martinova è pianista
decisa e scalpitante che imprime percussività sentimentale , lanciandosi poi in
una dinamica ricca di timbricità e coloristica. Leonardo Teruggi ha utilizzato jazzisticamente il suo contrabbasso
con profondissimi e ritmicipizzicati
che hanno accompagnato ancorchè solisticamente interpretato. A Teruggi si
devono diversi degli arrangiamenti. Cyril
Garac è l’insolito pregevole violinista che pizzica le corde anche sotto al
ponticello per tradurre suoni quasi di
sfregamento acre; con l’arco esprime vibrati ed armonici da grande sinfonia,
impreziosendo ogni brano eseguito. Lo strumento principe dei tanghi argentini è
il bandoneón con le sue gioie e le sue lacrime che Juanjo Mosalini fa scaturire dal mantice e dalle tastiere con
maestria e sentimento partecipativo. Mosalini è anche l’autore di brani
proposti e di trascrizioni. Serata di tutta piacevolezza che ancora una volta
fa dire che: La Musica vince sempre.
Stresa –
Palazzo dei Congressi – 6 settembre
IL BARBIERE DI SIVIGLIA Accademia
Musicale di Stresacon cantanti
selezionati dall’Accademia di Canto ‘Giovani all’opera’ di Natale De Carolis Orchestra
Giovanile Italiana e Ars Antica Choir. Direttore - Francesco Pasqualetti, Maestro
del Coro- Marco Berrini, Salvatore Seminara- chitarra Antonella Poli-
fortepiano, Giulio Laguzzi- maestro collaboratore Linda Ferrara- assistente
alla produzione. Rosina- Marina Ogiy, Il Conte d’Almaviva- Matteo Macchioni, Figaro-
Jozef Carotti. Don Bartolo- Daniele Piscopo, Don Basilio-
Davide Giangregorio, Berta- Simona di
Capua, Fiorello/Un ufficiale- Giampiero Cicino, Ambrogio- Valerio de Angelis
Realizzata in forma semi scenica ed
‘impietosamente’ attualizzatadall’ingegnosolavoro di Natale de Carolissi è assistito al ‘Barbiere’ , credibile ai
giorni nostri; coups de teatre e molto movimento hanno fatto dimenticare le
parrucche e le movenze vezzose ed ossequiosedi certo teatro musicale di tradizione. Figaro è un personaggio poco
affidabile disposto a tutto per soldi ed è interpretato dall’atleticoJozef
Carotti che tra salti dal palco, capriole ed una citazione da ‘La febbre
del sabato sera’ alla fine della cavatina, ha riscosso consensi anche per la
voce decisa ed ampia. Marina Ogiyoffre una voce a tratti molto scura
nell’interpretazionedi una scanzonata e
‘disponibile’ Rosina che non disdegna di civettare qua e la. Il Conte d’Almaviva/Lindoro
è Matteo Macchioni che travestitosi
direttamente in scena da soldato in mimetica, e poi da falso docente di musica
rockettaro, rende i ruoli con voce ben impostata e ricerca di leggerezza. Daniele Piscopo con rotondità timbriche
interpreta unDon Bartolo che non
disdegna mezzi d’intimidazione e ricatti….in giacca, panama e sigaro o in
accappatoio bianco e boxer all’interno della sua dimora. Don Basilio, lasciato
il consueto cappellaccio nero e gli spartiti sotto al braccio entra in scena
tatuato, con capelli neri lunghissimi ed una chitarra elettrica da rock …..è
interpretato daDavide Giangregorio che utilizza la voce con timbri credibili per
il ruolo. Simona di Capua da voce
aBerta e segna il personaggio con una
ottima interpretazione vocale.Ora è
gentile cameriera, ora invitante massaggiatrice di Don Bartolo o Figaro, ora
donna delle pulizie con il mocio insieme all’altro servitore Ambrogio che vive
grazie all’efficaceinterpretazione di Valerio de Angelis che ride,
starnutisce e spruzza oppio…… Nell’allestimento di De Carolis anche la
continuista al cembalo diviene personaggio ed Antonella Poli suona con occhiali scuri, intervenendo più volte
nella vicenda, conservandoun fiasco di
Chianti a portata di mano. Qualche pedicure, una battaglia con corn flakes, un
campanello da appartamento anziché il consueto bussare, una citazione
mozartiana da ‘Farfallone amoroso’ ed addirittura un Nokia tune rendono
frizzante l’azione dove anche i ruoli minori vengono valutati con la costante
presenza in scena, come nel caso di Giampiero
Cicino che microfonato come un agente di scorta interpreta l’ufficiale e
Fiorello; con bel timbro pieno condurrà la squadra degli agenti, ovvero il
giovanissimo coro dell’ Ars Antic Choir diretto dal bravo Marco Berrini. Altrettanto fresca è l’Orchestra Giovanile Italiana
che ha lavorato sinergicamente con l’apprezzato maestro Francesco Pasqualetti.Con
gesto sicuro e consapevole ericercata
attenzione ai particolari, è intervenuto a sostegno delle voci in buon
affiatamento con i giovani orchestrali. Il
pubblico ha decretato il successo del lavoro.
