La ciudad suiza de Ginebra, donde nació el 28 de junio de 1712, recreará la vida y la obra del filósofo Jean-Jacques Rousseau con el montaje de una ópera contemporánea que llegará en septiembre del 2012 al Gran Teatro ginebrino, con partitura del compositor francés Philippe Fénelon, libreto del británico Ian Burton y dirección del canadiense Robert Carsen. Según ha informado el Gran Teatro, la obra, cuyo título es «JJR (Ciudadano de Ginebra)» o JJR (Citoyen de Genève), consta de un acto en el que se representan ocho escenas que recuerdan aspectos históricos y filosóficos de la vida del pensador y algunas de sus mayores obsesiones filosóficas como la Naturaleza, el dinero y Dios. Rousseau será interpetado por tres cantantes que lo representan a los 12, 21 y 66 años. En la ópera también aparecerán otros personajes históricos como Voltaire y Diderot, y alguno de ficción, como el Robinson Crusoe de Daniel Defoe.
Opera-Musica Foto: Die Feen - Wagner - Théâtre du Châtelet, Paris - 04/2009(c) Marie-Noëlle Robert.
Sunday, August 26, 2012
Tuesday, August 21, 2012
Matilde di Shabran - Rossini Opera Festival
Foto Studio Amati Bacciardi
Renzo Bellardone
Renzo Bellardone
ROSSINI OPERA
FESTIVAL 2012 Adriatic Arena -
Venerdì 17 agosto MATILDE DI SHABRAN. Direttore- Michele Mariotti. Regia- Mario
Martone. Costumi- Ursula Patzak Scene - Sergio Tramonti. Progetto Luci- Pasquale Mari. Orchestra
e Coro del Teatro Comunale di Bologna. Maestro del Coro- Lorenzo Fratini.
Matilde di Shabran- Olga Peretyatko, Edoardo- Anna Goryachova. Raimondo López-
Marco Filippo Romano Corradino- Juan Diego Florez. Ginardo- Simon Orfila. Aliprando-
Nicola Alaimo Isidoro- Paolo Bordogna. Contessa d'Arco- Chiara Chialli. Egoldo- Giorgio
Misseri.
Rodrigo- Luca Visani
Un ambiente buio e tetro,come buia e
tetra è l'atmosfera creata dal padrone
di casa,Corradino: la scena si componeessenzialmente di due scale concentriche
che ruotando come il soleintorno alla terra nel sistema solare, creando diverse
ambientazionie configurazioni che visualizzano
l'imponente scala padronale, lavia di fuga, e forse anche una gigantesca chiave di violino. Sergio Tramonti ha colto nel segno con la sobria eleganza che il progetto luci di Pasquale Mari ha
raffinatamente essenzializzato. Mario
Martone ha diretto il palcoscenico con fedele lettura e con occhio ironico.
Sul podio, a dirigere l'Orchestra del Teatro Comunale di Bologna il giovane
talentuoso Michele Mariotti che con
grande ispirazione e ricercaha diretto entusiasmando sia il pubblico che la
buca fin dallasinfonia iniziale prima dolcissima e poi ricca di movimenti. Il
Coro -sempre del Comunale di Bologna- è stato diretto dal maestro Lorenzo Fratiniche sa ricavare belle
atmosfere e gradevoli vocalità. Il cast di tutta eccellenza, già sulla carta
crea fremente attesa, immediatamente confermata e superata dalla realtà del palcoscenico.
Nel ruolo del titolo Olga Peretyatko, duttile e con colorazioni
vivide e fresche che estende in virtuosistiche agilità; ben duetta con il grande
Juan Diego Florez che da
un'interpretazione di Corradino stilisticamente ineccepibile con brillantezza di
emissione e puntuali colori confermando il suo essere interprete di riferimento.
Corradino, burbero da sempre, lascia
che il suo cuor di ferro venga tramutato
in un cuore innamorato gestito dalle abili scaltrezze femminine, che
ricordano l'altro personaggio rossiniano, Rosina...Una Voce poco fa.... Anna Goryachiova è Edoardo: voce piena
ed ambrata dai bei riflessi solari. Si muove con piglio deciso, interpretando
con sentimento partecipato chiaramente evidenziato attraverso l'emissione.
Il
basso Simon Orfila è il
torriere Ginardo: presenza scenica e
timbro pieno dalle bellerotondità e colorazioni sta molto in scena, creando
addirittura unascenetta esilarante col basso Paolo Bordogna: indossate tendedi scena mimeranno con un girotondo i corteggiamenti di Matilde a Corradino.
Bordogna, molto amato al Rof, offre sempre prestazioni dagrande attore buffo e
da grande cantante lirico, come in quest'operadove poetastro da quattro soldi
-Isidoro- cerca di ingraziarsi iricchi cantando
loro le lodi e le gesta in un napoletano colorato:voce robusta e ben dosata viene modulata con tecnica
consolidata edefficace. Marco Filippo
Romano è il giovane basso che si sta sempre più affermando per la sua
vocepotente, il fraseggio chiaro ed i colori scuri che impreziosiscono il bel
timbro qui riservato al personaggio di Raimondo Lopez. Aliprando il
dottore,rivive attraverso Nicola Alaimo
che vivacemente arricchiscela scena con
imponente presenza ed imponenete voce definita nelregistro basso ricca di sfumature e colorature. La stizzosa Contessa d'Arco prende vita con la
limpida voce di Chiara Chialli chesi estende in agilità colorate. Apprezzabili anche le prestazioni di Giorgio Misseri e Luca
Visani. La Musica vince sempre.
El talento universal de Riccardo Muti en el estreno argentino de I due Figaro
El extraordinario talento del director italiano Riccardo Muti dará vida a esta ópera de dos actos con música de Saverio Mercadante, libreto de Felice Romani, dirección de escena de Emilio Sagi y la participación de la Orchesta Giovanile Luigi Cherubini y la Philharmonia Chor de Viena, ambas agrupaciones fundadas por el maestro Muti en los años 2004 y 2007.