Angera –
Rocca Borromeo – 7 settembre
SUONI DI GUERRA IN TEMPI DI PACE Ensemble
Zefiro, Paolo Grazzi, Molly Marsh, Magda Karolak- oboi, Alberto Grazzi, Michele Fattori-fagotti Jonathan Pia,
Michele Santi, Simone Ameli- trombe, Riccardo Balbinutti- timpani, Alfredo
Bernardini- oboe e direzione. André-Danican Phildor,
Michel-Delalande, Jean-Baptiste Lully, Johan Caspar Ferdinand Fischer, Georg
Muffat, Jean- Joseph Mouret
Nel cortile d’onore il buio è
interrotto solo da qualche lampada mentre il silenzio dai suoni degli oboi e
dei fagotti che dall’alto di un balconcino intonano ‘Bruits de Guerre’ di
Phildor; dal loggiato al piano del cortile faeco lo squillar di trombe! Il Concerto itinerante inizia così!!! Itinerante
perché prima di giungere alla Sala della Giustizia al primo piano i fiati
ritmati dai timpani risonanti del versatile Riccardo Balbinutti hanno continuato a suonareincitanti o celebrative musiche annunciate
con voce ‘da campo di battaglia’ dall’oboista e direttore dell’ EnsembleZefiro, il Maestro Alfredo
Bernardini, che brillante interprete e attento ricercatore coordina e
ravviva l’ensemble. La tromba è lo strumento nato per la battaglia e poi
utilizzati per esaltare la vittoria e qui i bravi Jonathan Pia, Michele Santi, e
Simone Ameli traggono armonici e colorazioni vivide e brillanti. Gli oboi, nati
successivamente sono stati subito strumenti molto amati soprattutto in Francia,
all’epoca faro culturale e creatore di mode. Paolo Grazzi, Molly Marsh, Magda Karolak ed Alfredo Bernardini
agilmente traggono suoni chiari e vibranti insieme ai fagotti energici ed
imperiosi di Alberto Grazzi e Michele
Fattori. Come evidenziato anche nelle note di sala, la Suite di Muffatin programma fa riferimento a danze e tradizioni
nazionali diverse, con un’anticipazione
di vocazione europeista. Concerto vivace e brillante, come Lully avevaideato per la corte di Luigi XIV, imponendosi
a modello di gusto, stile e mode.La
Musica Vince sempre
La cellista británica Natalie Clein, en su segunda visita a Chile (el 2010 ganó en esta capital, el Premio del Círculo de Críticos de Arte), triunfó en toda la límea la noche del miércoles 17 de octubre, en su presentación junto a la Orquesta de Cámara de Chile, en el Teatro Municipal de Las Condes.
La artista europea de 35 años, tras haberse presentado en el Teatro del Lago de Frutillar, fue solista con brillo y calidad, del Concierto Número 1 en Do mayor de Franz Joseph Haydn, junto a la Orquesta de Cámara de Chile, la cual se puso a su altura bajo la dirección del recientemente designado Premio Nacional de Música, Juan Pablo Izquierdo.
Dotada de gran personalidad y reiterando su conocido estilo de cellista clásica, alternativa y experimental,irreverente incluso ,Natalie Clein afrontó con singular pericia los tres movimientos de la obra, en que también contó con el valioso apoyo del conjunto de cuerdas de la agrupación dirigida por Izquierdo, cuyo concertino, Hernán Muñoz Julio especialmente, estuvo en una noche muy afortunada, en sus diálogos musicales copn la cellista, muy en especial en los movimientos primero (Moderato) y tercero (Allegro molto).
Natalie Clein recibió una rotunda ovación de parte de los asistentes, a la que correspondió con dos impecables "encores", con composiciones de Pablo Casals y Juan Sebastián Bach.
El concierto tuvo como marco adecuado, dos obras clásicas de la literatura musical, las Sinfonías número 92, en Sol Mayor, de Franz Joseph Haydn y la número 8 en Fa Mayor, de Ludwig van Beethoven. En embas piezas, Izquierdo y sus dirigidos estuvierion precisos y coordinados, luciendo calidad y coordinación, comprobando el buen momento por el cual atraviesan como conjunto.
La
soprano española Minerva Moliner ha sido aclamada como “Una joven revelación” y
como “Una voz clara y limpia con un timbre que encaja perfectamente con su
repertorio”. Su educación musical la inició en el Conservatorio Superior de
Música de Valencia con la bien conocida maestra de canto Ana Luisa Chova.
Minerva Moliner terminó su licenciatura con los más altos honores lo que la
llevó a obtener los siguientes reconocimientos: Primer premio en el VII
Concurso Internacional Jaume Aragall, en Sabadell. Primer premio femenino en el
I Concurso Manuel Ausensi, en Barcelona. Primer premio en el Festival
Internacional de Callosa d’En Sarrià, en Alicante, y el Premio especial para
cantantes españoles en el Concurso Internacional Francisco Viñas, en Barcelona. Ha
cantado en Madrid, París, Roma, Nápoles, Valencia, Barcelona, Zaragoza, Bilbao,
Nancy….. en salas de conciertos como El Palau de la Música de Valencia, Palau
de la Música Catalán, Auditorio de Barcelona, Teatro Arriaga y el Euskalduna en
Bilbao, Auditorio de Zaragoza, Ópera de Nancy, interpretando roles como
Violetta (La Traviata), Juliette (Roméo et Juliette), Konstanze (Die Entführung
aus dem Serail), Gilda (Rigoletto), Olympia (The Tales of Hoffmann), Lucia
(Lucia di Lammermoor). Su
colaboración con orquestas y directores incluye: Christian Zacharias y la
Orquesta de Barcelona, Manel Valdivieso y la Orquesta de Córdoba, Paul Mägi y
la Orquesta de Cámara de Andorra, Adrian Leaper y la Orquesta de RTVE, Laurent
Campellone y la Orquesta Lírica de Nancy, Juan José Olives y El Grupo Enigma de
Zaragoza, Kamal Khan, Joan Cervero, Juan Luís Marinez, José Fabra, Elio
Orciouolo entre otros. Minerva
Moliner ha sido grabada para programas de TVE, RNE, Catalunya Radio, Televisión
de Aragón, etc. Su repertorio es vasto y además de roles operísticos también
incluye Lied, oratorio así como música moderna: Janacek, Mahler, Berg, Johnson,
Menotti, etc. Participó en una grabación española-catalana para la BBC de “The
cunning little vixen” bajo la dirección de Kent Nagano y producida por el
European Opera Centre. Su educación musical la empezó en el Conservatorio
Superior de Música de Valencia con la bien conocida Ana Luisa Chova. Terminó su
licenciatura con los más altos honores.
Por Juan José Arias
¿Cuándo te decidiste a hacer una carrera de
cantante?
Que yo recuerde, siempre me ha gustado cantar, lo
hacía a nivel íntimo, y fue mi padre quien se dio cuenta de la capacidad que yo
tenía. Él en complicidad con mi hermana, (que también es músico), lucharon
hasta conseguir que yo cantase. Comencé a estudiar en Valencia con la
catedrática Ana Luisa Chova, con quien he cantado toda la carrera.
¿Cuál fue tu primer encuentro con el escenario?
En el Conservatorio de Valencia, en los talleres de
ópera con Los Cuentos de Hoffmann y Suor Angelica. También conciertos. En clase
uno está muy protegido, son cuatro paredes muy cercanas y uno se tiene que ver
en un gran teatro donde se ve suproyección, donde se ve desnudo delante del público y debe de
interpretar y de cantar. Yo siempre he sido tímida y ahora lo controlo,
creo...ja,ja, pero siempre cuesta. Si que es verdad que cuando tienes detrás un
trabajo bien hecho, cuando sales y empieza a funcionar todo, te olvidas y te
dejas guiar por lo que estás haciendo. Pero el miedo escénico, existe. Los
nervios son duritos. La primera vez que hice Lucia di Lammermoor escenificada,
ya había cantado las arias en concierto,ya que sentí esto de lo que hablamos, que las cosas van saliendo de
manera natural, porque ya están mecanizadas, ya las tienes dentro, y es una
sensación maravillosa.
¿Cómo defines tu voz?
Veo mi voz con un timbre muy rico en armónicos,con agilidad,soy una lirico coloratura, que puedo cantar en toda mi tesitura.
¿Qué es lo que más te gusta de ella?
La facilidad para conseguir los colores y los
matices que necesito en cada momento para transmitir musicalmente aquello que
quiero y que no todos lo tienen. Con el tiempo me he dado cuenta de ello,
porque al principio no era consciente.
A mi parecer tu voz tiene tintes “callasianos”,
supongo que no soy el primero enmencionarlo.
No eres la primera persona que me lo dice, más bien,
¿quién no me lo ha dicho?. Que te digan que tu voz, en ciertos momentos recuerda
a Maria Callas, quiero ser sincera, es halagador. Que te digan que te pareces a
una de las cantantes más importantes de la historia sería tonto decir que no me
gusta. Callas a mi me gusta. Pero considero importante quedarse ahí y escuchar
a Minerva, porque tengo mis otros matices, mi voz, que yo creo que a momentos
tiene esa similitud, hay otras cosas muy distintas por lo que quedarse ahí
sería limitarse. Callas ya hubo una y quedan los testimonios, cd’s, vídeos,
pero, yo soy yo, y eso es importante.
¿Quiénes han sido fuente de inspiración en tu
carrera?
Muchísimas cantantes, por supuesto Maria
Callas;Joan Sutherland que siempre me
ha encantado y de quién admiro su facilidad para la agilidad, el timbre de su
voz tan redondo y tan brillante; Mirella Freni, una lírico estupenda, con una
voz homogénea en toda su tesitura; de cantantes más actuales, Angela Gheorghiu,
Leontina Vaduva con la que escuché mi primera ópera, Carmen, desde luego ella
protagonizaba a Micaela.En fin, hay
muchas cantantes.
¿Hay alguna ópera que sea tu preferida?
No puedo escoger sólo una ópera. Es muy difícil. Si
que es verdad que el Bel Canto me atrae mucho,pero tampoco quiero decir que es lo que más me gusta, porque también hay
otras óperas que me apasionan y me dicen mucho y son estupendas. Creo que todas
aquellas óperas que estan vivas, y que te transmitan son maravillosas, no hay una sola
ópera concreta, es muy difícil catalogarlas, pero por decir alguna, Traviata,
Lucia di Lammermoor, Bohème, Madame Butterfly, Carmen, la lista es larga,
podríamos no parar porque todas tienen su encanto. No podría quedarme con una, pero sí
que es verdad que cuando estoy trabajando alguna, en ese momento es la que más
me gusta.
Tu repertorio es
vasto, ópera, oratorio, zarzuela, lied canción moderna. ¿Dónde tesientes
más cómoda?
Intento disfrutar en cada momento lo que estoy
haciendo, la ópera para mi es quizá la más completa, pero cuando estás haciendo
conciertos, cada canción es como una ópera condensada donde hay mucho que
sacar, es como algo de filigrana, entonces es algo también encantador y tal vez
más difícil. No todo el mundo sabe hacer bien la canción, es también difícil y
por eso me gusta mucho también. Me gusta todo, pero donde más plena me siento es
cuando estoy en el escenario interpretando ópera.
Si te ofrecen interpretar un nuevo personaje, ¿cómo
identificas cuando es eladecuado para ti?
Cuando veo que puedo abordar un personaje haciéndolo
de principio a fin con la riqueza vocal que requiere y aguantando toda la
ópera, tu ya sabes viendo la partitura y que pruebes el papel con la
riqueza que tengas en tu voz. Por ejemplo, en casa podría cantar Carmen, pero
mi voz no es para ese papel, no se trata de poder cantarla sino de hacerlo
adecuadamente.
Tu opinión sobre cantar repertorio tradicional y
moderno.