Las funciones de I due Figaro o sia Il soggetto di una commedia (los dos Fígaros o el tema de una comedia), una coproducción del Teatro Colón con el Festival de Ravenna, el Festival de Salzburgo y el Teatro Real de Madrid, se llevarán a cabo los días 28 de agosto, 30 de agosto y 1 de septiembre, a las 20:30 horas y el 2 de septiembre, a las 17:00 horas.
El maestro Riccardo Muti dirigirá ópera por primera vez en el Teatro Colón precedido de una carrera excepcional, colmada de logros y distinciones, así como del reconocimiento mundial, que incluye entre otros créditos, la dirección de la Filarmónica de Londres (1972-1982), la dirección de la Orquesta de Filadelfia (1980-1992) y la dirección musical del Teatro alla Scalla de Milán (1986-2005). Actualmente conduce la Orquesta Sinfónica de Chicago.
La acción de la ópera se supone que ocurre en los alrededores de Sevilla, unos 15 años después de los hechos que tienen lugar en Las bodas de Fígaro de Mozart y Da Ponte. Los dos matrimonios, el del Conde y la Condesa Almaviva y el de Susanna y Figaro, están a punto de separarse. El Conde ha tenido entretanto una hija, Inez, que está en edad de contraer matrimonio. Inez ama a un oficial que no es otro que Cherubino, quien hace su aparición para defender sus intereses dándose a conocer bajo el nombre falso de Fígaro: de ahí los dos Fígaro que intervienen en la acción y que procuran el título al melodramma original de Felice Romani.
Las localidades se encuentran a la venta en la boletería del Teatro Colón, Tucumán 1171, (4378-7109), de lunes a sábado de 10.00 a 20.00 y los domingos de 10.00 a 17.00. También se pueden adquirir por Internet ingresando a www.teatrocolon.org.ar.
Localidades desde $43.
I DUE FIGARO
O Sia il soggetto di una comedia
(Los Dos figaros o el tema de una comedia)
Opera en dos actos (1826, estrenada en Madrid en 1836)
Música de Saverio Mercadante
Libreto de Felice Romani
Edición a cargo de Paolo Cascio y Víctor Sánchez Sánchez
(UT Orpheus Ediciones)
Coproducción: Festival de Ravenna, Festival de Salzburgo y
Teatro Real de Madrid
Estreno argentino
Dirección Musical: Riccardo Muti
Director de escena: Emilio Sagi
Diseño de escenografía: Daniel Bianco
Diseño de vestuario: Jesús Ruiz
Diseño de iluminación: Eduardo Bravo
Diseño coreográfico: Nuria Castejón
Orchestra Giovanile Luigi Cherubini
Philarmonia Chor Wien
Maestro del coro: Walter Zeh
Pianoforte: Speranza Scappucci
Reparto
El Conde de Almaviva: Saimir Pirgu (28/8, 30/8)
Anicio Zorzi Giustiniani (1/9, 2/9)
La Condesa: Asude Karayavuz
Inez: Rosa Feola
Cherubino: Annalisa Stroppa
Figaro: Mario Cassi
Susanna: Eleonora Buratto
Torribio: Anicio Zorzi Giustiniani (28/08, 30/08)
Gustavo De Gennaro (1/9, 2/9)
Plagio: Omar Montanari
Labels:
Eleonora Buratto,
Emilio Sagi,
Riccardo Mutti,
Saimir Pirgu
Sunday, August 19, 2012
Ciro in Babilonia - Rossini Opera Festival 2012, Pesaro
Foto: Studio Amati Bacciardi
Renzo
Bellardone
ROSSINI OPERA FESTIVAL 2012 Teatro Rossini, 16 agosto ‘CIRO IN
BABILONIA’ Direttore- Will Crutchfield, Regia- Davide Livermore, Scene e
progetto luci- Nicolas Bovey Costumi - Gianluca Falaschi. Baldassarre- Michael
Spyres, Ciro- Ewa Podles, Amira- Jessica Pratt, Argene- Carmen Romeu, Zambri-
Mirco Palazzi, Arbace- Robert Mchpherson, Daniello- Raffaele Costantini. Orchestra
e Coro - Teatro Comunale di Bologna Maestro
del Coro- Lorenzo Fratini
Lo spettacolo sta per iniziare: l’operatore
cinematografico arriva di corsa avvolto da pellicola sbobinata, le ragazze
dello stacco biglietto e delle sigarette
sono pronte, gli spettatori prendono
posto e finalmente iniziano a scorrere i
titolo in bianco e nero del film muto che verrà proiettato. Il Rof presenta
‘Ciro in Babilonia’ e da questo momento in trasposizione spaziale i personaggi dell'Opera sono i personaggi del film cui prendono parte
attiva anche gli spettatori al cinematografo in una sorta di speculare
raddoppio; gli spettatori al cinema altro non sono che i componenti del Coro ben
diretto da Lorenzo Fratini sempre attento e preciso. Gli abiti di
scena di Gianluca Falaschi
ispirati alle antiche scritture si confondono con elementi d’inizio ‘900
nel geniale mix registico di Davide Livermore che con una rilettura
intelligente ancorché acuta, non ha snaturato la narrazione, riconducendola in
scene virtuali in bianco nero o seppia con le efficaci luci filtrate e
disegnate da Nicolas Bovey e con
la collaborazione del Museo Nazionale del Cinema di Torino da cui sono stati
tratti elementi, oltre che tecniche. Il cast è tutto adeguato all’impresa, ma
il ‘bentornata’ urlato dalla platea ad Ewa Podles alla fine della sua
possente cavatina al primo atto, ha
sancito l’importanza e la grandezza della prestazione dell’artista che ha
rievocato timbricità , estensioni ed utilizzo dei registri oggi infrequenti.