Si te refieres a si estoy más a favor de uno que del
otro, considero que cada cosa se debe valorar por ella misma, comparar no está
bien. Yo he cantado tradicional y
moderno,recuerdo que hice la ópera Las
Cuatro Notas de Tom Johnson, en la que me la pasé genial, y era tan válido como
cualquier otra ópera, sabiendo bien lo que estás cantando y haciendo cada cosa
dentro de su estilo. Yo no comparo un Picasso con un Goya porque son estilos
distintos, ¿por qué tengo que hacerlo si las dos son pinturas? Creo que en este
caso lo importante es que el autor nos venda su verdad y que nos la llegue a
vender, musical y escénicamente ¿por qué no vaa ser igual de válido? ¿qué tiene que ver que
sea moderno? Me gusta todo lo que tenga verdad. Si no nos estamos limitando, a nivel personal te puede gustar más una ópera que otra, porque todo es muy subjetivo. En todas las épocas ha habido vanguardia e innovación que es un tanto el
desconocimiento de quien lo admira y lo observa, por tanto hay que darlo a
conocer, instruir al auditorio. Todo avanza, todo cambia, es como la moda,
cuando te vas acostumbrando a algo le vas sacando partido, es cuestión de
costumbre.
¿Qué cantas en este momento y dónde?
Acabo de hacer Lucía di Lammermoor en Avilés,
Asturias, también paralelamente estoy haciendo Zarzuela, La Rosa del Azafrán y
La Canción del Olvido que por primera vez la hago escenificada, anteriormente
sólo en concierto y me he divertido mucho, me refiero a disfrutar del trabajo
previo de elaboración, disfrutar pero con responsabilidad, no debes estar en el
escenario pensando, el trabajo ya está hecho. Si no lo haces así no lo
disfrutarás, como tampoco aquellos que te estén observando. Antes de salir a escena la
mayoría la pasamos muy mal, pero cuando sales y todo empieza a rodar y la voz
sale como tu quieres, comienzas a disfrutar. No hay que olvidar que es un
espectáculo con parte lúdica, la gente va a disfrutar y tudebes hacerlo de igual manera. No siempre es
fácil y si un día estás mal de voz, debes controlarla, los cantantes también
nos enfermamos. Algo muy importante es la parte emocional, porque en la lírica
va implícita la emoción, ¿Como sería una ópera sin emoción? Y si no estás bien,
se va a notar.
Por último tus planes futuros.
Preparo un concierto para la Comunidad Valenciana de
canción francesa de Faurè y Hann, también Granados, Rachmaninov, Rimsky Korsakov,
todo un abanico de compositores estupendos. La Clemenza di Tito en Valladolid,
Zarzuela, etc. !Quiero cantar mucho!
¿Te gusta cocinar?
Me encanta cocinar en especial la paella Valenciana
de mi zona:Costilla de cerdo, pollo y
conejo, Verdura depende de la temporada por ejemplo, en invierno, alcachofa pimiento,
germinado con aceite de olivo, ajo, tomate y puede llevar
gambas. El truco es cómo se hace. Sofreír la carne sin que se pase,
verdura cocida a fuego lento, se cocina sin prisa; todo sin prisa, de lo
contrario no saldrá bien. Yo canto mucho en la cocina.
Gracias por tus palabras, ¿quieres agregar algo a
esta entrevista?
Minerva Moliner está llena de ilusión por una voz en
la que confía cada vez más, que crece con el trabajo, con la experiencia y que
quiere mostrarlo y disfrutar encima de un escenario y que la gente lo disfrute
conmigo.
ILRITORNODIULISSEINPATRIA de Claudio Monteverde. Festival MITO Setiembre Musica 2012 realizada en
el Teatro Regio de Turín el 8 de septiembre del 2012. Elenco: Ulisse, Furio Zanasi – Penelope, Sara
Mingardo – l’Umana Fragilità, Andrea Arrivabene – Il Tempo, Luigi de Donato –
Fortuna, Monica Piccinini – Amore, Anna Simboli – Giove, Luca Cervoni –
Nettuna, Luigi de Donato – Minerva, Monica Piccinini – Giunone, Anna Simboli –
Telemaco, Luca Dordolo – Eurimaco, Raffaele Giordani – Melanto, Francesca Cassinari
– Eumete, Gianluca Ferrarini – Iro, Gian Paolo Fagotto – Ericlea, Elena
Biscuola – Pisandro, Andrea Arrivabene – Anfinomo, Luca Cervoni – Antinoo,
Salvo Vitale – Feacio I, Andrea Arrivabene – Feacio II, Luca Cervoni – Feacio
III, Salvo Vitale.Concerto Italiano Rinaldo
Alessandrini – conducción y clavecín.
Los dioses amenazan y deciden el destino
de los hombres atentando contra sus debilidades, así es como inicia la opera exactamente
con el celebre prologo de la humana fragilidad, en la experta interpretación de
Andrea Arrivabene. La fragilidad fue
amenazada por el Tiempo que ofrecía una calidad y redonda voz del bajo Luigi De Donato, apreciado después en
el exigente papel de Neptuno. Pero las amenazas no terminaban aquí y de hecho
hizo su entrada Fortuna, interpretada por una convincente Monica Piccinini, después llegó el Amor de Anna Simboli, quien mostró un afligido en su interpretación. Una de las páginas mas amadas y conmovedoras,
fue el lamento de Penélope que se elevó explosivo y profundo con la segura y
redonda, con el sensible colorido en la voz de Sara Mingardo‘Di misera
regina’ y la interprete misma se convirtió en una verdadera reinda
manteniendo el papel con línea de canto homogénea y sufrida en su
interpretación. Elena
Biscuola
fue la fiel Ericlea armoniosa y participe. Giove, y después Anfinomo, fueron
confiados al joven Luca Cervoni,
adaptado al papel que interpreto de manera agradable.Salvo
Vitale posee una voz potente y profunda con la que delineó bien a Antinoo y
a al Feaccio III.El tenor Gian Paolo Fagotto diseñó su Iro con
dúctil voz y una interpretación muy segura, mientras que Gianluca Ferrarini prestó su canto de grato timbre a Eumente.Raffaele
Giordani fue Eurimaco, personaje que hizo con alegre frescura y apreciable
entonación.Francesca Cassinari fue una placentera Melanto. En la opera
resaltó como momento tópico el encuentro entre Ulises y Telémaco cuyo
desarrollo tuvo la segura y bien apreciada voz de Luca Dordolo quien realizo el exigente dueto con Furio Zanasi, quizás el interprete mas
apreciado en el papel principal.Voz
suave con refinadas coloraciones, ofreció armonía y dulzura y autoridad con su
timbre profundo y firme. Sobre el escenario y con su habitual fraseo, que es de
los más apreciados del panorama operístico en este repertorio, fue el único que
no utilizó una partitura porque la conoce perfectamente porque es un intérprete
de referencia de Ulises. El ensamble Concerto Italiano, compuesto de músicos de
comprobada valía y con la puntual dirección de Rinaldo Alessandrini un estudioso y experto del repertorio de
Monteverdi, y la de dos pilares Sara
Mingardo y Furio Zanasi,
permitió presenciar un Ulises muy claro, nítido, y la forma semi-escénica contribuyó
a exaltar su esencialidad y su pureza. ¡La música vence siempre!
Smetana’s opera was written
in 1873/74 and one really wonders, on seeing this wonderfully witty, playful
and yet deep work, how it is possible that it is being produced in France for the
first time only now, in 2012. Especially since the libretto by Emmanuel Züngel
is based on a play by French playwright Mallefille. If I were more of a
feminist, or given to conspiracy theories, the answer would be easy: the main
characters of this piece are women, are two widows, and one of them clearly
enjoys her single state and refuses to remarry in order to stay free. Jo Davies has set her production in the
years after the first World War. A very fine black and white video installation
by Andrezej Goulding, that
faithfully follows Smetana’s overture, shows proud aviators and tragic events,
so we know that Karolina’s and Anezka’s husbands have died during the war, but
we do not know how long ago that was, nor how their relationships were before
the war. We soon find out, however, how the two woman deal with their
situation: Act I opens on a beautiful salon, 19th century furniture,
consisting mainly of a desk, a sofa and a long dining table, blue leaf-
patterned wallpaper, a stag’s head over one of the three doors and a spiral staircase
to the right, these are the main elements and the whole piece will be played
out in this set. On the sofa, a human figure is lying still, covered by a
blanket. The servants come and go, rejoicing in the coming harvest festival.
Karolina comes in and sitting down at the dining table and taking her
breakfast, sings her joy about her life as the free mistress of her domain and
her servants, ready to join in their harvest festival. Lenka Macikova is simply splendid in this part, her silvery soprano
and vivacious personality are the very embodiment of the wit and irony of
Karolina. The covered person on the sofa now turns out to be her cousin,
Anežka. She is wearing black, and in fact is still mourning her husband. Or if
she isn’t, at least she doesn’t seem to allow herself Karolina’s joy of life.
Sophie Angebault, lovely soprano
tainted with gold and melancholy, conveys, along with the music, the impression
that her affliction is maybe a bit more due to convention than to personal
feelings. No time is lost however in reflections of that kind. Smetana’s opera,
full of Slavic charm and polka, is led along with almost devilish drive and
force by the Orchestre National des Pays de la Loire, conducted by Mark Shanahan. And now comes Mumlal, the gamekeeper, come to
complain about an especially obnoxious poacher. I have to admit that he was
almost my favourite character of the opera. Whoever loves Mozart’s Antonio and
is frustrated to get so little of his views on life will be rewarded with
Mumlal. Interpreted with happy abandon and a velvety growling bass, supply and
subtly by Ante Jerkunika, Mumlal is
the bass part of the vocal quartet (the tenor is not far now!) and also the
personification of the humour and irony that are so present throughout in the
music. Karolina sends him to catch the intruder who comes along quite docilely.
In fact he is a young neighbour, Ladislav Podhàjský, and Karolina understands
soon enough that he has been roaming the grounds in order to see Anežka,
because he is in love with her. He is the romantic lover and of course he is
the tenor. Aleš Briscein interprets
the part with a beautifully clear warm strong voice, unwavering on the narrow
line between sincerity and irony. Karolina sees through him right away and, as
mistress of the grounds, condemns him to a fine and a time of imprisonment in her
house. He retires to his room and everybody sings an ode to love. In Act II,
Karolina and Anežka are discussing Ladislav Podhàjsky. Anežka wants him gone
and Karolina wants her to marry him. Ladislav finally manages to declare his
love to Anežka, but she turns him down. Karolina goes to the servants’ ball
with Ladislav and after a few detours through jealousy and misunderstandings,
Ladislav and Anežka will be happily united. We learn now that Anežka has loved
him for longer than conventions would allow it, for she has been in love with
him already when her husband was alive. Everybody rejoices and a lively polka
ends the piece.Applause, well-earned
applause for everyone: Bedrich Smetana for his wonderful opera, and his fine
and witty music that is so entertaining and amusing and yet never shallow. Deep
feelings are lying under the surface, never far away, but are hardly ever
openly expressed. Like the light filtering in through the large French windows
(Simon Corder is responsible for the lighting and a fine job he does), so love
and regrets sometimes filter through the irony of the music, especially at the
very end of Act I. In Act II it is the other way round, love and longing are
everywhere, but always tempered by the subtle shade of wit and irony. Thundering applause for Anger
Nantes Opéra, for bringing this lovely work to life and back to France – may it
be taken up again and again everywhere and all the time! And bravos and thanks to the
whole cast and crew for a most enjoyable evening!