Con
tecnica collaudata giunge a scurissime profondità, per poi elevarsi al grido straziante, passando da passionali
centri invocanti. L’utilizzo dei vari registri da parte dei singoli cantanti è
stata una caratteristica di tutta l’opera riscontrabili infatti anche nelle prestazioni delle voci maschili che
affascinano sia negli acuti che nei gravi. Michael Spyres
nell’interpretazione significativa di Baldassarre rientra in questo tipo di
duttile vocalità ricca di colori ed
imperiosi sentimenti esaltati dagli
scuri che imprimono verità al personaggio. Anche Robert Mcpherson in Arbace visita i vari registri con
naturalezza ed assoluta pregevolezza timbricamente virile. Il basso Mirco
Palazzi segue la sua linea di canto con omogeneità dai colori molto scuri
realizzando la figura del principe babilonese
Zambri con possanza e caratterialità. Il profetico Daniello, quasi
evocativo del Mosè delle raffigurazioni ha voce profonda e robusta dalle corde
di Raffaele Costantini che pur in un ruolo di breve durata imprime la
pellicola del ricordo. Amira ha la voce dai mille colori di Jessica Pratt
che si lancia in acuti e sovracuti scorrendo poi agevolmente sui velluti più
morbidi così come sui vertici tensivi del personaggio in crescenti agilità e
coloriture. Carmen Romeu è soprano appassionato e ricco che realizza la
confidente Argene come se fuggita dalla proiezione in bianco e nero. L’Orchestra
del Comunale di Bologna rende sotto la ricercata direzione di Will
Crutchfield attento e costante. Il
‘Ciro’ non è opera molto frequentata, seppur ricca di diversi momenti di grande
liricità poetica e di ingegno compositivo, per cui l’idea del cinema con le
didascalie come ai tempi del muto, le trasposizioni dei personaggi sullo
schermo, i disturbi della pellicola risultano di marcata efficacia nell’alleggerimento colto
della proposta. La Musica vince sempre.
Il Signor Bruschino - Rossini Opera Festival 2012, Pesaro
Foto: Studio Amati Bacciardi
Renzo Bellardone
ROSSINI OPERA FESTIVAL 2012 Teatro Rossini 15 agosto IL SIGNOR BRUSCHINO Direttore -
Daniele Rustioni, Regia -
Teatro Sotterraneo, Scene e Costumi - Accademia delle Belle Arti di Urbino, Progetto Luci -
Roberto Caffagini, Gaudenzio -
Carlo Lepore, Sofia -
Maria Aleida, Bruschino padre - Roberto de Candia, Bruschino figlio/Commissario -
Francisco Brito, Florville-
David Alegret, Filiberto-
Andrea Vincenzo Monsignore, Marianna -
Chiara Amarù. Orchestra Sinfonica G. Rossini.
Rossiniland, ovvero la terra delle opere
rossiniane, è costantemente visitata da turisti che seguono le indicazioni ‘La
Gazza ladra’, ‘Guglielmo Tell’ o ‘Osteria da Filiberto’ per raggiungere i
luoghi delle varie rappresentazioni operistiche. Questa è l’ambientazione
dell’opera che va in scena al Rossini di
Pesaro, ovvero il ‘Il Signor Bruschino’. I turisti attenti, stupiti o
totalmente in altre faccende affaccendati, vagando per il palco con macchine
fotografiche e cappellini bianchi in
testa, assistono alla messa in scena del
Teatro Sotterraneo che rivisitando la formula del ‘teatro nel teatro’
rispetta l’immediatezza della semplicità
della farsa giocosa con gags ed espedienti comici. I cantanti arrivano e si cambiano in scena,
alcuni orchestrali arrivano in ritardo come pure il direttore, di corsa dal
retro palco…., Bruschino padre risponderà al cellulare, preleverà al Bancomat e
Gaudenzio pavoneggiandosi entra
brillantemente in azione a bordo di un segway elettrico. L’azzeccata
regia funziona sinergicamente con
le scene dell’Accademia delle Belle Arti di Urbino, le quali rappresentano l’ambientazione esterna della
locanda di Filberto, interpretato dal giovane brillante Andrea Vincenzo Bonsignore, figlio dell’Accademia Rossiniana come
altri componenti del cast. David Alegret è un Florville alla ricerca di rotondità
vocali e di vivace personalità, come la
Sofia di Maria Aleida generosa nei
sovracuti, anche loro reduci
dal Viaggio a Reims della passata edizione.
Francisco
Brito con
impegno ricopre due ruoli di breve durata, ma caratterizzanti, il commissario
ed il vero Bruschino figlio; anche Chiara
Amarù riveste i panni di una
spiritosa Marianna.
La farsa presenta molti bei momenti musicali
tra i quali spicca il terzetto centrale
tra Gaudenzio, Florville e Bruschino così
come diverte l'ouverture dove gli orchestrali danno dei colpi con l'arco
sul loro leggio come volle Rossini e per questo il brano resta ancora un
unicum.La direzione dell’Orchestra Sinfonica G. Rossini è affidata alla bacchetta di Daniele Rustioni che affronta la partitura con spirito giovanile. Il palcoscenico è un andirivieni di turisti bizzarri ed etnicamente variegati
a corollario della vicenda che vede indiscussi protagonisti il Sig. Gaudenzio
ovvero il sempre efficace Carlo Lepore
che si profonde in interpretazioni e
vocalità autorevolmente scure, di più che comprovata bravura; si muove con
scioltezza così come agilmente utilizza il profondo brunito della voce per
offrire una interpretazione vivace e brillante. L’altra star della performance è certamente Roberto de Candia che fa rivivere un
Bruschino padre di tutta ilarità. Sa usare molto appropriatamente la voce e
gestirsi sul palco con uno stivalone
bianco a protezione della gotta ed una scarpettina quasi papale. Tutto viene
utilizzato per divertire, mantenendo alto il livello della prestazione vocale
lineare e costante ancorchè gradevolmente tonante. Vivace il duetto tra i due seduti su un
divanetto gonfiabile che rischia il ribaltamento ogni volta che Gaudenzio si alza e lo stesso divanetto
diverrà poi luogo di intrattenimento per due giovani fidanzatini in una
mediatica parodia di reality televisivo
di qualche anno fa. Esilarante è la scenetta in cui Sofia inveisce con una
sorta di rito woodoo contro un pupazzetto abbigliato alla maniera di Bruschino padre e De Candia -esilarante- mima tutte
le ripercussioni delle maledizioni! Tra un 'che caldo' ed un 'Uh... che
caldo', da farsa giocosa qual è, l'opera
ha un finale assolutorio e divertente che tutti accontenta e che a
tutti lascia il sorriso sulle
labbra.!!!!! La Musica vince sempre.
Tannhäuser en el Teatro Municipal de Santiago de Chile
Fotos: Marcela Poch
Johnny Teperman A.
Con aprobación unánime, público, críticos y expertos de la lírica), culminaron las presentaciones de la ópera "Tannhäuser", de Richard Wagner, cuarto título de la tempoprada lírica 2012 del Teatro Municipal de Santiago. La soprano holandesa Eva María Westbroek, figura de calidad mundial, con un registro vocal extrordinario, destacó nitidamente en el elenco de gran calidad, que le dio inmensa jerarquía a esta obra del genio germano, sin duda una puesta en escena de excelencia.“Sintió Tannhäuser, noble caballero, / de amor y de placer ansias frenéticas; / fue a la montaña de la hermosa Venus; / siete años vivió en ella”. Los versos son del poeta alemán Heinrich Heine, en el que Richard Wagner se habría basado para su célebre ópera. El poema nos traslada al hogar de Venus (la hermosa y llena de talento, la mezzosoprano austríaca Natasha Petrinski) la diosa del amor y nos introduce en una historia en que el protagonista Tannhäuser, con un rol de elevadas exigencias vocales, tuvo un buen intérprete, pese a altibajos de su voz, que le afectaron desde la primera presentación. –un papel de altas demandas vocales que fue interpretado por el tenor holandés Frank van Aken– quien se debate entre el amor pagano (Venus) y el sagrado. Este último es encarnado en la historia por Elisabeth o Santa Isabel, rol que trajo al escenario nacional a una de las sopranos wagnerianas más importantes del mundo: Eva-Maria Westbroek. Además del éxito que alcanzó en 2011 en el estreno mundial de Anna Nicole en el Covent Garden de Londres, la artista triunfó anteriormente con Tannhäuser en ese mismo escenario y también en La Bastilla de París.
Con aprobación unánime, público, críticos y expertos de la lírica), culminaron las presentaciones de la ópera "Tannhäuser", de Richard Wagner, cuarto título de la tempoprada lírica 2012 del Teatro Municipal de Santiago. La soprano holandesa Eva María Westbroek, figura de calidad mundial, con un registro vocal extrordinario, destacó nitidamente en el elenco de gran calidad, que le dio inmensa jerarquía a esta obra del genio germano, sin duda una puesta en escena de excelencia.“Sintió Tannhäuser, noble caballero, / de amor y de placer ansias frenéticas; / fue a la montaña de la hermosa Venus; / siete años vivió en ella”. Los versos son del poeta alemán Heinrich Heine, en el que Richard Wagner se habría basado para su célebre ópera. El poema nos traslada al hogar de Venus (la hermosa y llena de talento, la mezzosoprano austríaca Natasha Petrinski) la diosa del amor y nos introduce en una historia en que el protagonista Tannhäuser, con un rol de elevadas exigencias vocales, tuvo un buen intérprete, pese a altibajos de su voz, que le afectaron desde la primera presentación. –un papel de altas demandas vocales que fue interpretado por el tenor holandés Frank van Aken– quien se debate entre el amor pagano (Venus) y el sagrado. Este último es encarnado en la historia por Elisabeth o Santa Isabel, rol que trajo al escenario nacional a una de las sopranos wagnerianas más importantes del mundo: Eva-Maria Westbroek. Además del éxito que alcanzó en 2011 en el estreno mundial de Anna Nicole en el Covent Garden de Londres, la artista triunfó anteriormente con Tannhäuser en ese mismo escenario y también en La Bastilla de París.
En este trío de intérpretes musicales y teatrales, radicó principalmente, el éxito arrebatador de esta obra, aun que justo es remarcar al muy buen elenco de acompañantes. Debemos, especialmente, mencionar al barítono alemán Markus Brück, quien personificó en forma brillante y convincente a Wolfram von Eschenbach, enamorado secreto pero sin esperanzas de Elizabeth y Andreas Bauer, a Hermann. En distintos roles sobresalieron por sus voces y actitud teatral, los cantantes Luis Olivares, tenor chileno (Walther von der Vogelwiede); Marcela González, soprano chilena (un pastor) y los cantantes nacionales, el tenor Juan Pablo Dupé, el barítono Patricio Sabaté y el bajo David Gáez. Junto a ellos el Coro del Teatro Municipal de Santiago, dirigido una vez más por Jorge Klastornick ha sido nuevamente protagonista, pues esta obra le ha permitido desarrollar al máximo su potencial, para completar con gran perfección técnica, la interpretación del mundo wagneriano. La Orquesta Filarmónica de Santiago, a cargo del maestro israelí Rani Calderón, su titular, completó con estilo netamente wagneriano, la parte musical de esta obra, considerada como una de las emblemáticas del autor germano. La parte artística netamente teatral, también ha estado realizada por un conjunto de primer nivel, con una puesta en escena ajustada al perfil wagneriano del regisseur alemán Michael Hampe, quien ha trabajado en varias óperas para el Teatro Municipal de Santiago –entre ellas Elektra, en 2010 y Aida, en 2011–. Unidos a él, codo a codo en este montaje,lucieron una gran precisión los especialistas nacionales, Germán Droghetti (correctos su escenografía y el vestuario), Jaime Pinto (coreografía) y Ramón López (iluminación).El ballet de la Bacanal del primer acto, sugerente, aunque con una iluminación tenue, que obligaba al público a usar la imaginación.