Dvě Vdovy (Las dos viudas) de Bedřich Smetana (1824-1884)Entreno en Francia. Función realizada el 28
de septiembre del 2012 en Angers Le Quai, Francia en la temporada 2012-2013 de la Angers Nantes Opera.
Director Musical: Mark Sanan, Director de escena: Jo Davies. Escenografia y
vestuario: Joanna Parker. Diretor del coro: Sandrine Abello.Lenka Máciková (Karolina), Sophie Angebaul(Anežka), Aleš Briscein(Ladislav Podhájsky), Robin Tritschler (Tonik),
Khatouna Gadelia (Lidunka). Ante Jerkunica (Mumlal)
Después de ver lo maravillosamente astuta, divertida
y profunda que es esta opera compuesta por Smetana en 1873-1984,uno se pregunta como es que fue representada
por primera vez en Francia hasta el 2012, si además se considera que el libreto
de Emmanuel Züngel esta basado en una obra del dramaturgo francés Mallefille.
Si yo fuera feminista, o quisiera crear confabulaciones la respuesta seria
fácil y diría que es porque los personajes principales de la obra son mujeres,
dos viudas, de las cuales una disfruta ser soltera y se niegaa casarse de nuevo.Jo
Davies ubicó su producción en los años posteriores a la Primera Guerra
Mundial. Una muy fina transmisión en blanco y negro de Andrezej Goulding, que fielmente siguió la obertura de Smetana mostraba
escenas trágicas y de pilotos de aviación, daba a entender que los maridos de
Carolina y de Anezka murieron durante la guerra, aunque no se sabe exactamente
cuando ni como eran sus relaciones antes de morir. Aun así, se puede deducir
que las dos mujeres superaron la situación.La obra completa se realizó dentro de un hermoso salón cuyos elementos
principales fueron muebles del siglo diecinueve: como un escritorio, un sofá y
una larga mesa, paredes decoradas con dibujos de hojas azules de árbol, además
de la cabeza de un venado sobre una de las tres puertas, y una escalera en
espiral.Sobre el sofá se veía la figura
de una persona recostada y cubierta con una manta mientras que los sirvientes
entraban y salían,festejando el
festival del pueblo. El personaje de Karolina hizo su entrada y sentándose a la
mesa cantó reflexionando sobre su vida como una mujer libre, sus bienes y sus
sirvientes, que festejaban. Lenka
Macikova estuvo simplemente esplendida en esta parte, ya que su brillante
voz de soprano y su vivaz personalidad fueron la esencia misma de la astucia y
la ironía de Karolina. La persona cubierta sobre el sofá, resultó ser su prima Anežka,
quien vistiendo de negro aun de luto por la muerte de su marido y no mostrando
felicidad de Karolina. Sophie Angebault encantadora
soprano con voz de tinte dorado y melancolía trasmitió la impresión, junto con
la música que su pena se debía mas a costumbre que a un sentimiento
personal.Sin embargo, no se perdió nada
de tiempo en reflexiones de ese tipo en esta opera de Smetana, plena de encanto
eslavo y polkas, y que fue llevada con endiablada fuerza por la Orchestre Nacional
des Pays de la Loire,
bajo la dirección de Mark Shanahan.
También apareció el guardabosques Mumlal,
quejándose de un molesto cazador, del que debo admitir que fue mi personaje
favorito de la opera. Quien adora al Antonio de Mozart y se frustra de escuchar
tan poco sus puntos de vista de la vida quedaría satisfecho con Mumlal, que fue
Interpretado con alegre abandono y brillo aterciopelado en su voz de bajo por Ante Jerkunika. Mumlal es la voz de
bajo del cuarteto vocal (el tenor se acercaba ya) y la personificación del
humor y la ironía que están tan presentes en toda la música.Karolina le ordena a atrapar a un intruso que
merodea la casa, y que es de hecho el joven vecino Ladislav Podhàjský,
entendiendo que ha buscaba ver a Anežka de quien esta enamorado. El romántico
enamorado era el tenor Aleš Briscein quiencantó con hermosa, claray calida; moviéndose en una delgada línea
entre la sinceridad y la ironía. Karolina viendo sus intenciones y como dueña
de la propiedad, lo invita a quedarse enla casa.El se retira a su
habitación y todos interpretan una oda al amor.En el segundo acto Karolina y Anežka discuten por Ladislav Podhàjsky;
Anežka quiere que se marche y Karolina quiere que ella se case con el.Ladislav finalmente le declara su amor a
Anežka, quien lo rechaza.Karolina
asiste a la celebración de sus sirvientes acompañada de Ladislav y después de
algunas situaciones de celos y malentendidos, Ladislav y Anežka terminan
felizmente unidos.En este punto nos
enteramos que Anežka lo ha amado durante un largo tiempo, aun desde que su
marido vivía. Todos los personajes celebran y alegres con una movida polka
termina la obra. El autor Bedrich Smetana se merece un aplauso por su maravillosa
opera de fina y alegre música que fue muy entretenida y nunca superficial.Profundos sentimientos se encuentran sobre la
superficie, nunca lejos, pero que difícilmente son expresados abiertamente, un
poco como la luz que se filtraba débilmente por las grandes ventanas francesas
(Simon Corder fue el responsable del
buen trabajo de iluminación), de modo que el amor y los arrepentimientos
algunas veces se filtran en medio de la ironía de la música, especialmente al
final del primer acto.En el segundo es
lo contrario, el amor y el deseo se encuentran por todos lados pero siempre son
templados por la sutil sombra de la alegría y la ironía.Un aplauso particularmente fuerte para la Opéra Angers Nantes
por haberle dado vida a esta hermosa obra en Francia, que ojala se repita
siempre por todos lados y bravo y gracias para el elenco y equipo técnico por
una amena velada.