LA ORQUESTA SINFÓNICA DE CHILE OFRECE NOTABLE VERSIÓN DE LA SEXTA SINFONIA DE BEETHOVEN
Johnny Teperman
Santiago. La Orquesta Sinfónica de Chile, nuevamente conducida por el prestigioso director alemán residente en los Estados Unidos, Eckart Preu, ofreció en su concierto de abono número 17 de su temporada 2012, una notable versión de la Sexta Sinfonía, "Pastoral" de Ludwig van Beethoven, en sus dos presentaciones en el Teatro Universidad de Chile. Más que describir paisajes, Beethoven quiso expresar sus emociones frente al campo en su Sinfonía nº 6, “Pastoral”, obra que estableció un contraste con la Quinta Sinfonía que compuso en el mismo periodo. Inspirada en las caminatas del compositor por los campos. “La obra es el tributo del genio musical alemán por la naturaleza y también su propia terapia porque de todas sus obras ésta es quizás la más personal. La compuso al mismo tiempo que la Quinta, pero al contrario de aquella, en cuyo final se muestran enfrentamientos y una mala vida, la “Pastoral” busca bienestar, paz y felicidad”, señala el director Preu, quien supo sacarles partido a sus músicos, quienes estuvieron en una noche inspirada, desde la familia de las cuerdas hasta los percusionistas. La programación del concierto consultó también, el estreno de la obra "Emiliana", madrigal amoroso para orquesta, del compositor chileno Boris Alvarado y la conocida Sinfonía nº 39 de Franz Joseph Haydn. Eckart Preu, actual Director musical de la Orquesta Sinfónica de Spokane y de la Orquesta Sinfónica de Stanford, en Estados Unidos donde está radicado, cumplió –una vez más- con su buena intención de ayudar a difundir obras nuevas, como es el caso de "Emiliana" de Boris Alvarado, madrigal sobre el que expresa una vez más: ”En su estilo musical, muy personal, existe un lenguaje contemporáneo en el que se bosqueja tanto a la naturaleza como los compositores del gran periodo romántico”, agregando que Alvarado utiliza en esta obra una orquesta completa con sonidos masivos así como también dividida en muchas secciones íntimas reduciendo el sonido”. Preu, refiriéndose a la tarcera obra del programa, confiesa su predilección por Joseph Haydn, autor que volvió a conducir, luego de su exitoso debut en Chile el año pasado cuando vino a dirigir "La Creación", del compositor austriaco. “La Sinfonía nº 39 fe Haydn, que abordamos este fin de semana, ahora es una de las primeras piezas de su etapa Sturm und Drang (tempestad e ímpetu) la época más dramática y activa de Haydn. Personalmente amo a Haydn, quien tenía grandes ideas en lo melódico”, afirmó el director. Hay que añadir que esta composición inspiró e influyó sobre futuras composiciones en Sol Menor, como las de Johann Baptiste Vanhal, Johasn Christian Bach (opus 6 número 6) y Wolfgang Amadeus Mozart (n° 25).
Thursday, August 16, 2012
Óperas 2012 Música UNAM - México D.F
La Dirección General de Música de la UNAM de Mexico presenta dos óperas de cámara: Les malheurs d’Orphée de Darius Milhaud, con libreto de Armand Lunel, y Mahagonny Songspiel de Kurt Weill, con libreto de Bertolt Brecht; además se escucharán selecciones de Façade de William Walton, basada en poemas de Edith Sitwell.
Les malheurs d’Orphée
En la década de los veinte, la experimentación fue el estandarte de muchos jóvenes artistas. Un ejemplo fue la creación de óperas breves de cámara, donde se utilizaban instrumentos y voces de manera moderada. El compositor francés Darius Milhaud contribuyó a este género desde su primera ópera de cámara, Les malheurs d’Orphée. En 1925, el escritor francés Armand Lunel abordó la primera de sus colaboraciones con Milhaud, al redactar el libreto para la obra. Esta ópera es un reelaboración de La leyenda de Orfeo, en esta ocasión transportada al sur de Francia de donde Milhaud proviene. Trata la historia de Orfeo, quien ama el paisaje salvaje de la Camarga (región natural del Sur de Francia) y utiliza sus aptitudes para curar a los animales. Eurídice es una muchacha gitana que viola las leyes de su sociedad por casarse con Orfeo y abandonar a su familia. Ella enferma y muere. Orfeo regresa a su pueblo natal y solo, expresa su dolor. Tres hermanas de Eurídice aparecen, culpando a Orfeo de la muerte de Eurídice y juran venganza. Las tres hermanas se acercan a él con las tijeras, el látigo y la médula, él acepta la muerte que desea. Al final de la obra cantan: La amaba demasiado. Ya muerto Orfeo se dan cuenta de su inocencia. La ópera fue estrenada el 7 de mayo de 1926 en el Teatro de La Moneda en Bruselas.
Mahagonny Songspiel
El término songspiel refiere a una ópera en donde se intercalan diálogos hablados con la canción. En 1927, el compositor Kurt Weill y el poeta Bertolt Brecht se dieron a la tarea de conjuntar el aspecto social del drama y la injusticia en el mundo, con música accesible y popular de mediados de los años veinte, una combinación de lo intelectual con lo popular, tanto en las letras como en la música, para que el público pudiera entender y cantar. Weill comenzó a trabajar sobre cinco poemas, las llamadas Canciones de Mahagonny, de la colección de poemas de Brecht llamada Die Hauspostille.Mahagonny es una ciudad ficticia de Estados Unidos, donde la gente va para hacer dinero. La obra esta compuesta por cuatro hombres y dos mujeres, y tiene lugar en un ring de box, aunque en realidad no hay box. Weill tomó un par de melodías compuestas por el propio Brecht, a partir de las cuales creó su propia música, donde utilizó estilos como el jazz y el contrapunto formal, un ejemplo es Alabama Song, canción que por su peculiaridad, ha llegado a ser interpretada por diversos músicos como Jim Morrison y David Bowie.