Smetana a écrit « Les Deux Veuves » en
1873-’74, et en voyant cet opéra plein de vitalité, d’ironie et de profondeur,
on se demande comment il se fait que sa création française survienne seulement
maintenant, au 21ème siècle, d’autant plus que le livret d’Emmanuel
Züngel se base sur une pièce du Français Mallefille.Si j’étais un peu plus féministe, ou encore
portée sur les théories de conspiration, j’aurais bien une réponse : les
personnages centraux en sont deuxfemmes, deux veuves, une d’entre elles se déclare ouvertement très
heureuse de sa condition de célibataire et nullement encline à renoncer à sa
liberté pour se remarier. La production de Jo Davies est située dans les
années suivant la
Première Guerre mondiale. Une très belle installation vidéo
par Andrezej Goulding montre, en suivant fidèlement l’ouverture de
Smetana, de fiers aviateurs et de tragiques événements. Nous savons ainsi que
les maris de Karolina et Anežka sont morts à la guerre. Nous ne savons pas
cependant combien de temps s’est écoulé depuis, ni comment se sont entendus les
couples du vivant des maris. Par contre, nous allons bientôt savoir comment les
deux veuves s’accommodent de leur situation : le premier acte s’ouvre sur
un magnifique salon style 19ème, avec pour meubles principaux un
bureau, un sofa et une table à manger. Trois portes, du beau papier peint bleu
orné de feuillages, une cage d’escalier hélicoïdal, voici le décor où se
déroulera toute l’action. Sur le sofa, nous voyons une figure humaine,
allongée, couverte d’un plaid. Les domestiques vont et viennent, en chantant
leur joie de la fête de la moisson. Entre Karolina. Elle s’assied à la table
et, tout en prenant son petit-déjeuner, chante sa joie de vivre en tant que
maîtresse de sa maison, de son domaine et de ses serviteurs dont elle s’apprête
à partager la fête. LenkaMacikova est splendide dans ce rôle, sa
voix argentée de soprano, sa personnalité vivace font d’elle l’incarnation
idéale de l’esprit ironique et espiègle de Karolina. La personne couverte sur
le divan se révèle être Anežka, sa cousine. Elle est en noir car elle est
encore en deuil de son mari. Ou pour le moins elle ne s’autorise pas la joie de
vivre de Karolina. Sophie Angebault, soprano teinté de mélancolie dorée,
transmet, ainsi que la musique de Smetana, l’impression que son affliction est
peut-être autant due aux conventions qu’à ses propres émotions. Nous n’avons
pas de temps pour de telles réflexions cependant. L’opéra de Smetana, tout en
charme slave et polkas, est mené avec une verve presque diabolique par
l’Orchestre National des Pays de la
Loire, dirigé par Mark Shanahan. Et voici qu’arrive
Mumlal, le gardien du parc, pour se plaindre d’un braconnier particulièrement
impertinent. Je dois avouer que Mumlal est presque mon personnage préféré dans
cet opéra. Quiconque aime l’Antonio des Noces mozartiennes, et se sent frustré
de ne pas avoir eu droit à davantage des ses opinions et idées, sera comblé
avec Mumlal. Ante Jerkunika l’interprète avec un joyeux abandon et une
voix de basse souple et subtile au grondementde velours.
Mumlal est la partie de basse du quatuor vocal (le ténor
n’est pas loin !) et aussi la personnification de l’humour et de l’ironie
qui sont si présents dans cette oeuvre. Karoline l’envoie capturer l’intrus qui
vient bien docilement. Il s’agit en fait de Ladislav Podhàjský, un voisin et
Karolina a vite compris qu’il rode dans les parages pour voir Anežka dont il
est amoureux. C’est le jeune premier, l’amant romantique et bien sûr c’est le
ténor. Aleš Briscein l’interprète avec une belle voix chaude et claire,
en parfait équilibre sur la corde raide entre ironie et sincérité. Karolina a
donc compris son manège et, en tant que maîtresse du domaine, le condamne à une
amende et une journée de détention dans sa maison. Il se retire dans sa chambre
et tous chantent une ode à l’amour. Dans le second acte, Karolina et Anežka
sont en train de discuter de Ladislav Pohàjský. Anežka veut qu’il parte et
Karolina veut qu’elle l’épouse. Ladislav finit par trouver Anežka seule, lui
déclare son amour et la demande en mariage, mais elle refuse. Karolina emmène
Ladislav au bal des domestiques et après quelques détours par malentendus et
jalousies, Anežka et Ladislav seront enfin unis. Nous apprenons qu’Anežka était
déjà amoureuse de Ladislav du vivant de son mari. Tout le monde se réjouit, et
une polka énergique clôt allègrement la pièce. Applaudissement plus que mérités pour tous :
Bedrich Smetana pour sa musique divertissante et amusante qui n’est jamais
gratuite. De profonds sentiments sont juste sous la surface, jamais loin, mais
à peine révélés. Amour et regrets filtrent à travers l’ironie du premier acte,
comme la lumière du jour filtre à travers les portes-fenêtres (Simon Corder
est responsable de la belle lumière).Dans le deuxième acte, c’est plutôt l’envers, amour et désir sont
partout, maistoujours tempéré par de
subtiles nuances d’esprit et d’ironie.Applaudissements tonnants pour Angers Nantes Opéra,
pour avoir rendue cette œuvre merveilleuseà la vie et au public français. Puisse-t-elle voir maintes et maintes
reprises partout et tout le temps ! Bravos et remerciements aux solistes, chœur et
orchestre, et à tous ceux qui ont contribué à une soirée mémorable !