Selecciones de Façade de William Walton
El compositor inglés, William Walton, compuso la mayoría de su trabajo entre las edades de 19 y 45 años. Esta obra, Façade, está escrita para 6 instrumentos donde se recitan poemas extremos, avant-garde, surrealistas y totalmente excéntricos de la poetiza inglesa Edith Sitwell. Después de la Primera Guerra Mundial en los años veinte, hubo una reacción de los jóvenes en contra de la política reaccionaria alrededor de Europa y de las fuerzas del conservadurismo, pues los responsabilizaban de la guerra. Sitwell era una de las guías principales de una generación de artistas de la posguerra, que explotó en una ira surrealista como reacción a las terribles tragedias de este suceso histórico. Siempre tuvo una consideración especial con la música y su poesía, en 1929 publicó Gold Coast Customs, poema escrito al ritmo del jazz. Esta peculiaridad se ve totalmente reflejada en Façade, donde sus poemas abstractos imitan la música de Walton. La importancia de las palabras radica más en su sonido que en el contenido y significado de estos, el fuerte sonido musical es la mayor atracción.
Zubin Mehta y la Orquesta del Maggio Musicale Fiorentino en Chile
Johnny Teperman
El famoso director orquestal hindu Zubin Mehta, que se presentó en Chile el reciente fin de semana, se convirtió en otro de los grandes hitos culturales entre los visitantes que han llegado al Teatro Municipal el año 2012. Mehta, director titular por más de dos décadas del no menos importante conjunto italiano "Maggio Musicale Fiorentino", fue continuamente aclamado y vitoreado, gracias a la excelencia de las presentaciones que se ofrecieron y en los cuales director y orquesta se unieron para interpretar dos programas de excepcional jerarquía. Los músicos visitantes iniciaron de este modo triunfal en Santiago, los días 10 y 11, una gira sudamericana para rendir homenaje el navegante florentino Americo Vespuccio, con motivo del 500 aniversario de su muerte, acaecida en 1512. El músico de fama mundial, que llegó también anteriormente a Chile como director vitalicio de la Filarmónica de Israel, con la cual actó en el año 2009, se mostró muy contento de haber conducido en nuestro país,un repertorio compuesto por obras de Beethoven, Mozart, Dvorak y Bruckner. Esta orquesta europea, que fue fundada en 1928 por el compositor italiano Vittorio Gui, realizó una gira por Asia y Europa el pasado año 2011, para conmemorar el 150° aniversario de la unidad de Italia. En la primera función programada para el viernes 10,la Orquesta "Maggio Musicale Fiorentino", interpretó la Sinfonía número 41, "Júpiter", de Mozart, así como la Sinfonía número 4, "Romántica", de Anton Bruckner. En ambas obras, de época y temática diferentes, director y orquesta brillaron con ejecuciones extraordinarias, en que se destacó la admirable serenidad y sobria firmeza del conductor y la calidad técnica de los instrumentistas. En los "encore" o "propinas" como los llaman en Europa, Mehta guió a sus músicos en obras cortas, muy agradables para el oído, como los dos trozos de ópera elegidos: La Obertura de "Las Bodas de Fígaro" de Mozart y el "Intermezzo" de "Cavallería Rusticana", de Pietro Mascagni. El sábado 11, en un impresionante concierto, la agrupación musical italiana, cerró su permanencia en Santiago, ofreciendo la Sinfonía número 3, en Mi bemol mayor Op. 55 "Heroica", de Ludwig van Beethoven y la Sinfonía nº 9 en mi menor, “Del Nuevo Mundo”, Op. 95, de Antonin Dvorak. Se trató de dos muestras emblemáticas de la música docta, empezando por la composición del genio de Bonn que inició el romanticismo musical, en una ejecución perfecta, respetuosa y a ratos sobrecogedora y luego. con una versión espectacular para la obra de Dvorak y que empleó grandes recursos instruumentales de las cuatro familias, con excelentes solistas. La despedida definitiva del escenario de calle Agustinas, fue con la "Danza Eslava N°8" de Dvorak y la Obertura de la ópera "Las Vísperas Sicilianas" de Giuseppe Verdi. Tras su concierto en Santiago, "Maggio Musicale Fiorentino" visitará Montevideo (13 agosto), Buenos Aires (14, 15, 16 y 17 de agosto), Sao Paulo (19 y 20 de agosto) y Río de Janeiro (21 de agosto). En dichas actuaciones, la orquesta, bajo la batuta de Mehta, interpretará obras italianas de maestros como Giussepe Verdi, Giacomo Puccini y Pietro Mascagni, así como composiciones de Carlos Gardel y Alberto Ginastera, para conectar con el público argentino.
Trio Mediæval - Stresa Festival 2012
Renzo Bellardone
Venerdì 3 agosto – Belgirate, Chiesa Vecchia. A Wocester Ladymass. Anna Maria Friman-Henriksen - voce, Linn Andrea Fuglseth - voce, Catherine King - voce. Canti di Worcester e Bryars (Credo e Benedicamus Domino)
Nell’Ecclesia Sanctae Mariae in Belgirate risalente al 1100, il Trio Mediæval propone canti inglesi medievali con le tre voci di Anna Maria Friman , di Catherine King e di Linn Andrea Fuglseth creatrici di variegata timbricità e ariosa polifonia. L’arco di colori è ricco e l’estrema duttilità vocale è sorprendente nella concretizzazione della gradevole linea di canto che si focalizza sull’omogeneità e sull’amalgama dei tre registri: acuto, tenue, grave con escursus gradevoli. L’ascolto di questi canti antichi, peraltro interpretati secondo la sensibilità del Trio stesso, riconferma la consapevolezza che l’uomo modulò la voce dei vari strumenti sulle varie voci delle natura, in primis sulla voce umana. I canti medievali si alternano a due brani appositamente scritti per il Trio Mediæval dal compositore contemporaneo Gavin Bryars che ha utilizzato linee compositive indistinguibili all’ascolto, da quelle medioevali: l’antico ed il nuovo si confondono nella purezza delle contaminazioni. Abituale effetto acustico delle chiese ed in questo caso anche ricerca del Trio è l’eco; qui la soluzione è enfatizzata dall’utilizzo di campane tubolari moderne che diffondono suoni brevi seppur riecheggianti nel soffuso spazio sonoro. Le note di sala a cura di Anne Maria Friman-Henriksen, riportano testualmente: Non possiamo formulare con certezza l’ipotesi che le donne cantassero musica polifonica o quanta polifonia fosse loro accessibile…’ ma questo ha concesso al Trio di avvertire ‘che l’esecuzione moderna di questa musica offre la libertà di sviluppare la nostra immaginazione e le nostre idee’ .In questo particolarissimo caso risulta assolutamente doveroso citare la ricerca e le intenzioni delle interpreti per cogliere ed apprezzare il chiaro fraseggio in latino, la misticità intima delle invocazioni e le intenzioni ed invocazioni dei canti. La Musica vince sempre.
Stresa Festival 2012 - L'Arte della Variazione
Renzo Bellardone
STRESA FESTIVAL 2012 Giovedì 2 agosto - Villadossola, Chiesa di S. Bartolomeo. L’Arte della Variazione. Accademia degli Astrusi. Marco Bianchi - primo violino. Gabriele Raspanti - secondo violino. Giovanni Valgimigli - violon. Stefano Rocco - arciliuto e chitarra barocca. Daniele Proni - clavicembalo. Marco Muzzati - percussioni. Federico Ferri - violoncello e direzione. Arcangelo Corelli, Sonata op v n. 12 La Follia per violino eb.c.. Maurizio Cazzati, dai Trattenimenti per Camera. Domenico Gabrielli, Balletto I op.1. Giovan Battista Martini, 24 variazioni per 2 violini e b.c.. Arcangelo Corelli, Ciaccona op II n.12 per 2 violini e b.c. Domenico Gabrielli, Balletto II op.1. Giovan Battista Martini, 2 balletti e 2 Pastorali, La Gnudi – La Miserelli. Antonio Vivaldi, Trio Sonata in re minore ‘La Follia’ RV 63 per 2 violini e b.c.
Variazioni, Follie, Balletti ed Trattenimenti in un variopinto susseguirsi di colori! Questi gli ingredienti di un brioso concerto riletto ed interpretato con la maestria dell’Accademia degli Astrusi per la direzione del bravo Federico Ferri, che la sta affermando ai più alti livelli negli ambiti della musica antica, avvalendosi di musicisti e collaborazioni di tutto pregio. Venendo al Concerto ‘l’Arte della Variazione’ un plauso va a tutti gli interpreti: Daniele Proni è con Ferri studioso e ricercatore in particolare dell’opera di Padre Martini (che fu maestro di Mozart) ed in qualità di clavicembalista fa emergere sensibilità ed accortezza scevre da protagonismi, come è l’intero gruppo. I violini sono virtuosi protagonisti in più di una occasione, ma da evidenziare levariazioni di G.B. Martini, la Ciaccona di A.Corelli ed il brillante finale di Vivalddove l’estrema perizia di Marco Bianchi (in sostituzione del previsto Luca Giardini), spicca luminosa in uno scintillio luminoso insieme alle corde del violino di Gabriele Raspanti ed alla voce pastosa del violoncello di F.Ferri. Il violone di Giovanni Valgimigli è presenza sicura e di raccordo profondo insieme alla scenografica quanto ottima chitarra barocca tra le mani di Stefano Rocco. Un singolare apprezzamento va alle variopinte percussioni con tamburi, tamburelli ed addirittura nacchere che Marco Muzzati muove con visibile gioia e partecipazione, ancorchè con efficacia. Complice l’ambientazione nella chiesa di S. Bartolomeo risalente quasi certamente al X secolo ed all’ancona lignea del 1596 posta a dossale dell’altare(quindi fondale artistico), ne è risultato un concerto di grande piacevolezza, da gustare nota dopo nota! La Musica vince sempre.
Stresa Festival 2012 - La Divina Armonia
Con il clavicembalo decisamente brioso, inizia l’offerta musicale con il ‘Concerto Grosso di Gregori che si dipana con la vivacità dell’organo, in ensemble con gli archi della brillante formazione che vede Stefano Barneschi e Mayumi Hirasaki ai violini, ben sottolineato dal basso continuo che ritroveremo in ruolo marcato nel successivo Concerto di Vivaldi dove spiccano la brillantezza delle frasi e le varie voci dell’organo che imitano i cinguetti degli uccelli –il cucù e l’usignoloattraverso le canne che riproducono i suoni dei flauti e dei vari legni. Il gruppo risulta ben affiatato e lavora d’intesa ricavando un momento di chiarezza per ogni strumento e per costituire la base certa per le cantate offerte dalla voce trasparente, fresca ed argentina del giovane soprano Vera Milani. Tristezze, variazioni e colorature con un pregevole registro acuto sono i petali della Cantata Aminta e Fillide di Häendel. Giiuseppe Sammartini viene offerto con l’intensa profondità dell’organo di Lorenzo Ghielmi che alternandosi al clavicembalo ed alla direzione qui è in formazione senza la viola della brava e solare Chiara Zanisi, che ritorna poi per la gioiosa gaiezza della Sinfonia di G.B.Sammartini tratteggiata dai pizzicati del violoncello di Marco Testori e dal violone di Vanni Moretto. Con il bis ‘Lascia ch’io pianga’ dal Rinaldo di Haendel per la voce della coinvolta Vera Milani, si conclude il concerto ricco di emozioni cui vengono tributate calde ovazioni. La Musica vince sempre
STRESA FESTIVAL 2012 - Meditazioni in Musica
Leggiuno –Eremo di Santa Caterina del Sasso. Venerdì 27 luglio –Sabato 28 luglio. BACH – SUITE PER VIOLONCELLO SOLO. Miklós Perényi - violoncello. n.1 in sol maggiore BWV 1007, n.5 in do minore BWV 1011, n.4 in mi bemolle maggiore BWV 1010 * * * n.2 in re minore BWV 1008, n.3 in do maggiore BWV 1009, n. 6 in re maggiore BWV 1012
GLI INCANTI SI FONDONO !