Bedrich Smetana scrisse
quest'opera solo verso la fine dell'Ottocento ma è lecito chiedersi, assistendo
a quest'arguta, spiritosa e allo stesso tempo profonda composizione, come sia
possibile che la si scopra in Francia, nel 2012, per la prima volta. A maggior
ragione per il fatto che il libretto di Emmanuel Züngel è basato sul un lavoro
del francese Félicien Mallefille. Che disattenzione! La domanda sarebbe
superflua per le femministe, che si baserebbero certamente sulle teorie di un
complotto maschile: i personaggi principali di quest'opera sono donne, due
vedove, e una di esse è davvero contenta di star da sola e per di più rifiuta
di risposarsi. Jo Davies ha
ambientato la sua messa in scena negli anni successivi alla Prima Guerra
Mondiale. Una bella video installazione in bianco e nero di Andrezej Goulding che scorre con
l'ouverture dell'opera, mostra i prodi aviatori e i tragici eventi, e da ciò si
capisce che Karolina e Anezka sono vedove di guerra, seppure non si sappia da
quanto tempo lo siano rimaste né se si conoscessero da prima della guerra. Si
scopre presto come le due donne affrontino la loro situazione. Il primo atto si apre
un un bel salone arredato in stile ottocentesco, con una scrivania, un sofà e
un lungo tavolo da pranzo, carta da parati con foglie blu, una testa di cervo
su una delle tre porte, una scala a chiocciola sulla destra… sarà la scena
sulla quale si svolgerà tutta l'opera. Sul sofà si nota una figura distesa,
dormiente, coperta da un plaid. Arriva Karolina e si siede al tavolo per far
colazione, cantando la sua gioia per la vita da donna libera, per avere la sua
ricchezza e la sua servitù, pronta a raggiungerla a una festa campestre che
avrà luogo di lì a poco. Lenka Macikova è semplicemente sublime
in questo ruolo: la personalità vivace e la sopranile voce argentina formano
già lo spirito e l'ironia di Karolina. La figura coperta sul sofà svela essere
sua cugina Anežka. Anežka è vestita di nero perché porta ancora il lutto di suo
marito, o, anche se non lo portasse, non sembra essere autorizzata ad avere la
stessa gioia di Karolina nei confronti della vita. Sophie Angebault, dalla voce di soprano dorata e malinconica,
trasmette più l'impressione che la sua afflizione sia piuttosto dovuta alle
convenzioni che ai suoi sentimenti personali. Ma non ci si dilunga troppo in
simili riflessioni: l'opera di Smetana mostra immediatamente lo strabordante e
vitale fascino slavo, con la diabolica energia delle sue polke proveniente
dall'Orchestre National des Pays de la
Loire diretta da Mark
Shanahan. Ecco
che arriva Mumlal, il guardacaccia, per lamentarsi di un inopportuno
bracconiere, e devo dire che si è dimostrato immediatamente quasi il mio
personaggio preferito. Chiunque ami l'Antonio delle Nozze mozartiane e ne sia
anche un po' frustrato perché è solo un personaggio secondario che non può
esprimere pienamente le sue visioni della vita, sarà ripagato da Mumlal. Interpretato
con un felice abbandono e una piena voce vellutata ma capace di sottigliezze da
Ante Jerkunika, il basso del
quartetto vocale dei protagonisti (il tenore non tarderà ad apparire…), Mumlal
è la personificazione dell'umorismo e dell'ironia che pervadono questa
partitura. Karolina invia quindi il guardacaccia ad acciuffare l'intruso, che
peraltro arriva lì di seguito molto docilmente.
Infatti
il bracconiere altri non è che un vicino, Ladislav Podhàjský, e Karolina
capisce subito che il giovane stava vagando per i campi alla ricerca di Anežka,
della quale è innamorato, ed essendo il tenore gli viene affidata senz'alcun
dubbio il ruolo dell'amante romantico. Aleš
Briscein interpreta il personaggio colla sua voce possente e piacevolmente
calda, indugiando sullo stretto limite tra sincerità e ironia. Karolina,
davanti a tutto questo, vede oltre… e condanna il supposto bracconiere, in
qualità di padrona della tenuta, a una contravvenzione e a una prigionia
temporanea nella sua casa. Ladislav si ritira nella sua stanza e ognuno dei
personaggi canta un'ode all'amore.Il
secondo atto si apre con una discussione delle due cugine su Ladislav
Podhàjsky. Anežka preferirebbe che lui partisse ma Karoline glielo vorrebbe
nientedimeno far sposare. Ladislav alla fine dichiara il suo amore a Anežka, ma
lei non lo ascolta. Karolina va quindi alla festa campestre con Ladislav e dopo
una serie di fraintendimenti e di gelosie, Ladislav e Anežka si sposeranno
felicemente. Nel frattempo si apprende che Anežka ha amato Ladoslav più a lungo
di quanto le convenzioni sociali permettessero: essi erano già amanti mentre il
marito era ancora vivo! Tutti gioiscono della lieta novella e una vivace polka
termina l'opera. Meritati
applausi per tutti: primo di tutti Bedrich Smetana per quest'opera splendida,
per la sua musica piacevole e spiritosa che non ha mai avuto un momento
statico. I sentimenti profondi sono spesso nascosti sotto la superficie, anche
se non troppo, ma di rado si riesce a esprimerli apertamente: questa la lezione
dell'opera. Come
la luce filtrava attraverso l'ampia finestra (ottima l'illuminazione di Simon
Corder) così l'amore e il desiderio filtravano attraverso l'ironia della
musica, specialmente nel finale dell'atto I. Quell'amore e il desiderio
accennati nel primo atto si sviluppano e pervadono interamente e
prepotentemente il secondo atto, sottilmente temperati dall'arguzia delle
invenzioni musicali di Smetana. Un
applauso scrosciante ad Angers Nantes Opéra, per aver riportato alla luce e in
Francia quest'opera, che dovrebbe assolutamente diventare di repertorio, così
come all'intero cast e a tutti quelli che hanno collaborato per l'incantevole
serata.