E’ ormai consolidata tradizione che l’inaugurazione delle Meditazioni in Musica dello Stresa Festival avvenga nella cornice dell’Eremo di Santa Caterina del Sasso sulla parete di una riva del Lago Maggiore dove le varie magie del luogo, delle acque circostanti e della musica si fondono in un unico indissolubile incanto ! Il violoncellista di questa edizione è l’ungherese Miklós Perényi che senza esaltanti effetti speciali, protagonismi costruiti a tavolino o riletture azzardate restituisce le Suites probabilmente come lo stesso Bach le aveva intese e come erano possibili con gli strumenti del tempo; questa considerazione non esclude però l’innalzarsi della poetica musicalità che anzi risulta esaltata dall’insieme di una lettura omogenea e coinvolgente. Le crescenti difficoltà didattiche della composizione si rappresentano nei rapidi saltellati nella n.1, con i colori scuri e profondi che rasentano la ruvidezza della n. 5 e poi ancora con i colori brillanti della Giga della n. 4. Nella seconda serata si apprezzano la lietezza e terrestre spiritualità della n. 2, le scale elementari al preludio della n. 3 che evolvono fino al più eclettico virtuosismo e le vibrazioni danzanti della conclusiva n. 6. Il suono del violoncello di Miklós Perényi è molto morbido e pastoso, limpido e pieno di sentimento ed offre frasi chiare e penetranti. La Musica vince sempre
Monday, August 13, 2012
Óperas 2012 Música UNAM, México D.F.
Foto: Jan Latham Koenig |
La
carrera de Jan Latham-Koenig abarca un amplio espectro operístico y sinfónico.
De origen francés, danés y polaco, estudió en el Real Colegio de Música de
Londres. Su debut, dirigiendo Macbeth
en la Ópera Estatal de Viena en 1988, fue un gran éxito. Ha trabajado con
importantes casas de ópera como la de Berlín, la Estatal de Viena, la de
Hamburgo, la de Roma, la
Nacional de París, la Real Danesa y el Covent Garden de Londres, entre
otras.
Jan Latham-Koenig hace una selección de obras de la
década de los años veinte, donde el hilo conductor va más allá que su
contemporaneidad, así lo explica:
".......La generación de artistas de la posguerra,
explotó en una ira surrealista como reacción a las terribles tragedias de la Primera Guerra Mundial. Hubo
una reacción en contra de las fuerzas del conservadurismo. Esta intensa
explosión artística y social la vimos en todas las artes, en el periodo de
experimentación de Picasso, en la etapa surrealista de la música francesa, en
los trabajos de Cocteau… los años veinte fue una era de gran optimismo. Bajo esta dinámica, la
experimentación y el tono social-político, así como la aceptación e influencia
del jazz, ritmos latinos y populares, fueron los parámetros que controlaron
gran parte de la obra musical de compositores como el inglés William Walton, el francés
Darius Milhaud y el alemán Kurt Weill, quienes se aventuraron en la composición de óperas breves de cámara..."
La primera ópera
de cámara que escribió Darius Milhaud fue Les malheurs
d’Orphée (Las desventuras de Orfeo). En 1925, el
escritor francés Armand Lunel abordó la primera de sus colaboraciones con Milhaud,
al redactar el libreto para la obra. Esta ópera es una reelaboración del mito
de Orfeo, en esta ocasión transportada al sur de Francia de donde Milhaud
proviene. Para acompañar las voces, Milhaud propone una pequeña orquesta de
cámara de quince ejecutantes. La ópera fue estrenada el 7 de mayo de 1926 en el
Teatro de La Moneda
en Bruselas.
En
1927, el compositor Kurt Weill y el dramaturgo Bertolt Brecht se dieron a la
tarea de conjuntar en una ópera, el aspecto social del drama y la injusticia en
el mundo, con música accesible y popular de mediados de los años veinte. Weill
comenzó a trabajar sobre cinco poemas, las llamadas Canciones de Mahagonny,
de la colección de poemas de Brecht llamada Die
Hauspostille. La obra tiene lugar en Mahagonny, ciudad ficticia de Estados
Unidos y el escenario es un ring de box, donde interactúan cuatro hombres y dos
mujeres (Charlie, Billy, Bobby, Jimmy, Jessie y Bessie).
La doble presentación de las óperas de cámara, a
realizarse el sábado 18 de agosto a las 18:00 horas y el domingo 19 a las 12:00 horas, tendrán
como recinto la Sala Miguel
Covarrubias del Centro Cultural Universitario (Insurgentes Sur 3000, C .U.) de México D.F.. Los boletos ($400 y $300) están disponibles en
la taquilla de la Sala
con el 50% de descuento personal a maestros y estudiantes en general; ex
alumnos y trabajadores de la UNAM ;
y jubilados del ISSSTE, IMSS e INAPAM con credencial vigente. Informes: 5622 7113 y www.musica.unam.mx
Subscribe to:
Posts (Atom)